VENETO

Diario / DOMENICA 1 OTTOBRE 2017

Elezioni per il rinnovo dei Consigli dell'Ordine professionale
I giornalisti votano senza dirlo a nessuno
Un'Arca delle notizie "buone" nel diluvio dell'informazione social
   Tra domenica 1 e lunedì 2 ottobre (ballottaggio 8 e 9 ottobre) circa 100 mila giornalisti, tra professionisti e pubblicisti, sono chiamati alle urne per eleggere i membri dei Consigli regionali e del Consiglio nazionale del loro Ordine professionale, che resteranno in carica per un triennio. In Veneto si vota solo di domenica. Io voto a Padova, nel seggio allestito nella sala Caduti di Nassirya sotto il Volto dell'orologio, dove convergono per gli iscritti residenti nelle province di Padova, Vicenza e Rovigo. In sala c'è qualche collega, oltre ai volontari che tengono aperto il seggio. Praticamente nessuno fa propaganda, in senso positivo, sollecita cioè il voto sulla base della conoscenza reciproca.
In effetti queste elezioni dei giornalisti in Veneto stanno avvenendo senza una "campagna elettorale", che invece era una tradizione anche tra noi giornalisti. Spero che sia perché le persone disponibili hanno individuato un gruppo unitario in grado di interpretare la condizione del giornalismo nella nostra regione e in Italia. Mi auguro infatti che la mancanza di competizione non derivi dal fatto che l'Ordine dei giornalisti interessa poco agli stessi giornalisti.
A dire il vero è proprio così. Noi giornalisti che misuriamo il livello di democrazia del paese e di credibilità della classe dirigente ad ogni elezione basandoci sulla percentuale dei votanti, quando si tratta di noi stessi stendiamo un velo pietoso: la percentuale nazionale dei votanti è infatti vicina al 10 per cento.
Eppure questa volta una spinta a votare dovrebbe esserci. Sono le prime dopo la riforma dell'Ordine che ha ridotto da oltre 150 a 60 il numero di consiglieri nazionali. Inoltre sulla base di una legge del 2012 l'Ordine dei giornalisti ha dovuto ceduto ai consigli di disciplina le competenze disciplinari (giudizi sulle violazioni delle norme deontologiche da parte dei suoi iscritti); può quindi concentrarsi sulle importanti funzioni amministrative, formative e deontologiche.
Sono funzioni decisive - a volerle assumere e svolgere - proprio nel tempo dei social media, che ha dilatato a dismisura i "diffusori" di notizie. Nel diluvio di informazioni una nuova Arca di Noè di garantisca la sopravvivenza delle notizie "buone", cioè ricercate e verificate, è ogni giorno più indispensabile per la qualità della vita dei cittadini e la qualità delle relazioni sociali, comprese quelle democratiche. La sopravvivenza delle notizie "buone" richiede la revisione di un giornalismo che è sempre più digitalizzato e affidato a lavoratori senza contratto e spesso senza alcuna tutela (assicurativa, legale, professionale, previdenziale), ai quali editore e direttore chiedono la verità a 10 euro a servizio, per i più fortunati.
La questione non è solo sindacale e non è solo interna ai giornalisti. È una questione di cittadinanza. Per questo le elezioni dell'Ordine potrebbero interessare molti, magari proprio i lettori o i telespettatori. Solo che neppure a questi i giornalisti hanno raccontato che vanno a votare e perché vanno a votare.

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10 ottobre 2017
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Tino Bedin