CADONEGHE

Il terzo libro di Albino Bellon sul suo Comune
Industriosa Cadoneghe
Dai campi dei Riello ai torni della Breda: il lavoro come vita collettiva di operai e imprenditori

“Industriosa Cadoneghe” è il terzo libro che Albino Bellon, dedica al Comune di cui è stato sindaco per sedici anni, dal 1965 al 1981. Nella precedente ricerca “I due secoli di Cadoneghe”, egli si scusava per non avere potuto inserire la storia della Breda, fabbrica metalmeccanica che ha segnato la storia delle lotte sindacali padovane alla fine degli anni Cinquanta. Ora, intorno alla Breda, ha scritto un altro libro di 120 pagine, descrivendo il lavoro a Cadoneghe nell’Ottocento e nel Novecento: lavoro nei campi, nelle botteghe, nelle officine.
La storia inizia dalla famiglia Riello, imprenditori agricoli che passarono alla fabbricazione del cemento e di cui ancora si conserva il ricordo nell’omonima villa, oltreché nelle famiglie degli ex mezzadri. Subito dopo si presenta la prima "grande" industria, l’officina Oblach, che prese il nome dall’ingegner Emilio Oblach, non nativo del luogo, ma che ai primi del Novecento aveva visto in stradella Pontevigodarzere (ora via Italo Bordin, vicino al ponte sul Muson) un luogo destinato a un lungo futuro industriale. Qui infatti si insediarono successivamente la Tintoria Vigodarzere e poi le officine e fonderie Giovanni Breda. Oblach, ebreo, non volle cedere ai fascisti e preferì ritirarsi, ma lasciò un’eredità industriale e sindacale che è stata raccolta dagli imprenditori e dai lavoratori che vennero dopo di lui.
Il processo ha raggiunto il suo culmine nella Breda, fondata da un gruppo di soci nel 1939 ma sviluppata da Vezio Bertoni, un imprenditore ferrarese che aveva già un’altra grande fabbrica a Copparo. A Cadoneghe Bertoni realizzò uno stabilimento metalmeccanico di torni e trapani che per molti anni tennero una posizione leader nel mercato. Qui trovarono lavoro centinaia di capifamiglia, operai specializzati con forte coscienza sindacale. Il grande sciopero del 1958, che scosse l’azienda fin dalle fondamenta, fu provocato dal fatto che Bertoni si rifiutò di assumere ottanta muratori, dicendo, anche davanti al ministro Gui che gli chiedeva un atto di buona volontà: “Io ho un’officina meccanica e assumo operai”. Poi gli spiegò che i muratori ragionano a metri e gli operai meccanici a centimetri. Le famiglie degli operai vissero quello sciopero con grande angoscia. Lo ricorda nella presentazione Tino Bedin, ragazzo all’epoca, ora senatore: “Nominare la Breda è ritrovarmi con gli occhi che avevo nel 1958, gli occhi di un ragazzo che prendeva la filovia che dalla Castagnara portava in via Risorgimento a Padova. Quegli occhi vedono attraverso il finestrino il tratto di strada dal capolinea al ponte sul Muson al ponte sul Brenta presidiato dalla Celere, con donne e uomini che protestano, che temono, che si oppongono. Andavo alla scuola media Mameli di Padova. Non eravamo in molti allora ad andare a scuola a Padova e non era sicuro che potessi continuare: tra gli operai licenziati della Breda c’era anche mio papà. Per questo quegli occhi di ragazzo non si sono mai chiusi e tanti anni dopo, ai primi di aprile del 1994, appena eletto senatore, il mio primo atto è stato l’incontro con i lavoratori della Grosoli, che stavano vivendo un’agonia che avevo visto con gli occhi di ragazzo”.
Alla Grosoli, azienda di lavorazione e commercializzazione della carne fresca e congelata, è dedicato un altro capitolo, e questo è più vicino alla memoria odierna. Ma la storia della carne a Cadoneghe è antecedente ai Grosoli, anche questi non nativi del luogo. “Il crocevia della bistecca” era alla Castagnara, dove Bruno Giacon e Oreste Gallocchio aprirono dopo la guerra due macellerie che attiravano clienti da tutto il comprensorio e specialmente da Padova. Dunque è stato il lavoro locale a creare le condizioni da cui si è sviluppata un’impresa.
Queste sono storie finite. Sono invece tuttora in vita due aziende nate dal nulla, per iniziativa di ex operai che si sono messi in proprio, lavorando con le proprie braccia fino a perdere le forze. Sono i cugini Giovanni e Guerrino Griggio, che hanno dato vita all’omonima ditta; e sono Pietro Parpaiola e Giosuè Pasquetto, fondatori della Parpas. Entrambe le aziende producono macchine utensili che esportano in tutto mondo. Lo spirito dei fondatori si è trasmesso ai figli e ai nipoti, e rappresentano il modello di impresa familiare diffusa tipico del Veneto.
Nel libro sono anche citati i nomi di tutte le ditte più piccole, dei commercianti e degli artigiani che è stato possibile reperire negli archivi del Comune e della Camera di Commercio.
Il libro, di 120 pagine a due colori, è edito da Lettera Libri ed è stato curato da Barbara Ammanati e Mariangela Ballo. La pubblicazione del libro è promossa dall’Istituto per la storia di Cadoneghe, presieduto da Carlo Lazzaro, che ha sede presso la Biblioteca comunale.

10 novembre 2001

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10 novembre 2001
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