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Giorni dell'Europa

Venerdì 11 giugno 1999

1. KOSSOVO – Dichiarata la fine dei bombardamenti.
Il Consiglio di Sicurezza ha adottato con la sola astensione cinese (e 14 voti a favore) il mandato della forza di pace per il Kossovo sulla base del testo messo a punto dal G8. Detto testo solo apparentemente non menzionava la NATO: l’art. 1 del dispositivo rinvia all’Annesso 2 che prevede "che la presenza internazionale di sicurezza con sostanziale partecipazione NATO sia spiegata sotto comando e controllo unificato". A Mosca Talbott negozia i termini della partecipazione russa, ma intanto è l’Alleanza con le forze già sul terreno, fra cui il contingente italiano, che si appresta ad entrare in Kossovo per assicurare la transizione dall’occupazione serba e preparare il ritorno alla normalità.
"Sotto gli auspici delle Nazioni Unite", la NATO instaurerà, di fatto, una prima fase di amministrazione militare del Kossovo, con la una ripartizione di responsabilità per settori territoriali fra USA, Francia, Gran Bretagna, Italia e Germania. Il comando è affidato a Jackson. Prevalente il contributo europeo alla forza di pace (30mila uomini su 50mila).
La fase più acuta della crisi kossovara si conclude così con un successo militare della NATO e politico della collaborazione transatlantica; resta però una missione di pace più difficile di quella in Bosnia.
Nel prima apparizione pubblica dalla settimana scorsa Milosevic ha dichiarato vittoria, sostenendo di aver salvato l’integrità territoriale della RFJ, oggi "garantita" dal G7, dalla Russia e dall’ONU": "non abbiamo ceduto il Kossovo". Smentito indirettamente da Chirac: la Jugoslavia "ha capitolato incondizionatamente….è stata una resa".
In realtà il Presidente jugoslavo avrà difficoltà a spiegare alla propria pubblica perché fosse necessario "vincere" una guerra devastante per ottenere quella "integrità territoriale" che Rambouillet assicurava a condizioni molto meno gravose. A Belgrado, il secondo giorno di celebrazioni della fine della guerra ha avuto anche una coloritura di sostegno al regime, ma l’opposizione interna (per il momento soprattutto quella nazionalistica di Seselj) non risparmia già le critiche.
Il momento di svolta si è avuto a metà giornata di ieri quando è apparso chiaro che le truppe serbe avevano iniziato il ritiro dal Kosovo nel rispetto dell'accordo tecnico militare concluso tra NATO e RFJ. E' seguito l'annuncio da parte di Solana della sospensione dei bombardamenti e la comunicazione dello stesso al Segretario Generale dell'Onu. Solana ha affermato che Milosevic ha soddisfatto le cinque condizioni che la comunità internazionale aveva stabilito. Il Segretario Generale della NATO ha auspicato che i serbi del Kosovo non abbandonino la regione e si è impegnato a difendere i loro diritti alla pari di quelli della etnia albanese. La risoluzione, approvata con 14 voti favorevoli e l'astensione cinese, si basa sul capito VII della Carta e sancisce il dispiegamento in Kosovo, sotto l'egida delle Nazioni Unite, di una forza civile e di sicurezza per la durata minima di 12 mesi. Il testo approvato prevede che l'ONU avvii la ricostruzione della provincia dopo le devastazioni della guerra e gli ingenti danni provocati dagli attacchi con la creazione di un'amministrazione civile che ponga le basi di un futuro governo autonomo.
Dopo il superamento della crisi militare l'attenzione si sposta sulla creazione delle condizioni necessarie affinché sia possibile un effettivo e sicuro rientro dei profughi nella regione. L'alto commissario per i profughi, Ogata, prevede che entro settembre ne rientrino 400.000, mentre Athisaari afferma che il vero obiettivo politico dei negoziati di questi ultimi giorni è stato quello di farli rientrare tutti a casa entro la fine dell'anno, sebbene ciò rappresenti un'operazione molto gravosa. Solo quando saranno rientrati in sicurezza nelle loro case si potrà dire conclusa questa crisi, ha sottolineato il leader finlandese. Lo stesso concetto è stato espresso a chiare lettere anche dal Presidente Clinton. Allargando la prospettiva del proprio discorso, Clinton ha affermato di voler vedere tutte le Nazioni del sud est europeo diventare sempre più integrate con la struttura economica e di sicurezza dell'Europa, e di vederle crescere e prosperare come Polonia, Repubblica Ceca ed Ungheria. Clinton si è poi chiesto come ciò sia possibile in Serbia, a meno che non abbia un governo genuinamente democratico e rispettoso dei diritti umani.
In questo scenario diviene ancora più rilevante il "Patto per la stabilità dei Balcani" firmato ieri a Colonia dalle 30 nazioni riunite nella Conferenza internazionale per i Balcani, in base al quale la comunità internazionale contribuirà attraverso sostegni economici e consulenze politiche al rafforzamento della democrazia, dell'economia di mercato nonché alla creazione di una maggiore sicurezza nell'intera regione. Sul piano operativo è stato deciso, su proposta italiana, che la prima conferenza sugli aiuti economici avrà luogo a settembre a Bari.

2. ITALIA-ALBANIA – La prima visita all’estero di Ciampi.
Oggi a Tirana la prima visita all'estero del Presidente Ciampi, che si inserisce in un quadro fortemente condizionato dagli effetti della crisi del Kossovo, con riferimento sia all’ingente flusso di profughi (quasi 444.000 al 7 giugno u.s., secondo cifre UNHCR), sia all’accresciuta tensione fra Tirana e Belgrado (che il 19 aprile u.s. ha deciso la rottura delle relazioni diplomatiche ed attualmente sta cannoneggiando i territori albanesi di confine, da dove operano le formazioni dell’UCK), sia infine al coinvolgimento dell’Alleanza Atlantica per garantire le condizioni di sicurezza necessarie allo sforzo umanitario in corso. La missione costituirà un’occasione per fare il punto della situazione con le massime Autorità albanesi (il Presidente Mejdani, il Primo Ministro Maiko, il Presidente del Parlamento Gjnushi).
I colloqui verteranno sulla crisi del Kossovo e le ripercussioni in Albania, con particolare riferimento alle operazioni di assistenza alla massa dei rifugiati in territorio albanese. A più riprese, Tirana ha espresso all’Italia la propria gratitudine per l’aiuto bilaterale fornito con l’"Operazione Arcobaleno".
Tirana apprezza come un forte segnale di attenzione il fatto che la prima visita all’estero del Signor Presidente della Repubblica si svolga proprio in Albania. La missione offre pertanto un’occasione ideale di conferma e di rilancio del rapporto preferenziale fra i due Paesi.
Il Presidente Ciampi incontrerà quindi il personale italiano che a vario titolo lavora per l'operazione Arcobaleno, nonché una rappresentanza di imprenditori italiani attivi in Albania.

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11 giugno 1999
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