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A Tallinn settima conferenza internazionale dall'1 al 3 novembre
Intervento del senatore Tino BEDIN
Desidero sottolineare lo spazio che in questa settima Conferenza il Parlamento
dell'Estonia, con la collaborazione di quello svedese, ha dato al tema dell'adeguamento
delle normative nazionale alle normative europee. E' importante che se ne discuta da
diversi punti di vista e che si mettano insieme le esperienze per arrivare, senza fretta
ma anche senza ritardi, a procedimenti che - nel rispetto delle singole Costituzioni e
degli originali Regolamenti parlamentari - siano comunque riconducibili ad un percorso
comune.
Su questo ci siamo del resto confrontati recentemente a Versailles, nel corso della
riunione della COSAC. Mi pare importante che se ne discuta qui: sia perché la Svezia si
appresta ad assumere la Presidenza dell'Unione europea, sia perché l'Estonia è uno dei
Paesi candidati con un ampio numero di capitoli già chiusi nel negoziato di adesione.
Come parlamentari siamo infatti chiamati ad assicurare che la diversa dislocazione della
sovranità popolare che l'Unione europea ha determinato e determinerà non si trasformi in
una riduzione dello spazio di democrazia nella nostra Unione. Sarebbe infatti grave se la
somma di democrazie sviluppate e moderne, quali sono quelle assicurate dalle nostre
Costituzioni, risultasse non con il segno "più", ma con il segno
"meno". Oggi dobbiamo già registrare un deficit di democrazia nelle istituzioni
dell'Unione. Siamo convinti che si tratti di inevitabili processi di adattamento, ma che
non sia e non debbia essere la regola per l'Unione europea.
Il Parlamento italiano in questi ultimi anni sta dedicando una particolare attenzione a
questo tema.
Certo, per noi il primo problema da risolvere era quello della tempestività del
recepimento della normativa comunitaria nell'ordinamento interno. L'Italia ha al riguardo
lo strumento legislativo della "Legge Comunitaria" annuale. Questo strumento è
stato negli ultimi anni utilizzato con accortezza e tempestività, tanto che l'Italia è
oggi fra gli Stati più tempestivi nel recepimento. La legge comunitaria è stata anche
ritoccata per rendere più efficace il controllo parlamentare.
Ora è imminente un progetto complessivo di riforma, che dovrà tenere conto del
Protocollo del Trattato di Amsterdam sui Parlamenti nazionali in particolare per quanto
riguarda la fase ascendente del processo normativo comunitario. Già in questi ultimi mesi
del resto la Giunta per gli Affari europei del Senato italiano ha allargato
progressivamente la sua attività agli atti comunitari in fase di definizione per fornire
al Governo italiano indicazioni ed indirizzi nella trattativa.
Quella dell'affiancamento all'azione del proprio governo è comunque solo una delle
ragioni della partecipazione dei parlamenti nazionali alla fase preparatoria del processo
normativo dell'Unione. Non è neppure la finalità principale, a mio avviso. La finalità
vera è quella di assicurare trasparenza al processo e partecipazione democratica alle
decisioni. E' cioè una risposta alla necessità di garantire la sovranità popolare anche
a livello europeo, come sottolineavo all'inizio.
Il Trattato di Amsterdam ha compiuto un passo notevole con il citato Protocollo sui
parlamenti nazionali. Ora si tratta di precisare più puntualmente i ruoli, sia
all'interno dei singoli Stati e che a livello comunitario. La cooperazione dei parlamenti
nazionali con le istituzioni europee (in modo specialissimo e continuo con il Parlamento
europeo) favorisce l'informazione dei nostri concittadini sugli impegni dell'Unione. Essa
è necessaria per trasmettere più compiutamente alle istituzioni dell'Unione le
preoccupazioni dei cittadini. Insomma come ha giustamente affermato il Parlamento europeo
nella sua risoluzione del 15 maggio 1995, questa collaborazione concorre al controllo
democratico sulla costruzione dell'Europa.
Il tema non fa parte dell'agenda delle riforme istituzionali dell'Unione che ci auguriamo
vengano realizzate al Consiglio europeo di Nizza. Certamente i temi all'ordine del giorno
sono più urgenti: urgenti per la vita dell'Unione europea che c'è, importanti per la
vita dell'Unione europea che sarà. Ma proprio la revisione di alcune procedure
decisionali in seno all'Unione renderà ancora più urgente affrontare il tema della
partecipazione democratica dei cittadini. L'estensione del voto a maggioranza oppure la
ridefinizione della composizione della Commissione europea richiederanno strumenti di
controllo democratico ai quali non possono non partecipare i parlamenti nazionali.
Del resto la cooperazione tra i parlamenti nazionali e il Parlamento europeo ed, aggiungo,
tra i singoli parlamenti nazionali dell'Unione è al cuore del modello di sovranità
condivise che abbiamo pensato cinquant'anni fa per costruire l'Europa. Una costruzione che
- in particolare in questa momento di impegnativo allargamento - non può andare avanti
senza la partecipazione e la convinta adesione degli Europei.
L'allargamento dell'Unione Europea, al quale l'Estonia sta dando un contributo importante,
non deve infatti significare una "diluizione politica" dell'Europa. E' questo il
secondo punto sul quale mi permetto di riferire la convinzione largamente condivisa del
Parlamento italiano.
Ho detto poco sopra che ci auguriamo una positiva conclusione della Conferenza
intergovernativa al Consiglio europeo di Nizza, perché il Senato italiano ha condiviso
fin dalla conclusione del Trattato di Amsterdam la necessità avanzata da Belgio e Francia
oltre che dal governo italiano di una riforma istituzionale che renda
"accogliente" la Casa europea per coloro che hanno espresso il desiderio di
venire ad abitare con noi.
Per il Senato italiano non si tratta solo di adeguamenti organizzativi. Ci muove la scelta
politica di fare della Europa uno spazio politico di cittadinanza, libertà, democrazia e
non solo uno spazio economico. L'Italia non intende rinunciare, nella scia del ruolo
storicamente svolto fin dai primi passi della costruzione europea, ad un ruolo primario
nel collaborare ad un processo che porti a "un governo capace di prendere a nome
degli Europei le decisioni supreme", come fin dal 1952 affermava Alcide De Gasperi,
Presidente del Consiglio dei Ministri italiano.
Quella che cinquant'anni fa era una prospettiva di cammino, oggi è una necessità visto
lo sviluppo che la costruzione europea ha avuto, fino alla moneta unica e all'embrione di
difesa comune. Non c'è dubbio che incomba il rischio di una paralisi delle istituzioni e
di una diluizione del processo di integrazione, se in dicembre a Nizza non si giungerà a
decisioni vere sui temi in discussione. In mancanza di tali decisioni incognite gravi
potrebbero sorgere anche per il mantenimento degli impegni presi verso i dodici paesi
candidati.
Tuttavia abbiamo fiducia che l'Europa saprà scegliere. Del resto ha già cominciato a
farlo al Consiglio europeo straordinario di Biarritz decidendo di accogliere il progetto
di Carta dei diritti fondamentali dell'Unione, elaborato dalla Convenzione, e di
proclamare la Carta al Consiglio di Nizza.
Anche questo tema è oggetto del vostro appuntamento ed anche su quella decisione sono
state espresse da diverse parti dell'Unione delusioni, in particolare per quanto riguarda
l'inserimento della Carta nei Trattati. Brevemente dirò che il Senato italiano ha sempre
sostenuto l'inserimento nei Trattati e che tuttavia non riteniamo la decisione presa a
Biarritz una sconfitta dell'Europa. La riteniamo piuttosto un gradino che consentirà di
salirne altri. Poiché siamo convinti che la Carta sia l'inizio di un processo che
porterà alla Costituzione europea, ci pare del resto corretto che a questo processo
partecipino a pieno titolo tutti i nuovi Stati membri dell'Unione. Preconfezionare tale
Costituzione europea senza il contributo dei Paesi candidati sarebbe stato ridurne il
senso e limitarne l'orizzonte.
1 novembre 2000
"ESTONIA AND
THE EUROPEAN UNION":
ESTONIA ON ITS WAY TO A CHANGING EUROPE
1
novembre 2000 webmaster@euganeo.it |
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il
collegio senatoriale di Tino Bedin |