EUROPEI


MANIFESTO PER LA COSTITUZIONE DI UNA LISTA UNICA
DELLE FORZE POLITICHE
E CIVICHE EUROPEISTE ALLE ELEZIONI EUROPEE

Siamo Europei
L'Italia e l'Europa sono più forti di chi le vuole deboli!

Ho ricevuto dal presidente nazionale del Partito Democratico Matteo Orfini questa lettera indirizzata agli iscritti: "La settimana scorsa ho sottoscritto a nome del Pd il manifesto "Siamo europei" promosso da Carlo Calenda. Ho condiviso questa scelta con Nicola Zingaretti, Maurizio Martina e Roberto Giachetti: il Pd dunque ne ha assunto i contenuti. Abbiamo iniziato da qui per lanciare la sfida ai populisti. Chiedo a tutte e tutti voi di aderire al Manifesto Siamo Europei".
Ho sottoscritto il Manifesto, non solo per condivisione della comunità del Pd, ma nella convinzione che solo l'Unione Europea consentirà ai suoi cittadini di sfuggire ai rischi di involuzione istituzionale e di contrapposizioni internazioli che pericolosamente fanno presagire scenari di scontri e di guerre.

Tino Bedin
19 febbraio 2019

Il testo del Manifesto "Siamo Europei"

Siamo europei. Il destino dell'Europa è il destino dell'Italia. Il nostro è un grande paese fondatore dell'Unione Europea, protagonista dell'evoluzione di questo progetto nell'arco di più di 60 anni. E protagonisti dobbiamo rimanere fino al conseguimento degli Stati Uniti d'Europa, per quanto distante questo traguardo possa oggi apparire.
Il nostro ruolo nel mondo, la nostra sicurezza - economica e politica - dipendono dall'esito di questo processo.

L'Unione Europea è il risultato della consapevolezza storica e della volontà dei popoli europei.
Un continente attraversato dalle guerre è oggi uno spazio pacifico e comune di scambi culturali, politici, economici, governato da regole ispirate a valori di libertà, tolleranza e rispetto dei diritti.
L'Unione Europea è la seconda economia e il secondo esportatore del mondo. Un mercato unico di cinquecento milioni di persone, regolato dai più alti standard di sicurezza e qualità, che assorbe ogni anno duecentocinquanta miliardi di esportazioni italiane. Il nostro attivo manifatturiero è oggi doppio rispetto a quello che avevamo prima dell'euro e la nostra manifattura, seconda solo a quella tedesca, è legata da una inscindibile e strategica rete di investimenti, collaborazioni industriali, tecnologiche e commerciali con le altre economie europee.
In Europa si concentra la metà della spesa sociale globale a fronte del 6,5% della popolazione mondiale.

L'Unione è dunque un grande conseguimento della storia, ma come ogni costruzione umana è reversibile se non si è pronti a combattere per difenderla e farla progredire. I cittadini europei sono oggi chiamati a questo compito.

L'Europa è infatti investita in pieno da una crisi profonda dell'intero Occidente. La velocità del cambiamento innescato dalla globalizzazione e dall'innovazione tecnologica, e parallelamente gli scarsi investimenti in capitale umano e sociale - che avrebbero dovuto ricomporre le lacerazioni tra progresso e società, tra tecnica e uomo - hanno determinato l'aumento delle diseguaglianze e l'impoverimento relativo della classe media. Ciò ha scosso profondamente la fiducia dei cittadini nel futuro.
L'incapacità di gestire i flussi migratori provenienti dalle aree di prossimità colpite da guerre e sottosviluppo ha messo in crisi l'idea di società aperta.
La convergenza tra queste turbolente correnti della storia ha minato la fiducia di una parte dei cittadini nelle istituzioni e nei valori delle democrazie liberali.

Per la prima volta dal dopoguerra esiste il rischio concreto di un'involuzione democratica nel cuore dell'Occidente. La battaglia per la democrazia è iniziata, si giocherà in Europa, e gli esiti non sono affatto scontati.

L'obiettivo non è conservare l'Europa che c'è, ma rifondarla per riaffermare i valori dell'umanesimo democratico in un mondo profondamente diverso rispetto a quello che abbiamo vissuto negli ultimi trent'anni.

Un mondo che affronta tre sfide cruciali: il radicale cambiamento del lavoro, e dunque dei rapporti economici e sociali, a causa di un'ulteriore accelerazione dell'innovazione tecnologica; il rischio ambientale e la necessaria costruzione di un modello di sviluppo legato alla sostenibilità; uno scenario internazionale più pericoloso e conflittuale.

Le forze da mobilitare per la costruzione della nuova Europa sono quelle del progresso, delle competenze, della cultura, della scienza, del volontariato, del lavoro e della produzione.


19 febbraio 2019
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Tino Bedin