1. KOSSOVO Dichiarata la fine dei bombardamenti.
Il Consiglio di Sicurezza ha adottato con la sola astensione cinese (e 14 voti
a favore) il mandato della forza di pace per il Kossovo sulla base del testo messo a punto
dal G8. Detto testo solo apparentemente non menzionava la NATO: lart. 1 del
dispositivo rinvia allAnnesso 2 che prevede "che la presenza internazionale di
sicurezza con sostanziale partecipazione NATO sia spiegata sotto comando e controllo
unificato". A Mosca Talbott negozia i termini della partecipazione russa, ma intanto
è lAlleanza con le forze già sul terreno, fra cui il contingente italiano, che si
appresta ad entrare in Kossovo per assicurare la transizione dalloccupazione serba e
preparare il ritorno alla normalità.
"Sotto gli auspici delle Nazioni Unite", la NATO instaurerà, di fatto, una
prima fase di amministrazione militare del Kossovo, con la una ripartizione di
responsabilità per settori territoriali fra USA, Francia, Gran Bretagna, Italia e
Germania. Il comando è affidato a Jackson. Prevalente il contributo europeo alla forza di
pace (30mila uomini su 50mila).
La fase più acuta della crisi kossovara si conclude così con un successo militare della
NATO e politico della collaborazione transatlantica; resta però una missione di pace più
difficile di quella in Bosnia.
Nel prima apparizione pubblica dalla settimana scorsa Milosevic ha dichiarato vittoria,
sostenendo di aver salvato lintegrità territoriale della RFJ, oggi
"garantita" dal G7, dalla Russia e dallONU": "non abbiamo ceduto
il Kossovo". Smentito indirettamente da Chirac: la Jugoslavia "ha capitolato
incondizionatamente .è stata una resa".
In realtà il Presidente jugoslavo avrà difficoltà a spiegare alla propria pubblica
perché fosse necessario "vincere" una guerra devastante per ottenere quella
"integrità territoriale" che Rambouillet assicurava a condizioni molto meno
gravose. A Belgrado, il secondo giorno di celebrazioni della fine della guerra ha avuto
anche una coloritura di sostegno al regime, ma lopposizione interna (per il momento
soprattutto quella nazionalistica di Seselj) non risparmia già le critiche.
Il momento di svolta si è avuto a metà giornata di ieri quando è apparso chiaro che le
truppe serbe avevano iniziato il ritiro dal Kosovo nel rispetto dell'accordo tecnico
militare concluso tra NATO e RFJ. E' seguito l'annuncio da parte di Solana della
sospensione dei bombardamenti e la comunicazione dello stesso al Segretario Generale
dell'Onu. Solana ha affermato che Milosevic ha soddisfatto le cinque condizioni che la
comunità internazionale aveva stabilito. Il Segretario Generale della NATO ha auspicato
che i serbi del Kosovo non abbandonino la regione e si è impegnato a difendere i loro
diritti alla pari di quelli della etnia albanese. La risoluzione, approvata con 14 voti
favorevoli e l'astensione cinese, si basa sul capito VII della Carta e sancisce il
dispiegamento in Kosovo, sotto l'egida delle Nazioni Unite, di una forza civile e di
sicurezza per la durata minima di 12 mesi. Il testo approvato prevede che l'ONU avvii la
ricostruzione della provincia dopo le devastazioni della guerra e gli ingenti danni
provocati dagli attacchi con la creazione di un'amministrazione civile che ponga le basi
di un futuro governo autonomo.
Dopo il superamento della crisi militare l'attenzione si sposta sulla creazione delle
condizioni necessarie affinché sia possibile un effettivo e sicuro rientro dei profughi
nella regione. L'alto commissario per i profughi, Ogata, prevede che entro settembre ne
rientrino 400.000, mentre Athisaari afferma che il vero obiettivo politico dei negoziati
di questi ultimi giorni è stato quello di farli rientrare tutti a casa entro la fine
dell'anno, sebbene ciò rappresenti un'operazione molto gravosa. Solo quando saranno
rientrati in sicurezza nelle loro case si potrà dire conclusa questa crisi, ha
sottolineato il leader finlandese. Lo stesso concetto è stato espresso a chiare lettere
anche dal Presidente Clinton. Allargando la prospettiva del proprio discorso, Clinton ha
affermato di voler vedere tutte le Nazioni del sud est europeo diventare sempre più
integrate con la struttura economica e di sicurezza dell'Europa, e di vederle crescere e
prosperare come Polonia, Repubblica Ceca ed Ungheria. Clinton si è poi chiesto come ciò
sia possibile in Serbia, a meno che non abbia un governo genuinamente democratico e
rispettoso dei diritti umani.
In questo scenario diviene ancora più rilevante il "Patto per la stabilità dei
Balcani" firmato ieri a Colonia dalle 30 nazioni riunite nella Conferenza
internazionale per i Balcani, in base al quale la comunità internazionale contribuirà
attraverso sostegni economici e consulenze politiche al rafforzamento della democrazia,
dell'economia di mercato nonché alla creazione di una maggiore sicurezza nell'intera
regione. Sul piano operativo è stato deciso, su proposta italiana, che la prima
conferenza sugli aiuti economici avrà luogo a settembre a Bari.
2. ITALIA-ALBANIA La prima visita allestero di
Ciampi. Oggi a Tirana la prima visita all'estero del Presidente Ciampi, che si
inserisce in un quadro fortemente condizionato dagli effetti della crisi del Kossovo, con
riferimento sia allingente flusso di profughi (quasi 444.000 al 7 giugno u.s.,
secondo cifre UNHCR), sia allaccresciuta tensione fra Tirana e Belgrado (che il 19
aprile u.s. ha deciso la rottura delle relazioni diplomatiche ed attualmente sta
cannoneggiando i territori albanesi di confine, da dove operano le formazioni
dellUCK), sia infine al coinvolgimento dellAlleanza Atlantica per garantire le
condizioni di sicurezza necessarie allo sforzo umanitario in corso. La missione
costituirà unoccasione per fare il punto della situazione con le massime Autorità
albanesi (il Presidente Mejdani, il Primo Ministro Maiko, il Presidente del Parlamento
Gjnushi).
I colloqui verteranno sulla crisi del Kossovo e le ripercussioni in Albania, con
particolare riferimento alle operazioni di assistenza alla massa dei rifugiati in
territorio albanese. A più riprese, Tirana ha espresso allItalia la propria
gratitudine per laiuto bilaterale fornito con l"Operazione
Arcobaleno".
Tirana apprezza come un forte segnale di attenzione il fatto che la prima visita
allestero del Signor Presidente della Repubblica si svolga proprio in Albania. La
missione offre pertanto unoccasione ideale di conferma e di rilancio del rapporto
preferenziale fra i due Paesi.
Il Presidente Ciampi incontrerà quindi il personale italiano che a vario titolo lavora
per l'operazione Arcobaleno, nonché una rappresentanza di imprenditori italiani attivi in
Albania.