COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Ordine del giorno in Senato
Portare in Parlamento gli accordi
tra Italia e Libia sull'immigrazione

Chiarezza sulla linea seguita con il ponte-aereo per i rimpatri

Nell'ambito della discussione in Senato sul decreto legge in materia di immigrazione, il senatore Antonello Falomi si è fatto promotore di un ordine del giorno sulla situazione a Lampedusa e sui respingimenti degli immigrati verso la Libia. Tra gli altri ha firmato l'ordine del giorno anche il senatore Tino Bedin assieme ad un gruppo di colleghi della Grande Alleanza democratica.
Questo il testo dell'ordine del giorno.

Premesso che:
- da alcune settimane gli sbarchi di immigrati provenienti dal Sud del Mediterraneo sono pesantemente aumentati, superando in pochi giorni la soglia dei 2600 arrivi;
- in questi ultimi giorni il governo ha provveduto a trasferire coattivamente un numero imprecisato di persone attraverso un ponte aereo attivato con la Libia, in virtù di un accordo internazionale sul quale non esiste nessuna forma di trasparenza;
- nel centro di permanenza temporanea ed assistenza di Lampedusa, dove si sono concentrati gran parte degli sbarchi è stato vietato l'ingresso al delegato dell'Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR), invocando la clausola di salvaguardia delle "esigenze di sicurezza e di regolare funzionamento della struttura" riportata nella circolare ministeriale sull'organizzazione dei CPTA;
- le operazioni di riconoscimento, trattenimento e respingimento appaiono per modalità e tempistica superficiali e lesive dei diritti fondamentali della persona, così come stabilito dalla Costituzione Italiana, con particolare riferimento agli artt. 3 ( sulla pari dignità sociale di tutti i cittadini), 10 ( sul diritto d'asilo), 13 ( sull'inviolabilità della libertà personale), 24 (sulla difesa e tutela dei propri diritti, ricorso in giudizio), 29 ( sull'integrità dei nuclei familiari) e 32 ( sul diritto alla Salute), nonché la recente sentenza della Corte Costituzionale dove si stabilisce che ogni tipo di limitazione della libertà anche per stranieri esige un provvedimento del giudice, mentre tutti i rimpatri fin ora compiuti sono avvenuti senza controllo giudiziario;
- le espulsioni collettive sono espressamente vietate dalla carta di Nizza e contravvengono in modo palese l'articolo 33 della Convenzione di Ginevra sui Rifugiati che fa esplicito divieto di respingimento (refoulement).

Considerato che:
- vari esponenti del governo hanno più volte fatto riferimento alla possibilità di allestire centri di permanenza sullo stile dei CTPA italiani in Libia;
- l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha segnalato che " Vi sono preoccupazioni in merito alle effettive intenzioni del governo libico di garantire standard minimi di trattamento alle persone che potrebbero avere bisogno di protezione internazionale", anche in relazione al fatto che Libia è tra quei paesi che non hanno mai aderito alla Convenzione ONU sui rifugiati del 1951 e che non hanno siglato accordi che prevedano formalmente la presenza dell'UNHCR nel paese.

Il Senato della Repubblica impegna il governo a:
- interrompere la pratica dei rimpatri immediati almeno fino a che non siano stabilite norme che assicurino la possibilità di esercitare il diritto della richiesta di asilo da parte degli immigrati che giungono sulle nostre coste;
- rendere noti il contenuto degli accordi diplomatici italo-libici e gli elementi definiti in tema di rispetto dei diritti umani e circa le condizioni di trattamento ed, eventuale, effettivo rimpatrio verso i paesi di provenienza;
- rendere accessibile al delegato dell'UNHCR, nonché a tutti i Consiglieri Regionali, ai Presidenti di Provincia ed ai Sindaci (territorialmente competenti) l'accesso ai centri di permanenza temporanea.

Falomi, Bedin, Boco, Bonfietti, Coviello, Dato,
De Petris, Donati, Forcieri,
Iovene, Malabarba, Marino, Maritati,
Martone, Sodano, Vitali, Zancan

13 ottobre 2004


13 ottobre 2004
ci-036
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Tino Bedin