VECCHIAIA

Diario / NATALE 2014

La Messa di Natale al Beato Pellegrino
Si formano tanti presepi
che hanno per culla una carrozzina

L'augurio agli anziani, ai familiari, ai volontari
   La mia Messa di Natale è al Beato Pellegrino. Da quando sono amministratore di AltaVita-Ira mi è sembrato naturale vivere questo particolare momento delle famiglie e della comunità con la "mia parrocchia": il Beato Pellegrino è un po' come un paese, non tra i più piccoli come numero di abitanti della diocesi di Padova: a Natale lo è ancor più completamente, perché si mescolano le generazioni e non mancano bambini e ragazzi che passano un po' di ore con nonni e bisnonne. Celebra don Luciano Rizzetto, l'assistente spirituale del Beato Pellegrino. Le sue liturgie natalizie sono sempre solenni, austere ed evocative. D'improvviso intervalla una preghiera popolare o un canto in latino e la memoria degli anziani si accende e le labbra si muovono: spesso non si traducono in suoni, ma non conta. La voce ce la mettono i figli e i nipoti, anche qualche fratello o sorella avanti con gli anni pure loro, ma più in forze di chi vive al Beato Pellegrino.
Soprattutto la voce e le parole giuste - anche quelle che vengono dalla memoria lontana - sono le suore elisabettine a metterle. Sono anche loro anziane, qualcuna molto anziana. Abitano poco lontano dal Beato Pellegrino e mostrano così che la vocazione non va mai in pensione e che - se hai voglia di cercarlo - c'è sempre qualcuno cui puoi fare da "bastone" perché è più fragile di te.
Nella cappella del Beato Pellegrino di "bastoni" per gli anziani ce ne sono davvero molti, anche quest'anno. Sono i volontari: quasi tutti soci della Conferenza San Leopoldo Mandic della San Vincenza padovana. Qualcuno l'ho trovato qui fin dalla mia prima Messa di Natale con gli anziani ed immagino che ci venisse anche prima. Qualche altro è al suo primo Natale. È soprattutto grazia e a loro se la Messa di Natale è così frequentata da rendere insufficiente la chiesa: sono i volontari infatti che "guidano" le carrozzine dalle stanze alla chiesa. Sono i volontari che discretamente rispondono alle esigenze degli anziani. C'è un gesto semplice e apparentemente insignificante che riassume il loro servizio: portano un bicchier d'acqua a ciascuno degli anziani che fa la Comunione. Seguono il sacerdote o la suora elisabettina, porgono il bicchier d'acqua, fanno attenzione alla condizione della persona anziana, passano a ritirare il bicchiere vuoto perché non sia un intralcio. Completano il servizio del sacerdote; tolgono preoccupazione agli anziani; si trasformano in servitori. La liturgia si scalda con la carità di un bicchier d'acqua. Non solo a Natale ma ogni domenica.
Dico grazie anche a loro nell'augurio che brevemente condivido con tutti i presenti, proprio dopo la Comunione e prima che Don Luciano impartisca la Benedizione.
Il primo augurio è comunque per le persone che abitano al Beato Pellegrino: auguro loro la vita, che è una delle icone del Natale, profezia e promessa di una nascita che avviene tra le difficoltà e le incertezze ma che produrrà vita per molti. Anche in questa casa la vita è difficile e fragile; incerta e spesso limitata. Per questo il Natale è una bella festa qui: garantisce che ogni vita ha valore. È anche il senso profondo della professionalità di chi lavora in AltaVita.
Il secondo augurio è per i familiari presenti. A loro auguro la famiglia, altra icona del Natale, altra sfida del lavoro in AltaVita: qui si opera per fare in modo che la famiglia possa continuare anche in situazioni diverse e difficili, offrendo un sostegno alle famiglie dei vecchi ma non sostituendosi a loro. La carezza e la parola di un familiare - anche se distanziata nel tempo - rende più efficace la professionalità dei lavoratori di AltaVita.
Il terzo augurio è per coloro che offrono il loro tempo per gli anziani: don Rizzetto, le suore Elisabettine, i volontari: a loro auguro la buona volontà, quella delle prime parole del Natale: "Pace in terra agli uomini di buona volontà". Come i pastori a Betlemme, essi accettano l'invito a vengono qui dove la vita ha bisogno, la mangiatoia si trasforma in carrozzina e fragilità non deriva dalla piccolezza ma dalla consunzione.
C'è anche il presepio nella cappella del Beato Pellegrino, ed un presepio anche più grande è allestito come ogni anno dal Servizio Educativo nell'atrio del complesso. Ma qui nella cappella alla Messa di Natale si formano tanti altri presepi: dureranno più a lungo di quelli di terracotta.

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ve-096
27 dicembre 2014
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Tino Bedin