1. BOSNIA - Il presidente Ciampi fra i soldati italiani.
Il Presidente della Repubblica Ciampi si recherà oggi in visita ufficiale a
Sarajevo. Inizialmente prevista per il 23 dicembre 1999, la visita intende marcare
l'attenzione con cui da parte italiana si continuano a seguire gli sviluppi della
situazione in Bosnia.
A Sarajevo il Presidente Ciampi incontrerà oggi i nostri militari presenti sul terreno
inquadrati nella SFOR, ed avrà un colloquio con la Presidenza collegiale, massima
Autorità dello Stato bosniaco, composta dai rappresentanti delle tre etnie costitutive
(serbo-bosniaci, croato-bosniaci e mussulmani), oltre che con il Consiglio Interreligioso
bosniaco. Il colloquio consentirà, segnatamente, di fare il punto della situazione
sull'attuazione del processo di Dayton - con particolare riguardo allo svolgimento delle
elezioni amministrative, previste l'8 aprile p.v. -, e di verificare l'andamento delle
relazioni bilaterali. Saranno inoltre materia di confronto le posizioni bosniache in
merito alla riforma del Consiglio di Sicurezza ed all'Iniziativa Adriatica.
2. CROAZIA -. Visita ufficiale a Roma del ministro degli esteri. Oggi il ministro degli Esteri Dini riceverà il Ministro degli Esteri croato
Picula, in visita ufficiale in Italia. Lincontro si inserisce nel processo di
approfondimento dei rapporti fra Roma e a Zagabria, favorito dalla svolta democratica
croata, e contrassegnato da unintensificazione delle visite al massimo livello. La
visita del Ministro Picula si colloca in un momento di intensi rapporti di collaborazione
economica e di dialogo politico fra Roma e Zagabria, che si rivelano particolarmente
fruttuosi anche per quanto riguarda il trattamento della nostra minoranza autoctona,
garantita dallAccordo sulla protezione delle minoranze firmato il 5 novembre 1996.
Le recenti elezioni politiche hanno inoltre indicato una chiara volontà di rinnovamento e
di democratizzazione da parte di Zagabria, che può essere riassunta nelle priorità
indicate dal Governo Racan: integrazione nelle strutture europee ed atlantiche; il totale
rispetto degli Accordi di Dayton; la separazione dei destini della Croazia da quelli della
popolazione croata di Bosnia-Erzegovina; la piena accettazione del Tribunale Penale per i
Crimini di guerra nellex Jugoslavia e la consegna dei criminali di guerra; la
riconciliazione con la minoranza serba; il rientro e la ricostruzione in favore di quanti
hanno lasciato il Paese durante e dopo la guerra; il rispetto dei diritti di tutte le
minoranze e armonioso sviluppo della convivenza interetnica; il raggiungimento degli
standard europei in materia di diritti delluomo; la totale liberalizzazione dei
media; la ricucitura dei rapporti di buon vicinato con i Paesi nati dalla dissoluzione
dellex Jugoslavia.
3. RUSSIA - Ufficiale il risultato della vittoria presidenziale
di Putin. Le elezioni presidenziali russe del 26 marzo. sono state oggi dichiarate
ufficialmente valide, a dispetto di una serie di accuse di brogli che andranno comunque
verificate, ma che per la Commissione Elettorale "non sono comunque tali da influire
significativamente" sullesito dello scrutinio. La Commissione ha reso pubblici
il seguenti risultati definitivi, che in ogni caso non si discostano in maniera sensibile
da quelli provvisori del 27 u.s.:
- Vladimir Putin 52,94%
- Ghennadi Ziuganov 29,21%
- Grigori Tavlinski 5,80%
- Aman Tuleev 2,95%
- Vladimir Zhirinovski 2,90%
- Konstantin Titov 1,95%
- Altri 4,25%
- Votanti 68,74%
Da considerazioni "a freddo" sui numeri delle elezioni appare evidente che Putin
è riuscito - giocando la carta della difesa degli ideali nazionali e della promozione di
una politica più attenta alle esigenze sociali - a prevalere sui candidati concorrenti in
oltre il 90% dei seggi. Nelle Repubbliche etniche (Tatarstan, Bashkiria, Daghestan,
Ingushetia e Ossetia del Nord) lelettorato locale ha votato come da
tradizione in base alle indicazioni del leader locale, il cui appoggio Putin era
riuscito ad assicurarsi preventivamente. Significativo è inoltre il risultato delle
Repubbliche caucasiche del Daghestan e dellIngushetia dove, nonostante il
coinvolgimento nel conflitto ceceno, Putin ha ottenuto oltre l80% dei consensi.
Appare opportuno infine sottolineare come Putin sia riuscito a prevalere su Ziuganov anche
nelle regioni che costituiscono la cosiddetta "cintura rossa", tradizionali
roccaforti del Partito Comunista.