EUROPEI

Il dibattito sulla legge Comunitaria per il 2002
La "potenza" dell'Europa
è nella pace che ha costruita

L'irrispettosa definizione di Gianfranco Fini e il messaggio dei vescovi europei alla Convenzione

Il Senato ha dedicato la mattinata di mercoledì 17 luglio 2002 a discutere ed approvare la legge Comunitaria per il 2002. Il senatore Tino Bedin, segretario della Giunta, ha svolto a nome del gruppo Margherita-L'Ulivo una serie di interventi.
Riportiamo la dichiarazione di voto sull'articolo 5.

intervento in Aula di Tino Bedin
segretario della Giunta per gli Affari europei

Con la votazione dell'articolo 5 si completano gli strumenti base per il recepimento della normativa europea nell'ordinamento nazionale. Il gruppo Margherita-l'Ulivo voterà a favore di questo articolo, come ha fatto già per gli articoli 1, 2, 3 e 4, nella convinzione che lo spirito europeo si consolida se si procede in condizioni comuni nell'attività sociale ed economica, mettendo sullo stesso piano i consumatori europei. Si tratta di uno spirito che considera l'Europa come uno dei luoghi della nostra cittadinanza.
Troppo spesso, però, dall'attuale maggioranza emergono espressioni che indicano come, in molte delle sue componenti trasversali, permanga un'idea antagonista dell'Europa, un giudizio negativo sul passato, sul presente e sul futuro. Richiamo queste situazioni non per spirito di polemica, ma perché credo che l'Europa rappresenti una delle condizioni attuali nelle quali si esercita la cittadinanza.
Le immagini sprezzanti. I giornali di martedì 16 luglio hanno riportato una frase del rappresentante del governo italiano nella Convenzione, nonché vice Presidente del Consiglio, il quale ha usato un'immagine sprezzante nei confronti dell'Europa, che ha definito come "un gigante economico, un nano politico e un verme militare".
Come se - ad esempio - la Comunità europea del carbone e dell'acciaio, che proprio la prossima settimana concluderà la sua storia, fosse stata creata per giganteggiare nella competizione economica nel settore del carbone e dell'acciaio e non invece - come è stato effettivamente - per combattere con le armi della pace ciò che fino ad allora si era combattuto con i cannoni.
Come se riuscire, per la prima volta nella storia, ad unificare il continente europeo attraverso la democrazia, la pace e la coesione sociale significasse essere un nano politico.
Come se fosse necessario mostrare i muscoli primariamente sul piano militare e non essere in grado prima di realizzare una politica comune di sicurezza e di difesa con una propria diplomazia. Una diplomazia europea specifica che, poi, proprio le forze del centro-destra si premurano di circoscrivere con lo strumentale richiamo al principio di sussidiarietà o attraverso l'azione di questo governo che arriverà tardissimo a ratificare un accordo sulla collaborazione dell'industria della Difesa tra i sei maggiori Paesi produttori, perché vuole infilarci questioni di bottega, tutte interne italiane.
Con il dialogo e la solidarietà.Il vice presidente Fini ama riportare in Italia e nella sede della Convenzione europea posizioni delle Chiese. Allora, mi permetto di invitarlo a rileggersi il contributo che il Comitato delle Conferenze episcopali della Comunità europea ha inviato alla Convenzione. Se ne ricava un'idea della potenza europea assai lontana da quella del vice presidente Fini.
Dicono i vescovi dell'Unione: "Gli avvenimenti drammatici recenti hanno mostrato l'importanza di una Europa unita capace di parlare ad una sola voce sulla scena mondiale e di contribuire al bene comune ispirandosi alla sua esperienza in materia di risoluzione dei problemi attraverso il dialogo, la cooperazione, la solidarietà e la promozione dei diritti dell'uomo piuttosto che attraverso l'uso della forza". Aggiungono i vescovi: "Agendo insieme si potrà anche includere la ricerca di un approccio comune sulla difficile questione della produzione e dell'esportazione di armi". Dicono ancora: "L'integrazione europea è più di una sola opzione economica e politica, essa è sinonimo di una pace stabile, sia di una pace all'interno dell'Europa, che è il risultato di nuove forme di cooperazione sociale e politica, sia di una pace all'esterno attraverso il contributo che l'Unione dà allo sviluppo mondiale e alla risoluzione dei conflitti".
Altro che verme militare! Questa è la potenza dell'Europa, questa è l'Europa che i cittadini sono pronti ad amare e che merita di essere rispettata, anche con le parole!

17 luglio 2002

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21 luglio 2002
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