COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Target 2015: dimezzare la povertà nel mondo
I poveri non possono aspettare
Obiettivi di sviluppo: i paesi ricchi devono confermare la "parola data"


Da Gastone Zilio, medico e consigliere comunale di centro sinistra al comune di Monselice, riceviamo questo piccolo dossier sulla povertà. Lo pubblichiamo volentieri.


La povertà nel mondo è un crimine imperdonabile
di Cecilia Dall'Oglio e Alberta Guerra di Focsiv

Nonostante la disponibilità delle risorse e delle capacità per concretizzarli, allo stato attuale siamo ben lontani dal raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio.
Secondo i dati Unpd, Unisco, Unicef e Banca mondiale, a oggi:
- 1 miliardo e 100 mila persone vivono in condizione di povertà (con meno di un dollaro al giorno),
831 milioni di persone muoiono di fame,
- 104 milioni di bambini non hanno accesso all'istruzione, 59 milioni di bambine non vanno a scuola,
11 milioni di bambini muoiono ogni anno prima di raggiungere i cinque anni di età,
- 1 miliardo e 197 milioni di persone non hanno accesso all'acqua,
- 2 miliardi 742 milioni di persone non godono di adeguate cure sanitarie

La campagna internazionale sugli obiettivi di sviluppo del millennio, promossa in Italia da Volontari nel mondo-Focsiv insieme a Caritas italiana e altre associazioni del mondo cattolico, è un monito agli stati partecipanti al G8 nel luglio 2005 in Scozia affinché rispettino gli impegni assunti nel 2000 con la firma della dichiarazione del millennio.
Per rispettarli, i paesi più ricchi devono destinare lo 0,7 per cento del Pil all'aiuto pubblico allo sviluppo, cancellare il debito dei paesi poveri e adottare regole commerciali più eque, eliminando prima di tutto le cause del dumping commerciale (vendita sotto costo) verso i paesi più poveri. La campagna è promossa a livello internazionale dalla Cidse, la rete di agenzie cattoliche di sviluppo europee e nordamericane di cui Focsiv rappresenta il membro italiano. Tutti i 15 paesi rappresentati dalla Cidse invieranno la stessa cartolina al primo ministro inglese e ai rispettivi rappresentanti politici prima del G8. per ricordare loro la "parola data".
La campagna rappresenta il contributo del mondo cattolico alla Global call to action against poverty. La grande mobilitazione della società civile di tutto il mondo che, dopo la grande campagna sul debito, si è data appuntamento per il 2005. Quest'anno, infatti, ci saranno occasioni per catalizzare l'attenzione sull'urgenza di un'azione comune contro la povertà: il G8 a luglio, una sessione speciale del1'ONU a settembre e la conferenza ministeriale dell'organizzazione mondiale del commercio di Hong Kong a dicembre.
In Italia sono organizzate, il giovedì santo, alcune veglie di preghiera in memoria di mons. Oscar Romero. Sono occasioni di riflessione sul tema della povertà a partire dal suo esempio.
Informazioni: www.focsiv.it

marzo 2005

Africa, Blair mobilita il mondo
la Repubblica - venerdì 11 marzo 2005

Il primo ministro inglese, Toni Blair, ha incaricato una Commissione d'inchiesta di indagare i problemi e le soluzioni al dramma del continente nero.
Ha presentato un dossier intitolato:"Commission for Africa Report" e intende farne uno dei temi principali del prossimo summit del G8, di cui sarà presidente, e della contemporanea presidenza di turno della UE, nel corso della seconda metà del '05.
Il rapporto indica 10 terreni su cui agire:
1. cultura: investire 7-8 miliardi di dollari per migliorare il livello dell'educazione e formazione
2. governo: secondo gli esperti della commissione il cuore del problema africano sta nell'incapacità dei suoi governi e nella debolezza delle sue istituzioni. Impegno di mezzo miliardo di dollari all'anno per 10 anni per riattivare le istituzioni africane e per scuole che formino le nuove classi dirigenti
3. pace: urgente e prioritario la negoziazione di un trattato internazionale sul commercio delle armi che ne impedisca la vendita ai paesi africani. In Sudan, tra le tante aree di conflitto in atto, la guerra ha prodotto almeno 2 milioni di morti negli ultimi 21 anni e altri milioni ne hanno subito le conseguenze.
4. sicurezza: puntare sulle capacità di peacekeeping per la prevenzione dei conflitti aumentando il già esistente Fondo per la pace dell'Unione Africana.
5. salute: investire 7 miliardi dollari per i prossimi 5 anni per migliorare le istituzioni sanitarie e 20 miliari di dollari fino al 2015 per il sistema sanitario. Programmi per la prevenzione e cura dell'Hiv/AIDS: in particolare per i bambini, per una spesa pari a 2 miliardi di dollari nel 2007 che saliranno a 6 mld entro il 2015. 20 milioni di africani sono già morti di questa malattia. In altri paesi, il 40% della gente ha contratto l'infezione. La probabilità di vita, in questi paesi, scenderà presto a soli 30anni.
6. scuola (vedi p.1, p.2)
7. sviluppo economico: donazione di 100 milioni di dollari per lo sviluppo e la creazione di imprese e la partecipazione al mercato globale. Sono necessari almeno 20 miliardi di dollari all'anno. Una particolare attenzione per il Congo: un gruppo di esperti monitorerà l'uso illegale delle risorse minerarie.
8. riduzione della povertà: un piano di 25 miliardi di dollari (c.20 mln euro) per combattere malattie, ignoranza, povertà endemica
9.riforme commerciali: facilitare il commercio dei prodotti africani. Nel giro di vent'anni il peso dell'Africa sul mercato mondiale è sceso dal 6% ad appena il 2%.
10. debito estero: cancellazione del 100% dei debiti dei paesi africani e la loro utilizzazione in programmi di sviluppo economico, sanitario ed educativo.

Il debito nel mondo
da Avvenimenti e Internazionale

Nel 1970 l'Italia, insieme ai paesi più ricchi, si era impegnata a destinare agli aiuti per lo sviluppo lo 0,70% del prodotto interno lordo (Pil). Secondo gli accordi per la remissione del debito ai paesi africani l'impegno era stato ribadito ALL'INIZIO DEL MILLENNIO 2000. Trentacinque anni dopo, nessuno dei paesi del G8 ha raggiunto tale quota. La media, nel 2003, è stata inferiore allo 0,24%. E poi: solo il 40% dei soldi promessi giunge a destinazione; quando arriva, in genere arriva tardi. Il 20% degli aiuti dell'Unione europea arriva almeno un anno dopo la data stabilita, e il 92% degli aiuti italiani allo sviluppo è speso nell'acquisto di prodotti e servizi italiani. Una media, quella del Bel-Paese, tre volte superiore alla prassi, visto che i1 30% del denaro versato dai paesi industrializzati è legato all'acquisto di prodotti e servizi dal paese donatore. Per il 2006, l'UE ha fissato allo 0.33% del Pil il livello minimo per gli aiuti per lo sviluppo. Per muoversi poi verso lo 0.7%, secondo gli accordi del 2000, si spera per il 2015.

In un recente rapporto l'Oxfam (Organizzazione non governativa inglese che si batte contro la povertà e il sotto-sviluppo) segnala che solo ne1 2003, il paesi più poveri hanno pagato per il servizio del debito 39 miliardi di dollari, ricevendo 27 miliardi di dollari in aiuto. Globalmente, i paesi poveri stanno pagando circa 100 milioni di dollari al giorno per sdebitarsi. L'Oxfam accusa, senza mezzi termini, i paesi donatori di tenere un passo troppo lento per poter pensare di raggiungere gli obiettivi del Millennio. In effetti, se si esamina l'andamento del periodo 2001-2003, l'obiettivo dello 0,70% del Pil si allontana, invece di avvicinarsi. Secondo le stime dell'Oxfam, di questo passo, la Germania ci arriverebbe nel 2087, gli Stati Uniti nel 2040, il Canada nel 2025 e l'Italia nel 2115!


29 marzo 2005
ci-047
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Tino Bedin