COMUNITÀ INTERNAZIONALE

Diario / VENERDÌ 19 FEBBRAIO 2016

Padova, Sala della Carità
Fierezza e tristezza dei padovani del mondo
Diritti e doveri degli immigrati: testimonianze sollecitate da Flavio Zanonato
   Il luogo dell'appuntamento è la preziosa Sala della Carità in via San Francesco. Si riempie completamente di "padovani del mondo", secondo una indovinata denominazione che raccoglie i padovani nati a Padova e i padovani che sono nati in tante altre parti del mondo e che di Padova hanno fatto la loro città. Flavio Zanonato, l'europarlamentare che propone questo appuntamento, avverte subito che non si discute di carità e neppure di solidarietà: stasera nella Sala della Carità si discute di diritti e si discute di economia. L'avvertimento è necessario perché il tema, "Diritti e doveri degli immigrati in Europa… e a Padova", spontaneamente potrebbe virare verso la solidarietà, anche in considerazione della drammatica attualità del profugato, che impoverisce Africa e Medio Oriente e che impaurisce l'Europa.
Flavio Zanonato è ben consapevole che nell'opinione pubblica c'è una "sovrapercezione" dei numeri dell'immigrazione. E prova allora a far passare anche altri numeri, questi davvero rischiosi per gli europei. Uno per tutti: ogni anno il territorio dell'Unione Europea perde cinque milioni di lavoratori attivi, perché escono dal lavoro otto milioni di persone e ne entra tre. Se lo sbilanciamento continua, l'Europa che oggi è ancora il territorio più produttivo del pianeta finirà presto per regredire, con conseguenze sulla qualità della vita di figli e nipoti. La preoccupazione più che l'immigrazione dovrebbe essere l'inserimento: come cioè realizzare questo innesto senza conflitti, oggi e domani.
Questo è l'altro tema di questo appuntamento: segnalare una anomalia padovana creata dalla giunta comunale leghista, con il suo atteggiamento aggressivo e con la riduzione di una serie di diritti per i "padovani del mondo" che pur incompleti erano stati condivisi proprio quando Flavio Zanonato era sindaco di Padova. "Non avevamo fatto i miracoli, ma almeno andavamo nella direzione giusta", commenta l'europarlamentare.
Di questa rottura, ma anche della consapevolezza che la storia non si ferma, al di là degli azioni compiute dalla giunta leghista di Padova, sono testimoni alcuni rappresentanti dei "padovani del mondo": Egi Cenolli (albanese, presidente della Commissione stranieri di Padova), Mabel Lanorio Malijan (Comunità filippina), Brahim Azakay (Comunità marocchina), Prince Nduka Alum (Comunità nigeriana), Xu Yu Juan (Comunità cinese), Pap Fall (senegalese, Cisl di Padova-Rovigo), Alessandra Stivali (Cgil di Padova). Al centro di questo tavolo planetario c'è Cécile Kyenge, collega di Zanonato all'Europarlamento e ministro nel governo di Enrico Letta.
L'on. Kyenge comincia anche lei come testimone: il racconto del suo arrivo in Italia e del suo inserimento nella nuova comunità fa da premessa a valutazioni politiche dure: "La politica della giunta padovana, che discrimina i padovani di origine straniera, discrimina tutta la città e tutti i cittadini perché degrada la città a un campo di battaglia, la allontana dall'Europa, la divide e fa male a tutti, senza risolvere un problema che sia uno. Il razzismo istituzionale non fa torto solo a cittadini immigrati, ma a tutta Padova, culla del diritto e dei diritti, sede di una delle più antiche Università del mondo. L'integrazione e la coesione sociale della città che si accresce con l'integrazione fanno bene alla città. Si fa male alla città combattendo contro l'integrazione. Se una persona assume la responsabilità di rappresentare una comunità si deve far carico e governare i problemi, non fomentarli".
Prima dell'europarlamentare Cécile Kyenge, i "padovani del mondo" svolgono interventi pacati ma fermissimi. "Il nostro obiettivo - esordisce Egi Cenolli - è anche quello di far conoscere alle varie comunità straniere cittadine, una Padova diversa da quella presentata dall'amministrazione. Una Padova che accoglie tutti i suoi cittadini indistintamente". Tutti insieme i "padovani del mondo" sono 33 mila, di cui 22 mila sono nati fuori dall'Unione Europea. Molti sono anche giuridicamente cittadini italiani, avendo acquisito la cittadinanza, come Malijan Mabel Lanorio: "L'amministrazione deve capire che l'immigrazione non può essere fermata. Noi siamo cittadini padovani da anni".
A prevalere negli interventi c'è la consapevolezza (e la fierezza) di essere appunto cittadini padovani, al punto di essere addolorati della piega che la giunta leghista ha imposto a Padova: addolorati per sé (per il clima di sospetto che cresce) ma addolorati soprattutto per la "loro" città, al cui futuro contano di saper contribuire con il loro lavoro (alcuni sono imprenditori) e con la preparazione dei loro figli.

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22 febbraio 2016
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