AGRICOLTURA

Giustamente l'Unione Europea se ne preoccupa
La qualità delle uova dipende
dalle condizioni delle galline

Norme comunitarie recepite nell'ordinamento nazionale, ma al di fuori della legge comunitaria

Subito dopo il voto sulla legge comunitaria 2002, il Senato ha discusso ed apprivato il disegno di legge "Delega al Governo per il recepimento delle direttive comunitarie 1999/45/CE, 1999/74/CE, 1999/105/CE, 2000/52/CE, 2001/109/CE, 2002/4/CE e 2002/25/CE". Il disegno di legge era già stato approvato dalla Camera dei deputati.
Il senatore Tino Bedin è intervenuto sia in discussione generale che per dichiarare il voto favorevole del gruppo Margherita-L'Ulivo. Egli ha tuttavia segnalato nell'intervento in discussione generale, l'anomalia di due strumenti legislativi diversi per la stessa materia, cioè il recepimento di diretive comunitarie.
Riportiamo l'intervento in discussione generale.

intervento in Aula di Tino Bedin
segretario della Giunta per gli Affari europei

Il senatore Basile, con la serena puntigliosità che lo contraddistingue nel suo lavoro parlamentare, ha sentito il bisogno di giustificare il provvedimento dal punto di vista delle possibilità che sono offerte al Parlamento. Infatti, è del tutto singolare che abbiamo appena concluso l'esame della legge comunitaria - anzi dobbiamo ancora concluderlo perché siamo in prima lettura al Senato, e potrebbe esserci una navetta con la Camera dei deputati perché è ragionevole pensare che l'altro ramo del Parlamento apporti qualche modifica - e ci troviamo a discutere un disegno di legge che nel suo articolo unico è identico, dal punto di vista della forma, all'articolo 1 della legge comunitaria, con l'unica differenza che contiene altre direttive che devono essere recepite nel nostro ordinamento.
Più difficile la verifica dell'attuazione. Il senatore Basile ha sottolineato che la norma prevede che il Parlamento possa utilizzare questo ed altri strumenti, e ciò corrisponde al vero. Nel corso della comune riflessione - che non è di oggi - sull'utilizzo della legge La Pergola per l'adeguamento della nostra legislazione alle norme comunitarie si è discusso a lungo su quali strumenti adoperare in sostituzione o a fianco di detta legge.
Sulla base dell'esperienza, in particolare della scorsa legislatura, abbiamo convenuto che dal punto di vista dei nostri lavori e dell'adeguamento della legislazione interna alla normativa europea non fosse utile, per esempio, inserire nella legge comunitaria provvedimenti di grande spessore che ne potessero rallentare- com'è accaduto in passato - l'esame e l'approvazione. Da questo punto di vista, abbiamo espresso apprezzamento per la legge comunitaria 2002, perché è snella e, a parte un articolo aggiuntivo, non affronta temi di carattere generale e di codifica.
Tuttavia, non è questa la condizione nella quale ci troviamo: dobbiamo recepire direttive che non abbisognano, appunto, di null'altro se non di essere recepite. Il senatore Basile non ci ha fornito giustificazioni al riguardo, credo che lo farà l'onorevole ministro, ma siamo comunque al di fuori della logica della legge comunitaria e, nei limiti che ho appena evidenziati, anche fuori della razionalità che vogliamo dare al processo di recepimento della normativa comunitaria nel nostro ordinamento.
Se cominciamo a suddividere il recepimento in vari strumenti legislativi, il recepimento sarà più difficile. Proprio il ministro Buttiglione, in occasione dell'esame della legge comunitaria dello scorso anno, ha sollecitato un'iniziativa che noi abbiamo condiviso, insistendo perché fosse intrapresa in questa occasione. Mi riferisco all'opportunità di verificare se le direttive oggetto di delega sono state davvero recepite nel nostro ordinamento, se il recepimento è stato bene accolto dall'Unione europea ovvero ha dato origine ad un contenzioso. Anche dal punto di vista dell'organicità dell'azione del governo e della capacità di controllo, la procedura che si sta seguendo non è a mio avviso condivisibile.
Vi è anche un aspetto procedurale da segnalare. Mi rivolgo alla Presidenza del Senato: questo provvedimento giunge all'esame dell'Assemblea con il parere della 1a Commissione permanente competente per materia; dal punto di vista formale questo è corretto, però mancano i pareri di altre Commissioni. Non è stato possibile alla Giunta per gli affari delle comunità europee esaminare il disegno di legge e manca il parere fondamentale, considerati i temi oggetto di recepimento, della Commissione agricoltura.
Interesse diretto dei consumatori.Anche dal punto di vista dei contenuti, dobbiamo porci alcune domande, sulle quali mi permetto di richiamare l'attenzione dell'Aula.
Intorno all'ora di pranzo abbiamo oggi discusso di cioccolata, di aranciate, di pasta fresca; oggi pomeriggio abbiamo discusso di pane fresco, chiedendo ai fornai di lavorare per tempo per assicurarci il pane fresco. Apprestandoci all'ora di cena, parliamo ora di galline ovaiole. Non vorrei che il sorriso suscitato dalle mie parole inducesse a pensare che questi aspetti sono di secondaria importanza. Il benessere animale - mi riferisco in particolare alle galline ovaiole - è aspetto che riguarda direttamente i consumatori. Non a caso si tratta di una delle materie nelle quali la Commissione europea e l'Unione dettano più attentamente e puntigliosamente disposizioni, non solo e non tanto per animalismo quanto piuttosto per ragioni di protezione dei consumatori.
Questo aspetto ha riguardato in modo molto pesante la regione Veneto e in particolare la mia provincia, quella di Padova. Non molto tempo fa è scoppiata un'epidemia di influenza aviaria che ha colpito milioni di capi di galline e tacchini, che ha messo a repentaglio gli allevamenti e allarmato i consumatori, facendo crollare il mercato di questo tipo di carne.
Non vorrei, dicevo, che l'argomento delle galline ovaiole potesse apparire ad alcuni colleghi un aspetto di minore importanza; l'argomento è, invece, rilevante perché interessa direttamente il nostro essere consumatori europei. La qualità delle uova dipende infatti dalla condizione delle galline.
I criteri con cui contare le viti o gli utili.Vorrei richiamare poi l'attenzione su altre direttive che sarebbe opportuno approfondire.
Mi riferisco, ad esempio, al recepimento della direttiva relativa alle indagini statistiche da effettuarsi negli Stati membri per determinare il potenziale di produzione delle piantagioni di talune specie di alberi da frutta. Non si tratta solo di un esercizio statistico dell'Unione europea; legata a questo tipo di statistica è infatti l'attivazione di politiche specifiche di settore. Pensate che cosa può significare il catasto viticolo oppure un preciso catasto degli uliveti per il nostro Paese; è evidente che, prima di conferire una delega al Governo ed esprimere quindi indirizzi sul modo di applicare una direttiva comunitaria, sarebbe assai interessante disporre di informazioni precise, di conoscenze dettagliate rispetto all'effettivo contenuto della direttiva stessa.
Ma, ripeto, questo non ci è stato concesso in Senato perché il disegno di legge, approvato dalla Camera dei deputati il 2 luglio e trasmesso il 3 luglio a questo ramo del Parlamento, è stato esaminato nella serata di ieri dalla Prima Commissione mentre - lo sottolineo nuovamente - la Commissione agricoltura, che ritengo sia quella più direttamente interessata all'insieme delle direttive qui contenute, non ha espresso parere come pure la Giunta per gli affari delle comunità europee.
Vi è una direttiva che riguarda la trasparenza delle relazioni finanziarie fra gli Stati membri e le loro imprese pubbliche. Anche questa è una direttiva che merita qualche osservazione, che va esaminata per attribuire dei rituali contenuti alla delega che dovrà essere affidata al Governo.
La trasparenza dei mercati finanziari, infatti, è oggi un argomento al quale le opinioni pubbliche sono particolarmente attente; in tema di imprese pubbliche è in corso di discussione presso le Commissioni riunite affari esteri e difesa del Senato l'approvazione di un disegno di legge che, oltre a recepire un Trattato fra sei Paesi dell'Unione, tende anche a modificare le norme sull'industria militare italiana, un'industria prevalentemente pubblica che si rapporta con altre imprese pubbliche. Anche in virtù del dibattito in corso qui in Senato, sarebbe utile conoscerne il contenuto e fornire indirizzi al Governo.
L'ultima direttiva per cui il Governo chiede la delega, quella relativa alle disposizioni e alle norme di sicurezza per le navi passeggeri, meriterebbe l'attenzione, sempre puntuale, del senatore Lauro. Spero che anche lui vorrà chiedere chiarimenti sui contenuti di tale direttiva perché - com'è stato già osservato relativamente alla seconda direttiva che riguarda le galline ovaiole - inserire o meno alcuni elementi nella delega può determinare agevolazioni o difficoltà per i nostri armatori e per i nostri produttori di navi passeggeri.
Non si accorciano i tempi.Ho portato soltanto alcuni esempi per sottolineare la necessità - secondo il mio parere - di avere tempo a disposizione per approfondire il contenuto di questo disegno di legge, anche in considerazione del fatto che alcune di queste direttive sono particolarmente recenti. Ci sono direttive del 19 dicembre 2001 (quella relativa alle indagini statistiche, citata poc'anzi, quella sui potenziali di produzione di talune piantagioni di specie di alberi da frutto); una direttiva del 30 gennaio 2002 (la seconda, quella che riguarda gli stabilimenti per l'allevamento di galline ovaiole) ed infine una direttiva del 5 marzo 2002 (quella relativa alle navi passeggeri).
Queste date ci dicono che evidentemente non siamo di fronte ad una scadenza del periodo di recepimento (almeno immagino che così non sia, stante i tempi che solitamente le direttive hanno) per cui credo che anche la giustificazione di prendere, per così dire, questo "carro" per avere immediata delega riguardo alla normativa europea non sia sostenibile.
Ripeto poi che anche in questo caso siamo di fronte ad una delega e non ad un recepimento diretto. Per tornare al tema fondamentale dal quale sono partito, comprenderei l'adozione di uno strumento legislativo diverso rispetto alla legge comunitaria, capirei se con questo provvedimento si procedesse al recepimento diretto di alcune normative, accelerando il processo di inserimento della normativa europea nella normativa nazionale.
Siamo invece di fronte ancora ad una delega, quindi avremo i tempi normali che le deleghe richiedono. Non c'è, quindi, dal mio punto di vista, urgenza e sono curioso di sentire le ragioni che hanno determinato il governo a questa scelta.

17 luglio 2002

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24 luglio 2002
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