EUROPEI

ANTOLOGIA

Il Sole 24 Ore
2 gennaio 2017
Adriana Cerretelli

L'Unione europea ha sessant'anni e li dimostra
L'anniversario dei Trattati di Roma non sarà una festa
Nessuno aspetterà l'Europa che non sa più dove vuole andare, con chi, come e per fare che cosa insieme

L'Unione europea ha quasi 60 anni e li dimostra: stanchezza di vivere, cortocircuito tra integrazione e democrazie, nebbia sul futuro. Avrebbe un bisogno urgente di ritrovarsi e riprendersi in mano, invece rischia di perdersi, smarrire il senso di sé, lo spirito di famiglia, le ragioni della propria esistenza. Che resta più che mai necessaria. Irrinunciabile.
Il 25 marzo prossimo, anniversario della firma dei Trattati di Roma, dunque non sarà una festa vera, ma una fredda formalità.
Ventotto leader raccolti a Roma, ma la testa altrove, ripiegati sui rispettivi problemi interni, risucchiati da ansie elettorali sparse, ma soverchianti, al punto da paralizzare ogni iniziativa di rilancio e ripensamento comune del progetto europeo. Al punto da condannare l'Unione all'abulia, a un lungo anno perso proprio mentre nel mondo tutto cambia e la necessità di agire e reagire sarebbe più impellente che mai. Perché nessuno aspetterà l'Europa che non sa più dove vuole andare, con chi, come e per fare che cosa insieme. Tutti invece ne approfitteranno per occuparne gli spazi vacanti. Per eroderne quel che resta del vecchio protagonismo globale.
(...) Di fronte ai mutati e mutevoli equilibri del mondo, l'Europa dovrebbe usare il 2017 in arrivo per accelerare sulla creazione di una vera e autorevole politica estera, di una credibile difesa comune autonoma e sinergica con quella Nato, di una politica comune di sicurezza che integri i suoi diversi sistemi di intelligence, anti-terrorismo, banche-dati e casellari giudiziari con un'efficace protezione delle frontiere esterne dalle troppe instabilità ai suoi confini, bomba migratoria in prima linea.
Invece su tutti questi dossier di importanza vitale, quando si fa, si fa poco e senza fretta, come se le emergenze da affrontare fossero quelle degli altri. Troppe conflittualità di interessi, troppi divari culturali prima che politici ed economici. La strategia del galleggiamento però non paga, trascina e complica i problemi invece di risolverli. Soprattutto fa dimenticare i grandi benefici che l'Europa ancora distribuisce, mettendone in luce solo ombre e difetti. Così l'anti-europeismo sale e si confonde con le pulsioni no global, la crisi della democrazia rappresentativa e dei partiti tradizionali, tutti incapaci di adeguare il passo al mondo che cambia, fanno la fortuna di populisti, demagoghi e forze anti-sistema. E così le elezioni, che ci saranno in Olanda, Francia, Germania e forse Italia, diventano eventi temuti invece di normali liturgie per possibili ricambi al potere.
(...) Sembra un perfido scherzo della storia quello che vedrà l'Europa celebrare i primi 60 anni nel punto più basso della sua esistenza, proprio quando il tradimento dei vecchi ideali incoraggia il ritorno dei nazionalismi, dei muri, delle frontiere. (...)

Titolo originale dell'articolo: I Ventotto e quel lusso pericoloso dell'inazione
Estratto dell'articolo e titolazione a cura della redazione di Euganeo.it

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