ECONOMIA E LAVORO

Diario / DOMENICA 8 MARZO 2015

L'8 Marzo e il ventennale della Piattaforma di Pechino
Vent'anni non sono bastati
per cambiare il lavoro delle donne

Una ricchezza inutilizzata per l'intera comunità
   Lo slogan è datato, ma resta bello e incisivo: "Lotto Marzo". La Cgil l'ha ripreso e dedica quest'anno l'8 marzo all'impegno e alla mobilitazione a favore dei diritti delle donne nel mondo del lavoro. Diritti che la crisi ha colpito in maggior misura determinando maggiore fragilità nel reddito, più precarietà lavorativa, peggioramento delle possibilità di conciliazione dei tempi di vita-lavoro e aggravio del lavoro di cura. Anche nel Veneto aumenta il numero di donne costrette a rinunciare al lavoro e a sobbarcarsi un maggior lavoro di cura (anziani, minori) per le difficoltà economiche delle famiglie: quello che fanno le badanti, ora lo fanno figlie e nuore che non guadagnano, ma risparmiano nella spesa.
Il tema più rilevante resta quello della parità salariale. A farlo tornare alla ribalta ha contribuito anche la Notte degli Oscar, durante la quale l'attrice Patricia Arquette ha dedicato il premio alle donne, chiedendo che si arrivi finalmente a un uguale trattamento retributivo tra uomini e donne.
Ma prima del salario, c'è il lavoro a continuare a fare la differenza di genere. Quest'anno ricorre il ventennale della Piattaforma di Pechino, cioè la quarta Conferenza mondiale sulle donne, che aveva fissato obiettivi ed azioni per raggiungere la parità e l'effettiva uguaglianza fra donne e uomini. Con quel documento, firmato da 189 paesi, quanto i governi, le forze economiche e sociali e culturali assunsero un impegno formale per valorizzare la differenza di genere come leva di sviluppo e per provare a trovare una convivenza egualitaria tra i generi. In Italia questi vent'anni sono stati positivi. "Su istruzione e cultura - annota ieri in un'intervista la senatrice Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato - abbiamo raggiunto gli obiettivi fissati: le ragazze si laureano prima e meglio dei ragazzi e hanno un tasso di abbandono scolastico di molto inferiore: Il vero ostacolo è quando si affacciano al mondo del lavoro. È lì che c'è la differenza. L'Italia per tasso di disoccupazione femminile è al terz'ultimo posto in Europa, subito prima di Grecia e Malta".
Non è che gli imprenditori ce l'abbiano con le donne. Ce l'hanno... con i figli. Il "rischio maternità" è un'eventualità che si cerca di ridurre. La prova conclamata che per le aziende "gravidanza e lavoro sono incompatibili", è che Facebook e Apple hanno introdotto tra i benefit aziendali la copertura delle spese per permettere alle donne che lavorano con loro di congelare gli ovuli, potendo così decidere di concentrarsi sulla carriera, come i propri omologhi maschi, rimandando al futuro la possibilità di fare figli.
Differenze salariali, maternità e poi conciliazione tra i tempi lavorativi e quelli personali e familiari: questa è la maggiore criticità per le dirette interessate, cioè per le donne che lavorano. Secondo una recente indagine di Eurispes, le donne lamentano soprattutto la mancanza di spazi da dedicare a se stesse a causa dei tempi lavorativi (68,3%) e segnalano la difficoltà di far conciliare lavoro e famiglia (50%).
Ce n'è abbastanza per incentrare questo 8 Marzo 2015 sul tema del lavoro. I programmi padovani della Giornata non ne danno invece conto: c'è molta musica, c'è teatro (di contenuto) e ci sono film prevalentemente sui diritti personali ed individuali. Nell'anno del "Jobs act" ci sarà però modo di recuperare questo contenuto decisivo, non solo per le donne ma per la comunità nel suo insieme. Qualche giorno fa Christine Lagarde, direttrice del Fondo monetario internazionale, ci ha ricordato che il prodotto interno lordo italiano potrebbe crescere del 17 per cento nel medio periodo proprio con una maggiore occupazione femminile.
Oggi all'Angelus Papa Francesco ha evidenziato altri contenuti della stessa ricchezza non messa a frutto: "Oggi, 8 marzo, un saluto a tutte le donne! Tutte le donne che ogni giorno cercano di costruire una società più umana e accogliente. E un grazie fraterno anche a quelle che in mille modi testimoniano il Vangelo e lavorano nella Chiesa. E questa è per noi una occasione per ribadire l'importanza e la necessità della loro presenza nella vita. Un mondo dove le donne sono emarginate è un mondo sterile, perché le donne non solo portano la vita ma ci trasmettono la capacità di vedere oltre - vedono oltre loro -, ci trasmettono la capacità di capire il mondo con occhi diversi, di sentire le cose con cuore più creativo, più paziente, più tenero".

sommario

la-074
13 maggio 2015
scrivi al senatore
Tino Bedin