di Mariano Beltrame coordinatore dei Circoli della Margherita del Veneto
Il nostro Paese, non guarito da vergognosi e devastanti privilegi pensionistici, è ancora ben diviso tra coloro che, potendo andare in pensione, non vorrebbero mai andarci, e coloro che - anche amando il proprio lavoro- in pensione ci vorrebbero andare, ma non possono, e - ancor più - non potranno farlo. Credo che una così netta “diversità” di aspirazioni - in uno stato democratico - meriti attenzione e qualche chiaro aggiustamento di regole.
Ma è un altro – sempre in tema di pensioni - il problema che qui vorrei segnalare, perché tocca da vicino numerose famiglie.
Tra i lavoratori e le lavoratrici che - preoccupati della scomparsa della pensione di anzianità - ansiosamente conteggiano anni di lavoro e anni di età, alcuni sono particolarmente spaventati e avviliti: sono quei lavoratori che “godono”, secondo la Legge 104, di permessi-orari per l’assistenza a familiari invalidi. Questi lavoratori, che aspettano la pensione (non regalata, dopo i 35 anni!) come possibilità di sostenere meno affannosamente situazioni problematiche, vedono sfumare questo “privilegio” e, più vecchi, si ritroveranno a gestire i loro familiari in difficoltà: disabili fisici, psichici, non autosufficienti.
Credo che - in previsione di tagli e riforme - tali situazioni necessitino, da parte del Legislatore, di un’attenzione particolare, anche in considerazione del risparmio pubblico legato ai sacrifici delle famiglie.
25 luglio 2003
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