EUROPEI

Buone prospettive per la ripresa del negoziato
L'Europa funziona meglio con un Trattato
Servirà a dare all'Unione un ordinamento istituzionale più adeguato alle sue funzioni e alle sue ambizioni

di Tino Bedin

Non la chiameremo più Costituzione, ameno per qualche anno. Non useremo parole che evochino l'Europa come lo Stato europeo al di sopra dello Stato nazionale. Se questo servirà a dare all'Unione Europea un ordinamento istituzionale più adeguato alle sue funzioni e alle sue ambizioni, ben venga. Importante è ora superare i due referendum negativi di Olanda e Francia sulla Costituzione europea, ma anche superare le velleità che hanno preso corpo nella Convenzione europea che doveva elaborare un Trattato e si è invece illusa di poter scrivere una Costituzione.
La Presidenza tedesca dell'Unione Europea vuole riprendere i negoziati sulla revisione del Trattato di Nizza (quello attualmente in vigore) entro il mese di giugno, cioè nell'ambito del suo mandato. Anche la celebrazione dei cinquant'anni dell'Europa unita ha fornito un'occasione ad Angela Merkel per creare le condizioni di un nuovo negoziato.
Le premesse sono incoraggianti.

Maturazione e disponibilità. Gli Stati europei che hanno già ratificato il Trattato costituzionale, dopo la prova di forza con la riunione di Madrid, hanno fatto sapere che sono pronti a lavorare su un testo rivisto.
Dall'altra parte il governo olandese ha messo nero su bianco in una lettera ai parlamentari la sua posizione in vista dei negoziati: ovviamente non smentisce il risultato del referendum, ma contemporaneamente il riconoscimento che l'attuale Trattato di Nizza non è una base sufficiente "per assicurare un funzionamento efficace e democratico dell'Unione" ed anche l'auspicio di una maggiore integrazione europea nella politica energetica e nella politica dei movimenti mondiali di popolazione.
Anche la Polonia si sta rendendo conto che non può solo dire di no. Il grande paese si è sentito del tutto scoperto in materia energetica nei confronti della Russia e ha capito che solo una politica europea potrà assicurare energia sufficiente ed a costi ragionevoli.

L'arma delle cooperazioni rafforzate. Un blocco dell'Unione Europea potrebbe portare un nucleo di paesi ad integrare le loro politiche energetiche senza aspettare gli altri: com'è successo con le frontiere e com'è successo con l'euro. Nel vocabolario europeo si chiamano "cooperazioni rafforzate": sono una delle possibilità che i paesi disponibili al Trattato costituzionale mettono in campo come via d'uscita volontaria; sono anche uno strumento di pressione nei confronti di chi frena troppo. La stessa Polonia, ad esempio, ha deciso di aderire allo Spazio Schengen entro quest'anno per la revoca dei controlli alle frontiere terrestri e marittime ed a fine 2008 per le frontiere aeree. La Polonia entra nello Spazio Schengen con tutti i nuovi paesi dell'Unione (ad accezione di Cipro, ma con in più la Svizzera). Ecco un altro segnale incoraggiante per la vitalità dell'integrazione europea.

Non ci saranno "tasse europee". Così come incoraggiante è un'altra decisione, più politica che organizzativa, che è stata presa dal Parlamento europeo, che ha formalmente aperto il dibattito istituzionale sulla riforma del bilancio dell'Unione Europea e sul suo finanziamento.
In questo dibattito - resi prudenti dalle conseguenze prodotte da velleità non confortate dalle politiche nazionali - prevale il realismo. Non ci sarà per ora e nell'immediato nessuna "tassa europea". La sovranità fiscale resta in capo ai singoli Stati membri, che destineranno - come avviene ora - una quota delle loro imposte per il finanziamento delle politiche affidate all'Unione Europea. Solo a partire dal 2014 si comincerà a valutare l'introduzione di "risorse proprie" dell'Unione, anche se esse sono state previste addirittura nel Trattato di Roma del 1957.
Un segnale di realismo; così come realistico è che per i negoziati sulla revisione del Trattato di Nizza e quindi sull'applicazione del Trattato Costituzionale uscito dalla Convenzione si sia deciso di utilizzare il tradizionale strumento della Conferenza intergovernativa: certo meno esaltante, assolutamente meno trasparente della Convenzione, ma in grado con gli strumenti della diplomazia di far superare le conseguenze dei referendum olandese e francese.

15 aprile 2007


1 maggio 2007
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Tino Bedin