
Privo "delle capacità fondamentali di lettura e di scrittura"
È semianalfabeta un quindicenne italiano su cinque
Oltre la media europea anche i giovani italiani che abbandonano gli studi con al massimo un diploma di terza media
Nei test Ocse-Pisa 2010 pubblicati a dicembre l'Italia fa registrare il 21% di quindicenni "con scarsi risultati in lettura". E i commissari li giudicano a rischio per il loro futuro, sociale e sul lavoro.
Un quindicenne su cinque, in Italia, è semianalfabeta. Cioè privo "delle capacità fondamentali di lettura e di scrittura". Questa volta, a certificarlo è la Commissione europea che "per contribuire a risolvere il problema, ha istituito un gruppo di esperti indipendenti con l'incarico di individuare metodi per migliorare i livelli di alfabetizzazione", si legge in una nota della stessa commissione. Le lacune emerse in Lettura rendono per i giovani italiani ed europei "più ardua la ricerca di un lavoro e li pone a rischio di esclusione sociale".
L'Europa cresce con l'alfabetizzazione. Il gruppo di esperti si è incontrato per la prima volta l'altro ieri a Bruxelles ed è stato presieduto dalla principessa Laurentien dei Paesi Bassi, inviata speciale in tema di "Alfabetizzazione per lo sviluppo" per l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura (Unesco). I ministri dell'Ue si sono prefissi l'obiettivo di ridurre a meno del 15 per cento entro il 2020 la percentuale di alunni che riscontrano difficoltà nella lettura, nella matematica e nelle scienze.
"L'avvio di questo gruppo - spiega Androulla Vassiliou, commissario europeo per l'Istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù - segna l'inizio di una campagna europea volta a individuare le cause principali dei bassi livelli di alfabetizzazione. Troppi europei si trovano esclusi dal mercato del lavoro e incapaci di contribuire pienamente alla società poiché non possiedono le capacità fondamentali di lettura e di scrittura. Se vogliamo raggiungere i nostri obiettivi per l'Europa 2020 per una crescita intelligente e inclusiva, dobbiamo agire ora per risolvere il problema".
"Questa iniziativa - aggiunge la principessa Laurentien - contribuirà a sfatare il tabù che persiste a tutt'oggi. L'analfabetismo - spiega - ostacola la crescita economica e l'integrazione. Affrontando il problema dell'analfabetismo, possiamo anche contribuire a soluzioni in una vasta gamma di altri settori, quali povertà, occupabilità e condizioni sane di vita. Insieme agli esperti, speriamo di fornire un quadro chiaro delle questioni da affrontare e in che modo l'alfabetizzazione può aiutarci a creare economie forti e competitive e società sane all'interno dell'Ue".
Un test molto deprimente. E in Italia, come stanno le cose? Il Belpaese, per bassi rendimenti in Lettura, è in coda tra i paesi più sviluppati. Nei test Ocse-Pisa 2010 pubblicati a dicembre l'Italia fa registrare il 21 per cento di quindicenni "con scarsi risultati in lettura". Cioè ragazzi "in grado di svolgere soltanto gli esercizi di lettura meno complessi come individuare una singola informazione, identificare il tema principale di un testo, o fare un semplice collegamento con la conoscenza di tutti i giorni". Appena il compito diventa più complesso, cominciano le difficoltà.
Paesi come Danimarca (15,2 per cento), Olanda e Svezia sono molto vicini all'obiettivo del 15 per cento. In altri contesti (come la Finlandia) la percentuale di adolescenti con scarse capacità di Lettura è addirittura al di sotto del 10 per cento. Mentre in Francia (19,8 per cento), Germania (18,5), Regno Unito (18,4), Spagna (19,6 per cento) e perfino Portogallo (17,6 per cento) le cose vanno meglio che in Italia, che supera la media europea di un punto e mezzo. Segno che c'è parecchio da lavorare.
Abbandono scolastico precoce al 19,2% in Italia. Così come c'è da lavorare - ancora una volta di più in Italia - per dare compimento alla formazione scolastica dei ragazzi italiani.
Nell'Unione europea sono più di 6 milioni i giovani che abbandonano gli studi con al massimo un diploma di terza media. Questi giovani hanno grosse difficoltà a trovare un lavoro e sono più spesso disoccupati e dipendenti dall'assistenza sociale. L'abbandono scolastico precoce (attualmente al 14,4 per cento nell'UE e al 19,2% in Italia) frena lo sviluppo economico e sociale e ostacola il raggiungimento dell'obiettivo dell'Unione europea di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.
Il tasso medio UE di abbandono scolastico è attualmente del 14,4%, ma questo dato nasconde notevoli differenze tra i paesi:
- sette Stati membri hanno già raggiunto il traguardo del 10%: Austria, Repubblica ceca, Finlandia, Lituania, Polonia, Slovacchia e Slovenia;
- in tre Stati membri la percentuale è superiore al 30%: Malta, Portogallo e Spagna;
- in quasi tutti i paesi il tasso è sceso rispetto al 2000;
- in alcuni paesi che presentano un tasso elevato la riduzione è stata significativa: Romania, Malta, Italia, Cipro e Portogallo;
- notevoli progressi sono stati compiuti anche da paesi in cui il tasso di abbandono era basso già all'inizio del decennio: Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi e Polonia.
Anche se vi sono caratteristiche comuni, la situazione varia secondo gli Stati membri anche per quanto riguarda i gruppi più interessati dal fenomeno, il livello di istruzione raggiunto dai giovani che abbandonano gli studi e il loro status occupazionale.
Risorse europee per l'apprendimento permanente. La Commissione europea ha approvato un'iniziativa per ridurre entro la fine del decennio a meno del 10% il tasso di abbandono scolastico. José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea, ha dichiarato: "L'Europa non può permettersi di fare a meno del contributo che così tanti giovani possono dare alle nostre società e alle nostre economie. Per uscire dalla crisi, dobbiamo valorizzare il potenziale costituito dai giovani europei". Androulla Vassiliou, Commissaria europea per l'istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù, ha aggiunto: "Ridurre di un solo punto percentuale il tasso di abbandono scolastico in Europa equivale a creare ogni anno quasi mezzo milione di giovani qualificati in più. Molti paesi sono già riusciti a ridurre il numero dei giovani che lasciano la scuola con basse qualifiche, ma è necessario fare di più".
La nuova iniziativa della Commissione analizza la situazione dell'abbandono scolastico in Europa, le sue principali cause, i rischi che esso comporta per lo sviluppo dell'economia e della società e propone modi per affrontare più efficacemente il problema. La proposta di raccomandazione del Consiglio contiene una serie di linee guida che potranno aiutare gli Stati membri a predisporre politiche ampie e realistiche di riduzione dell'abbandono scolastico.
Una migliore cooperazione tra i paesi dell'UE, lo scambio di buone pratiche e un uso più mirato dei finanziamenti europei potranno contribuire a dare una soluzione al problema.
Le proposte della Commissione saranno discusse dai ministri dell'istruzione nella riunione del Consiglio che si terrà a Bruxelles dal 2 al 4 maggio. Gli Stati membri saranno invitati a adottare entro il 2012 strategie globali basate su questo quadro e a metterle in atto nei rispettivi programmi nazionali di riforme.
La Commissione, da parte sua, destinerà risorse del programma per l'apprendimento permanente e del programma quadro di ricerca alla ricerca di modi innovativi per affrontare il problema e attraverso il Fondo sociale europeo contribuirà al finanziamento di misure nazionale e regionali dirette a ridurre l'abbandono scolastico.
2 febbraio 2011 |