
Lettera aperta al presidente del Consiglio
Può dire gli italiani: Non ho dato soldi a Previti per comprare giudici?
Tutto il resto è mistificazione di un pubblicitario abilissimo
di Dino Scantamburlo coordinatore provinciale della Margherita di Padova
Signor Presidente del Consiglio,
è molto diffuso - creda - lo sconcerto per la massiccia campagna mediatica, incredibile e sconsiderata, da Lei condotta contro la Magistratura, l'informazione pubblica, l'opposizione parlamentare e chiunque dissenta da Lei.
Al di là di tutto quello che ha detto, a molti (forse, a tutti) interessa che Lei possa dire: Io o la mia azienda non abbiamo mai dato soldi all'avv. Previti per corrompere i giudici nell'affare Sme.
Questa è l'accusa che Le viene imputata. Non servono le dichiarazione di generica innocenza. Risponda a questo.
Tutto il resto è un'incredibile mistificazione intesa a depistare la pubblica opinione dal processo e da una eventuale condanna ed è, tra l'altro, piena di bugie, capovolgimenti delle cose, incultura storico-politica, contraddizioni proprie di un pubblicitario abilissimo, ma assolutamente inaffidabile sul piano politico, di un venditore dei suoi prodotti che cerca di sconfiggere le concorrenze (ieri, accusato per l'acquisto della Mondadori, accusa caduta in prescrizione; oggi, non tollerando dissensi politici neppure da giornalisti o semplici cittadini).
Simili comportamenti non sono mai stati adottati e neppure immaginati nella vituperata prima repubblica...
Permetta tre considerazioni.
- L'abbiamo sentita esprimere parole incredibilmente banali e irrispettose su ciò che il
25 aprile significa da quasi 60 anni per il Paese che Lei è chiamato a governare.
- Non risulta che Lei abbia speso parole particolari per ricordare - con tutti gli altri - Aldo Moro, quello, sì, vero uomo di stato che si adoperò per la coesione sociale e per il necessario confronto-dialogo tra maggioranza e opposizione. A meno che, nella Sua distorta visione della storia, Moro non vada catalogato tra i Suoi nemici, perché dialogò e collaborò con i comunisti...
- Che cosa ci riserva per il 2 giugno? Un giovane, ricordando Moro a Padova nei giorni scorsi ha detto: "Non ha diritto di festeggiare il 2 giugno chi non ha festeggiato il 25 aprile, perché non c'è 2 giugno senza 25 aprile; non avremmo Repubblica senza Democrazia!".
Signor Presidente,
ora taccia per un po', perché l'azione politica Sua e della Sua maggioranza sta riportando molto indietro i valori e i concetti di legalità, di separazione dei poteri, del rispetto reciproco tra gli stessi, la libertà del dissenso, la preminenza dell'interesse generale su quello personale o di lobby, la coesione sociale su alcuni valori acquisiti e condivisi, il superamento di barriere ideologiche, politiche, culturali, lo sforzo di guardare avanti con lungimiranza per costruire insieme il progetto possibile di futuro.
Per tali motivi siamo sconcertati e preoccupati, più che per i così modesti risultati dei due anni di azione del Suo governo.
Del resto, sono tra i valori fondanti di una vera democrazia e pertanto, per moltissimi di noi, 25 aprile e 2 giugno significano soprattutto questo!
15 maggio 2003
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