EUROPEI

Intervento in Senato sul Programma della Commissione europea
Tra Prodi e l'Europarlamento
decisioni sempre più confrontate

Bisogna arrivare ad un vero e proprio "programma legislativo", da esaminare anche nei parlamenti nazionali

di Tino Bedin
segretario della Giunta per gli Affari europei dei Senato

Esaminare in questa settimana il programma della Presidenza spagnola dell'Unione e il programma di lavoro della Commissione europea per il 2002 richiederebbe più che una valutazione sul futuro una analisi di metà percorso. E non solo in senso temporale. E' questa infatti la settimana del Consiglio Europeo di Barcellona, l'appuntamento al quale sia la Presidenza spagnola che la Commissione europea affidano probabilmente le maggiori attese del loro lavoro. Se è vero infatti che i punti di più rilevante impegno politico sono per la Presidenza spagnola la lotta al terrorismo e quindi l'approfondimento della spazio di libertà e sicurezza e per la Commissione la preparazione all'allargamento, è fuori dubbio che sia Aznar che Prodi puntino soprattutto sull'aggiornamento del processo di Lisbona per raggiungere non solo l'obiettivo di fare dell'Europa l'area di maggiore sviluppo del pianeta, ma soprattutto per avvicinare stabilmente i cittadini all'Europa. E' dunque di Barcellona che dovremmo parlare. Ma su questo appuntamento il governo italiano non ci ha fornito elementi del ruolo che intende svolgere.
Diversa è stata invece la posizione della Spagna e della Commissione.
Esse hanno predisposto una serie di documenti che veramente rendono questo Consiglio un punto di sintesi per molte politiche ed un nuovo inizio del Processo di Lisbona.
Nella predisposizione del suo contributo al Consiglio di Barcellona la Commissione ha dimostrato di avere ben chiaro il proprio programma e di saper concretizzare le indicazioni che - soprattutto dal punto di vista politico - quel programma contiene.
In effetti anche il presidente Greco ha potuto nella sua relazione dare conto dettagliatamente dei contenuti del programma presentato da Romano Prodi.
Egli ha poi concluso ricavandone un giudizio dubitativo sulla base delle osservazioni fatte dal Parlamento Europeo.
Ora io credo che occorra distinguere i ruoli tra Parlamento europeo e Parlamenti nazionali nella valutazione. Ma anche che occorra dare conto dell'origine del giudizio del parlamento dell'Unione. Sulla base dei resoconti ufficiali a nostra disposizione, questo ci è molto agevole.
Possiamo da qui ricavare che sia Hans-Ger Poettering a nome del Pee, che Enrique Baron Crespo a nome del Pse, che Patrik Cox, allora non ancora presidente del Parlamento, a nome dei liberali e democratici, hanno criticato la Commissione il metodo di comunicazione tra Commissione e Parlamento sul programma legislativo.
Ora è questo un punto sul quale anche noi possiamo - se lo riteniamo soffermarci - ma avendo ben chiaro che si tratta di un tema istituzionale e non di una valutazione di contenuti.
Il rapporto tra Commissione e Parlamento, la qualità della documentazione che la Commissione mette a disposizione del Parlamento rientrano nel dibattito tipicamente istituzionale, sul quale - ragionevolmente dal suo punto di vista - il Parlamento europeo insiste, per affermare il suo ruolo di legislatore. Infatti Poettering ha apprezzato l'innovazione procedurale che ha visto per la prima volta anche la presenza del Consiglio europeo nell'aula di Strasburgo in occasione della presentazione del Programma annuale della Commissione.
Il nostro gruppo condivide questa impostazione istituzionale. Essa va nella direzione di una maggiore comunitarizzazione del processo europeo; valorizzando reciprocamente il ruolo di iniziativa della Commissione e quello di indirizzo e controllo del Parlamento va esattamente nella direzione opposta di chi invece pensa che il Futuro dell'Europa sia intergovernativo e soprattutto sia fatto dall'affermazione prevalente dei singoli interessi nazionali.
Insomma se si vuole sostenere questa posizione istituzionale e non programmatica del parlamento europeo, occorre anche precisare che se ne condivide il valore politico e le conseguenze che il percorso indicato dal Parlamento ha.
Ma questo aspetto ci interessa anche direttamente come Parlamento nazionale.
In sede di Cosac, durante il dibattito sull'aggiornamento del regolamento del nostro organismo attuato all'assemblea di Helsinki, il Parlamento italiano ha sostenuto - pur senza arrivare allora ad una condivisione delle propria proposta - che si prevedesse la semestrale riunione della Cosac all'inizio del semestre per consentire ai Parlamenti nazionali una valutazione congiunta proprio del programma della Commissione, oltre che del programma della Presidenza di turno. Questo richiedeva ovviamente un esame precedente nei singoli parlamenti nazionali ed è per questo che si è aperta la consuetudine dell'esame di questo documento.
In questa prospettiva, anche noi abbiamo dunque interesse che il Programma della Commissione assuma sempre più le caratteristiche un vero e proprio programma legislativo, con l'indicazione certamente degli obiettivi politici, ma anche degli strumenti normativi e dei tempi della loro presentazione ed approvazione. Questo consentirà al parlamento italiano non solo di esprimere un giudizio su questo programma, ma soprattutto di organizzare i propri lavori nella fase ascendente del processo normativo comunitario sulla base di elementi certi e di uno scadenzario preciso.
In sintesi, io credo che la nostra commissione possa dare un giudizio positivo sul contenuto del programma della Commissione. Del resto anche i presidenti dei gruppi europei al parlamento che ho citati hanno espresso condivisione e addirittura sollecitazione per le indicazioni di prodi (ricordo lo spazio euromediterraneo e la competitività europea, citati ad esempio, da Poettering). Inoltre - come ho detto all'inizio - i documenti predisposti da Barcellona; i confronti successivi di Romano Prodi con il Parlamento consentono di superare anche le critiche allora formulate.
Contemporaneamente si segnala l'esigenza che il documento sia sempre più uin programma legislativo, anche in funzione del controllo e dell'indirizzo da parte dei Parlamenti nazionali, secondo il mandato di Nizza e il programma per la Convenzione indicato a Laeken.

14 marzo 2002

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3 aprile 2002
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