EUROPEI

Astensione della Margherita sulla legge Comunitaria 2005
Con una frenata lunga cinque anni
l'Italia conquista
la coda nella legislazione europea

Il cambio di quattro ministri degli Esteri e due ministri delle Politiche comunitarie ha avuto i suoi costi sia nella legislazione sia nel contenzioso

Il Senato ha provveduto nel pomeriggio di mercoledì 18 gennaio 2006 ad un rapido esame della legge Comunitaria 2005, ritornata a Palazzo Madama per alcune modifiche introdotte alla Camera. Il senatore Tino Bedin ha espresso sa nome del Gruppo Margherita-L'Ulivo il voto di astensione, con la dichiarazione di voto che pubblichiamo.

dichiarazione di voto di Tino Bedin capogruppo Margherita in Commissione Europa

Per il secondo anno consecutivo il governo porta la legge Comunitaria all'approvazione del Parlamento nell'anno successivo a quello di riferimento. Trattandosi degli ultimi due anni della legislatura della Destra, le date di pubblicazione di queste due leggi comunitarie resteranno a memoria del freno all'Europa in Italia posto dalla destra quando è stata al governo; freno che ha mano a mano ridotto la spinta positiva impressa dal Parlamento precedente, fino ad arrivare appunto a superare l'anno.
Qui non si tratta di essere europeisti, euro-realisti o euroscettici. Questo ritardo misura i limiti di un governo inefficace ed inefficiente, che in sede di Consiglio europeo approva le disposizioni dell'Unione, ma che poi non ha saputo e non sa consolidare strutture e procedure in grado sia di preparare quelle decisioni prese insieme a Bruxelles, sia successivamente di facilitarne la trasposizione nella normativa interna.

Inefficienza ed inefficacia del governo
Il cambio di quattro ministri degli Esteri e due ministri delle Politiche comunitarie in cinque anni ha avuto tra le conseguenze anche questa inefficienza, con i suoi costi sia nella finca della qualità della legislazione sia nella finca del contenzioso.
Insisto sul governo, sulle sue responsabilità, gravissime, anche per i ritardi di questa legge Comunitaria, perché nella precedente lettura qui in Senato il ministro La Malfa ha avuto l'improntitudine di dire che i tempi lunghi sono derivati dal Parlamento. Non è così. Spero anche la maggioranza lo ribadisca, per parte della Margherita ribadisco il ruolo positivo che il Senato ha svolto con un ragionevole esame in Commissione Europa, senza ostruzionismi da parte delle opposizioni. L'ostruzionismo è venuto dal Governo che ha ampliato a dismisura la versione originaria della Comunitaria, boicottando così il Parlamento e la sua stessa maggioranza.
L'articolo sulla definizione di "cioccolato puro" è un esempio di questo modo affrettato di legiferare: la ritirata imposta in Senato dal governo, al di fuori del lavoro di commissione, con tempi poi contingentati in Aula, ha costretto la Camera dei deputati a larghissima maggioranza a correre ai ripari. Il governo non è riuscito a difendere la sua impostazione, perché non aveva una storia positiva da raccontare; non aveva un'azione di confronto, di proposta, di alleanze almeno tentate in Europa. Ha potuto sbandierare solo la faccia sanzionatoria dell'Unione, ma è bastato che il Parlamento si mettesse a citare la somma delle infrazioni cui il governo ha abbandonato l'Italia per rendere poco credibile l'affermazione governativa che proprio sul cioccolato non ci fosse più nulla da fare.

Il confronto tra il 2001 e il 2006
Una conferma della scarsa credibilità del governo si ha non solo nelle infrazioni ma anche nelle procedure per la trasposizione delle normative europee, cioè nella materia più specifica della legge Comunitaria.
Un'Ansa del 19 novembre 2001, cioè all'inizio della nuova legislatura, informava: "L'Italia ha fatto registrare notevoli progressi nel recepimento di direttive Ue sul mercato interno: al 15 ottobre scorso il deficit di trasposizione delle leggi europee nell'ordinamento italiano era infatti sceso all'1,7 per cento. L'Italia è dunque ad un passo dall'obiettivo fissato dai capi di stato e di governo dell'Ue per la primavera del 2002, ovvero una riduzione del deficit all'1,5 per cento". Era un traguardo possibile dopo cinque anni di politica europea dell'Ulivo.
Nel secondo semestre del 2005 "Il Sole 24 ore" informava: "L'Italia arranca sempre più nel recepimento delle direttive comunitarie sul mercato unico. Oltre a mantenere la maglia nera per il numero di procedure d'infrazione aperte (ben 152), il Paese è scivolato all'ultimo posto tra i 25 anche per il tasso di trasposizione della normativa europea in materia: sono ben 66 su 1.604 le direttive non ancora attuate, pari a un deficit di recepimento del 4,1%, che non ha eguali in Europa". Visto l'andamento della legge Comunitaria è sicuro che questo sarà anche il risultato finale della legislatura della Destra.

Il Parlamento italiano co-legislatore europeo
Ad un governo come questo non possiamo affidiamo nessuna prospettiva europea; confermo quindi il voto di astensione del gruppo Margherita-L'Ulivo alla legge Comunitaria, anche per il suo carattere generale di legge-delega al governo. Non ci asteniamo sull'Europa ma su un governo senza efficacia ed efficienza.
Altro che riforma della legge La Pergola, cui pure abbiamo dato il nostro contributo. Altro che sessione parlamentare comunitaria. Questo modo di legiferare ha impedito di verificare le novità che pure abbiamo insieme approvate.
Il lavoro del Senato è stato però in questi cinque anni complessivamente migliore del lavoro del governo. E noi siamo sicuri che, anche con quello che abbiamo costruito in questa, la prossima Assemblea di Palazzo Madama saprà essere all'altezza del suo ruolo di co-legislatore europeo, potendo contare su un governo più protagonista in Europa dei due governi che ci hanno portati fino a questa legge Comunitaria e alle sue debolezze.

Senato, Aula, 18 gennaio 2006


22 gennaio 2006
eu-082
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Tino Bedin