L'UMANITÀ |
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Diario / VENERDÌ 1 GENNAIO 2021 |
Il messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale ![]() |
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Prendersi cura è fare pace
La crisi sanitaria del Covid-19 amplifica le cause di conflitto |
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![]() ![]() È per questo che Papa Francesco propone per cinquantaquattresima della Giornata istituita da Papa san Paolo VI il tema "La cultura della cura come percorso di pace". Chi c'è dentro quella barca - Il tema continua quello più generale della recente enciclica "Fratelli tutti", che il Papa richiama nel suo Messaggio per la Giornata di oggi: "In molte parti del mondo occorrono percorsi di pace che conducano a rimarginare le ferite, c'è bisogno di artigiani di pace disposti ad avviare processi di guarigione e di rinnovato incontro con ingegno e audacia", scrive. E poi annota: "La cultura della cura, quale impegno comune, solidale e partecipativo per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti, quale disposizione ad interessarsi, a prestare attenzione, alla compassione, alla riconciliazione e alla guarigione, al rispetto mutuo e all'accoglienza reciproca, costituisce una via privilegiata per la costruzione della pace.(…) In questo tempo, nel quale la barca dell'umanità, scossa dalla tempesta della crisi, procede faticosamente in cerca di un orizzonte più calmo e sereno, il timone della dignità della persona umana e la "bussola" dei principi sociali fondamentali ci possono permettere di navigare con una rotta sicura e comune". È la stessa barca nella tempesta, che Papa Francesco ci aveva già mostrata in una piazza San Pietro deserta, bagnata dalla pioggia, nell'implorazione del 27 marzo all'Onnipotente, quando la pandemia disorientava l'umanità. Ora ci mostra chi c'è dentro quella barca e la condizione perché i passeggeri si salvino. La condizione è utilizzare la "grammatica" della cura: "la promozione della dignità di ogni persona umana, la solidarietà con i poveri e gli indifesi, la sollecitudine per il bene comune, la salvaguardia del creato", scrive Papa Francesco. Se non ci fermiamo noi - La consapevolezza di "essere sulla stessa barca" non è però sufficientemente diffusa, tanto che la guerra è considerata "normale". Normali i costi che essa comporta: umani e finanziari. Ecco come Papa Francesco li riassume in due passaggi del Messaggio. Purtroppo molte regioni e comunità hanno smesso di ricordare un tempo in cui vivevano in pace e sicurezza. Numerose città sono diventate come epicentri dell'insicurezza: i loro abitanti lottano per mantenere i loro ritmi normali, perché vengono attaccati e bombardati indiscriminatamente da esplosivi, artiglieria e armi leggere. I bambini non possono studiare. Uomini e donne non possono lavorare per mantenere le famiglie. La carestia attecchisce dove un tempo era sconosciuta. Le persone sono costrette a fuggire, lasciando dietro di sé non solo le proprie case, ma anche la storia familiare e le radici culturali. Le cause di conflitto sono tante, ma il risultato è sempre lo stesso: distruzione e crisi umanitaria. Quanta dispersione di risorse vi è per le armi, in particolare per quelle nucleari, risorse che potrebbero essere utilizzate per priorità più significative per garantire la sicurezza delle persone, quali la promozione della pace e dello sviluppo umano integrale, la lotta alla povertà, la garanzia dei bisogni sanitari. Anche questo, d'altronde, è messo in luce da problemi globali come l'attuale pandemia da Covid-19 e dai cambiamenti climatici. Che decisione coraggiosa sarebbe quella di "costituire con i soldi che s'impiegano nelle armi e in altre spese militari un "Fondo mondiale" per poter eliminare definitivamente la fame e contribuire allo sviluppo dei Paesi più poveri"! Papa Francesco rilancia qui la proposta che Paolo VI aveva sottoposta all'Assemblea generale delle Nazione Unite, il 4 ottobre 1965, parlando nel Palazzo di Vetro a New York: un fondo contro la fame con i soldi delle armi. Per provare ad arrivarci, però, "dobbiamo fermarci e chiederci: cosa ha portato alla normalizzazione del conflitto nel mondo?", ammonisce il Papa. Se non ci fermiamo noi, potremmo essere costretti a fermarci comunque. Ad esempio, in questo Capodanno di limitazioni personali e familiari, di incertezza collettiva, siamo stati "fermati" dal Covid-19. Non lo avremmo ritenuto possibile. |
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um-045 4 febbraio 2021 |
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