Decine di migliaia di agricoltori rischiano la bancarotta
Sanzioni alla Russia: l'Unione Europea si dà la zappa sui piedi I BRICS sviluppano una strategia per contrastare le sanzioni occidentali
L'embargo russo contro le importazioni dall'Unione Europea era la logica rappresaglia da attendersi dopo le assurde sanzioni contro la Russia che, come abbiamo ribadito più volte, non hanno nulla a che vedere con la crisi in Ucraina in quanto tale.
Nonostante la capitolazione dei leader UE, cresce l'opposizione alla linea dello scontro. Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha sottolineato il 15 agosto che la politica delle sanzioni danneggia l'occidente molto più che la Russia. "In politica, si chiama darsi la zappa sui piedi".
Un punto di vista simile è stato espresso lo stesso giorno dal primo ministro slovacco Robert Fico, che si è chiesto: "Perché dovremmo mettere a repentaglio l'economia dell'UE.? Se c'è una situazione di crisi, andrebbe risolta con mezzi diversi dalle inutili sanzioni. Chi trae profitto dalla decrescita dell'economia UE, dal fatto che la Russia abbia dei problemi economici e dal fatto che l'Ucraina sia economicamente in ginocchio?
Decine di migliaia di agricoltori che rischiano la bancarotta hanno avuto la stessa reazione. Non danno la colpa della crisi a Vladimir Putin, ma ai loro leader politici che usano un linguaggio troppo forte.
Nel 2013, gli agricoltori nell'UE hanno esportato alla Russia 30 miliardi di Euro di prodotti alimentari, in particolare dall'Europa orientale. La Polonia, il principale esportatore di mele al mondo, era il fornitore numero uno della Russia, dove nel 2013 ha venduto il 56% del proprio raccolto di mele. Ora subisce perdite che arrivano a 500 milioni di Euro.
Quanto alla Grecia, già in condizioni catastrofiche, migliaia di agricoltori rischiano la bancarotta per il fatto che il 60% del loro export di cibo va alla Russia, per un totale di oltre 500 milioni. Tremila camion di pesche e peschenoce, che portavano 3,5 milioni di chili, sono stati fermati al confine russo e rimandati indietro, ed altri 3,5 milioni di chili stanno marcendo sugli alberi o nei magazzini refrigerati. Il 60% degli agricoltori nel Nord della Grecia sono pesantemente colpiti dall'embargo. Lo stesso vale per i produttori di agrumi e l'indotto a Cipro, che rischiano la bancarotta.
Gli agricoltori in Italia, Spagna, Olanda, Danimarca e Francia perderanno miliardi e perfino la Germania, che esporta un totale di 1,4 miliardi in Russia.
La risposta della Commissione Europea è stata di promettere risarcimenti dal fondo agricolo di emergenza dell'UE. Ma quel fondo ha solo 400 milioni di Euro!
Intanto i Paesi BRICS sviluppano una strategia per contrastare le sanzioni occidentali.
Allo storico vertice di Fortaleza, in Brasile, quattro settimane fa, il gruppo dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) ha forgiato una nuova alleanza basata su principii non monetaristi, applicandola subito nell'opporsi alle "sanzioni" - alias la guerra economica - contro la Russia.
Infatti, i quattro partner del gruppo hanno assicurato alla Russia sostegno attivo nel conflitto in corso con l'occidente, fornendo i beni ad alta tecnologia ed i prodotti agricoli che sono sull'elenco dell'embargo occidentale. La Cina raddoppierà le proprie esportazioni di pollame alla Russia arrivando a 45.000 tonnellate all'anno, ed è intenzionata ad espandere massicciamente la cooperazione nel settore aerospaziale, compresi gli aspetti militari-industriali. Il Brasile fornirà gli aerei Embraer che sostituiranno sul mercato russo i Boeing, mentre le banane e l'altra frutta prodotta in Brasile compenseranno in larga parte la carenza di importazioni dall'Europa.
Altri stati orientati ai BRICS, quali Egitto e Argentina, hanno promesso di fornire patate e carne, mentre Turchia e Israele si sono offerti di esportare frutta e verdura in sostituzione delle esportazioni ucraine all'economia russa. Inoltre, Mosca ha avviato colloquio con i tre stati dell'Asia centrale, Kazakistan, Uzbekistan e Tajikistan. La Bielorussia si è offerta di sostituire la Polonia e le tre repubbliche baltiche in termini di esportazioni agricole alla Russia. Anche l'Iran si è offerto di esportare in Russia, e sono in corso negoziati con il Cile e con altri paesi latino americani, nonché con numerosi paesi in Asia.
La sanzioni europee avranno quindi un effetto boomerang. Oltre alle importazioni a breve e medio termine da paesi non appartenenti all'area transatlantica, funzionari ed esperti russi hanno espresso il proprio impegno ad aumentare la produzione agricola e di alta tecnologia. Dichiarazioni in questo senso sono state rese la scorsa settimana dal vice primo ministro russo Dmitri Rogozin, dal Ministro dell'Agricoltura e dagli analisti politici Semyon Bagdassnov e Pavel Svatenkov.
Teheran è anche intenzionata a migliorare i propri rapporti con i BRICS. Un articolo del Tehran Times del 10 agosto, dal titolo "L'Iran potrà diventare la seconda I di BRICS?" cita Tohid Atashbar, ricercatore del Dipartimento di Pianificazione e Bilancio al Centro di Ricerche del Parlamento, che rivela che l'Iran è pronto ad aderire agli altri cinque paesi. Atashbar elenca i benefici di questa adesione, come ad esempio neutralizzare gli effetti delle sanzioni imposte da anni dall'occidente all'Iran.
Parallelamente all'articolo del Tehran Times, la stazione radio Voice of America ha citato il Prof. Liu Haifang, docente della Facoltà di Studi Africani dell'Università di Pechino, secondo cui i paesi in via di sviluppo "hanno finalmente trovato fonti alternative per ottenere finanziamenti per le infrastrutture e non sottostare alle condizioni imposte dall'occidente.... i paesi africani che cercano di ottenere fondi non devono seguire le regole del mondo sviluppato."
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