SICUREZZA E DIFESA

Evitare il più possibile il coinvolgimento delle popolazioni
Militare, umanitara e politica
la strategia contro il terrorismo

L'Italia deve farsi promotrice di iniziative per la democrazia e la stabilità in Medio Oriente

di Lamberto Dini
vicepresidente del Senato

I senatori del Gruppo della Margherita sono fra coloro che hanno considerato e considerano gli atti terroristici dell'11 settembre un attacco alla nostra stessa civiltà, al nostro modo di vita, al nostro sistema democratico e di convivenza civile.
Le nostre coscienze sono state scosse profondamente e il nostro Paese ha condannato prontamente tali atti terroristici, esprimendo al nostro principale alleato - gli Stati Uniti - e al suo popolo totale solidarietà. Gli stessi sentimenti ha manifestato gran parte degli altri Paesi; in primis, le democrazie occidentali e la Federazione russa, i Paesi membri dell'Alleanza atlantica e della Partnership for peace, numerosi Paesi del mondo islamico e dell'Estremo Oriente, tant'è che si è venuta formando una grande coalizione di nazioni, che - insieme agli Stati Uniti - sono pronte ad impegnarsi nella lotta contro il terrorismo. Possiamo dire che il mondo si è unito contro il terrorismo, rafforzando le alleanze esistenti, creandone e sviluppandone di nuove.
Ebbene, se uno degli obiettivi delle organizzazioni terroristiche era quello di guadagnarsi l'appoggio dei Governi di tutti i Paesi islamici contro l'Occidente, di minare il morale dei Paesi liberi e indebolire i valori di cui sono portatori, possiamo dire che Bin Laden e i suoi sostenitori hanno miseramente fallito. Essi hanno in primo luogo sottovalutato la determinazione dei cittadini americani di unirsi ancor più nella tragedia e, con forte patriottismo, dichiararsi pronti a difendere il loro sistema democratico, il loro modo di vita e di convivenza civile, valori essenziali che sono anche quelli della nostra cultura politica.
Davanti alla minaccia ora posta dal terrorismo internazionale, animato dal fanatismo religioso più estremo, non possiamo tergiversare, fare troppi distinguo; né c'è spazio per la neutralità, per invocare vanamente la pace, poiché la minaccia che il terrorismo pone è diretta anche contro noi tutti.
Né possiamo permettere che, per nostra paura, il terrorismo riesca a cambiare il nostro sistema di vita; se lo permettessimo, il terrorismo avrebbe vinto.
Credo quindi che il nostro Paese debba schierarsi, senza esitazione, a fianco delle Nazioni Unite, dell'Unione europea, dell'Alleanza atlantica e, in primo luogo, a fianco dei nostri principali alleati che hanno intrapreso per primi l'intervento contro coloro che sono stati i mandanti, gli organizzatori, dei tragici eventi dell'11 settembre, e cioè - per sua stessa ammissione - Bin Laden e la sua organizzazione terroristica, che ha sempre ricevuto protezione, nonché pieno e incondizionato sostegno, dal dispotico, feudale regime dei talebani in Afghanistan.
Sappiamo che gli Stati Uniti sono intervenuti in Afghanistan - a fianco del Regno Unito - dopo che il Governo dei talebani ha rifiutato di consegnare Bin Laden, che avrebbe dovuto essere portato di fronte ad una Corte di giustizia, dimostrando così che il Governo afgano e le organizzazioni terroristiche, ospitate e protette sul suo territorio, sono la stessa cosa. Tale intervento trova affermata la sua legittimità nella risoluzione del Consiglio di sicurezza 1368, che ha definito gli atti terroristici dell'11 settembre una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale.
L'intervento americano ha oggi tre riconoscibili componenti, tra loro interconnesse: quella militare, che mira a colpire le basi dei terroristi e possibilmente a catturare Bin Laden e i suoi adepti; quella umanitaria, intesa a portare beni alimentari essenziali ai rifugiati e alla popolazione afgana; quella politica, che mira a rovesciare il dispotico governo dei talebani, che ha portato solo miseria alla popolazione, privandola anche dei più elementari diritti umani e civili, relegando le donne ai margini della società in una schiavitù religiosa, e a far emergere un Governo di unità nazionale che comprenda tutti i principali gruppi e componenti della società afgana.
Come tanti altri in questo Parlamento, non nascondiamo il nostro disagio, la preoccupazione che provoca in noi ogni uso della forza per la perdita di vite umane e per le distruzioni che inevitabilmente produce; ma sappiamo anche che ci sono circostanze in cui, per salvaguardare la pace e garantire la sicurezza, bisogna lottare, combattere, e questa è una di quelle.
Sottolineiamo, tuttavia, l'importanza e la necessità che l'intervento in atto in Afghanistan sia concentrato su obiettivi mirati, e cioè contro postazioni militari e basi terroristiche, secondo criteri di proporzionalità ed evitando il più possibile il coinvolgimento delle popolazioni civili. A questo principio dobbiamo attenerci per contenere lo spargimento di sangue; principio che va seguito e rispettato non ultimo per tenere in vita la grande coalizione di Nazioni che si è venuta formando per la lotta al terrorismo.
Siamo coscienti che la lotta al terrorismo non si esaurisce in Afghanistan; ma chiamiamo il nostro Governo a contribuire a dar vita ad una vasta iniziativa di soccorso e di assistenza ai rifugiati e alla popolazione afgana, provata da anni di guerra e di privazioni.
Il nostro Paese è inoltre tenuto a dar seguito alle decisioni del Consiglio europeo, del Parlamento europeo e del Consiglio di sicurezza dell'ONU; in particolare, ad adottare le misure richieste da questi organismi per il rafforzamento della cooperazione giudiziaria e di polizia internazionale contro il terrorismo e i suoi finanziatori, compresi complici e sostenitori.
L'Italia deve anche farsi promotrice di iniziative intese a rafforzare lo sviluppo della democrazia e della stabilità nelle regioni mediorientali; in primo luogo, deve contribuire alla definizione di nuove proposte per far uscire dallo stallo il negoziato di pace e addivenire ad una soluzione giusta e definitiva del conflitto israelo-palestinese, fondata sulla costituzione di uno Stato palestinese indipendente e su confini sicuri e riconosciuti per lo Stato di Israele.
Gli Stati Uniti hanno finora richiesto ai membri dell'Alleanza atlantica un sostegno prevalentemente logistico che è stato accordato in applicazione delle norme del Trattato di Washington. Sappiamo, però, che la lotta al terrorismo sarà lunga e che la NATO potrebbe essere chiamata a sostenere altre campagne contro il terrorismo le quali, tuttavia, se proposte, dovrebbero essere attentamente valutate con i nostri alleati per evitare una pericolosa estensione del conflitto.
Poiché il Governo italiano si è ora detto disponibile a partecipare, insieme ad altri Paesi alleati, ad ogni azione considerata necessaria (compresa la partecipazione militare) chiediamo che il Parlamento venga costantemente informato dal Governo degli sviluppi e che sia ricercato il suo consenso qualora il nostro Paese dovesse essere chiamato ad assumere più dirette responsabilità di impegno finanziario o militare.

9 ottobre 2001
Intervento nell'Aula del Senato

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13 ottobre 2001
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