L'UMANITÀ

Assieme all'abuso di potere e al malinteso senso di appartenenza
Il clericalismo si serve della reverenza per creare sudditanza
Papa Francesco vuole allarmare per guarire

di Tino Bedin

Il confinamento è stato una protezione dalla pandemia. Poteva diventare anche un rischio, soprattutto per i minori e le persone vulnerabili. Per questo l'Unione internazionale delle Superiore generali (Uisg) si è premurata di organizzare quattro seminari a distanza proprio su questo argomento: "Tutelare bambini e persone vulnerabili durante il covid-19". I seminari hanno visto la collaborazione della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, del Centro per la Tutela dei Minori della Pontificia Università Gregoriana e di Telefono Azzurro e hanno portato esperienze e idee di persone alla guida di congregazioni religiose, persone impegnate nel ministero pastorale di protezione, formatori, educatori, operatori delle professioni sanitarie e dell'assistenza sociale. I quattro seminari sono disponibili sul sito dell'Uisg.
Sempre nel periodo del confinamento è arrivato a maturazione il processo di creazione da parte della stessa Uisg e dell'Unione Superiori generali (Usg) di una Commissione congiunta per la cura e la protezione.
I due organismi rappresentano 900 mila religiose e religiosi nel mondo e non sono appunto nuovi alla collaborazione sul tema della protezione di minori e del contrasto agli abusi in seno alla Chiesa. Il 19 febbraio dello scorso anno avevano diramato un messaggio congiunto per ribadire la volontà di "riconoscere umilmente e confessare gli errori fatti; sostenere i sopravvissuti; imparare da loro il modo in cui accompagnare coloro che sono stati abusati" alla vigilia dell'incontro di tutti i presidenti delle conferenze episcopali mondiali (21-24 febbraio), finalizzato a mettere "a fuoco l'abuso sessuale dei bambini e l'abuso di potere e di coscienza da parte di coloro che hanno autorità nella Chiesa, specialmente vescovi, sacerdoti e religiosi. È una storia che continua da decenni; una storia che racchiude il dolore immenso di coloro che hanno subito l'abuso. Abbassiamo il capo per la vergogna quando ci rendiamo conto che tali abusi si sono verificati nelle nostre Congregazioni e Ordini e nella nostra Chiesa. Abbiamo imparato che coloro che abusano nascondono deliberatamente le loro azioni e sono manipolatori".
Individuando alcune radici del problema degli abusi nel clericalismo, nell'abuso di potere e nel malinteso senso di appartenenza alle congregazioni, i religiosi si erano impegnati nella conversione continua, e puntavano mettere in comune risorse e competenze per essere più efficaci. I due risultati arrivati durante il confinamento indicano che le religiose e i religiosi stanno onorando quell'impegno.

Un crimine che genera profonde ferite. È un impegno decisivo, quello delle Congregazioni e degli Istituti religiosi, nella lotta al clericalismo. Ne danno conto loro stessi in quella dichiarazione: "Il forte senso di famiglia nei nostri Ordini e Congregazioni - che generalmente è positivo - può rendere più difficile condannare e denunciare gli abusi. Ne risulta una lealtà fuori luogo, errori di giudizio, lentezza nell'azione, negazione e, a volte, insabbiamento".
Il clericalismo, praticato con l'elitarismo e il professionismo, alimenta, infatti, un pericoloso senso del potere: pericoloso per i chierici e pericoloso per i fedeli; così pericoloso da generare tragedie quale è, appunto, la sofferenza vissuta da molti minori a causa di abusi sessuali, di potere e di coscienza commessi da un numero notevole di chierici e persone consacrate. Un crimine che genera profonde ferite di dolore e di impotenza. Sono le parole con cui comincia la "Lettera di Papa Francesco al Popolo di Dio", scritta nell'agosto del 2018. Il clericalismo esercitato come potere si serve della reverenza per creare sudditanza che consente di calpestare la libertà delle persone.
Lo ha bene descritto lo scorso anno sul quotidiano francese La Croix padre Stéphane Joilain, sacerdote e psicoterapeuta: "Tradizionalmente, i preti godono di una forma di rispettabilità legata alla convinzione, mantenuta dai fedeli, che lavorano alla loro santità. Ma questo rispetto vale solo per i preti nel loro insieme, non individualmente. Ritenere che, dato che si è stati ordinati, si ha diritto ad una forma di riverenza, è un errore".
La riverenza tende a considerare il sacerdote come immune dal commettere crimini per il solo fatto di essere tale. È da questa riverenza che nascono gli abusi, che divengono sessuali dopo essere stati di potere e di coscienza. È questa riverenza che ha troppo a lungo tolto la voce agli abusati.
Mostrarsi uomini forti, che mantengono le distanze e comandano sugli altri, potrebbe apparire comodo e accattivante, ma non è evangelico. Reca danni spesso irreparabili al gregge, ha raccomandato il Papa ai confratelli vescovi in territori di missione, qualche settimana dopo aver scritto quella lettera, della quale ha riletto con loro alcuni passi. Il clericalismo, favorito sia dagli stessi sacerdoti sia dai laici, genera una scissione nel corpo ecclesiale che fomenta e aiuta a perpetuare molti dei mali che oggi denunciamo. Dire no all'abuso significa dire con forza no a qualsiasi forma di clericalismo, (…) un modo anomalo di intendere l'autorità nella Chiesa, molto comune in numerose comunità nelle quali si sono verificati comportamenti di abuso sessuale, di potere e di coscienza.

La connessione tra clericalismo e potere. Rendere evidente la connessione tra clericalismo e potere è una costante nella catechesi di Papa Francesco: è questa connessione, infatti, la parte più maligna della perversione nella Chiesa perché rende grottesco l'annuncio evangelico. Per questo, - ha commentato recentemente padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica, "il discorso di Francesco - non vuole rassicurare: vuole allarmare per guarire".
Padre Spadaro commenta così il messaggio di Papa Francesco all'assemblea annuale delle Pontificie Opere Missionarie. È un discorso complesso, a tratti spigoloso, pur prendendo le mosse dalla speranza della festa dell'Ascensione, giorno in cui è datato il messaggio. Un capitolo del messaggio è intitolato "Le insidie da evitare". Vi si esaminano alcune "insidie e patologie incombenti" sul cammino di molte istituzioni ecclesiali. Tornano le insidie tipiche del clericalismo, ma la loro descrizione è ancora più ampia e riguarda direttamente anche i laici organizzati, ad esempio quando parla di "elitarismo" e di "isolamento dal popolo".
Elitarismo. Tra chi fa parte di organismi e realtà organizzate nella Chiesa, prende piede diverse volte un sentimento elitario, l'idea non detta di appartenere a un'aristocrazia. Una classe superiore di specialisti che cerca di allargare i propri spazi in complicità o in competizione con altre élite ecclesiastiche, e addestra i suoi membri secondo i sistemi e le logiche mondani della militanza o della competenza tecnico-professionale, sempre con l'intento primario di promuovere le proprie prerogative oligarchiche.
Isolamento dal popolo. La tentazione elitista in alcune realtà connesse alla Chiesa si accompagna talvolta a un sentimento di superiorità e di insofferenza verso la moltitudine dei battezzati, verso il popolo di Dio che magari frequenta le parrocchie e i santuari, ma non è composto di "attivisti" occupati in organizzazioni cattoliche. In questi casi, anche il popolo di Dio viene guardato come una massa inerte, che ha sempre bisogno di essere rianimata e mobilitata attraverso una "presa di coscienza" da stimolare attraverso ragionamenti, richiami, insegnamenti. Si agisce come se la certezza della fede fosse conseguenza di un discorso persuasivo o di metodi di addestramento
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I giovani maestri al Sinodo. Ben altre sono le esperienze che costruiscono la Chiesa. Il Sinodo sui giovani, ad esempio, ha fatto emergere il protagonismo di una generazione che accetta di camminare nel popolo di Dio, senza però essere "ammaestrata". Interessante, in proposito, il libro uscito questa settimana del salesiano padre Rossano Sala, che è stato segretario speciale del Sinodo. Il volume "Pastorale giovanile 2. Intorno al fuoco vivo del Sinodo. Educare ancora alla vita buona del Vangelo" (Elledici, 608 pagine, euro 28), ha in apertura un invito alla lettura scritto da Papa Francesco, che non manca di ritornare sul tema della "grazia battesimale" diffusa nel popolo di Dio.
Sono (…) convinto che i giovani abbiano aiutato la Chiesa a riscoprire la sua natura sinodale, perché ci hanno chiesto in mille modi di camminare al loro fianco: né dietro di loro né davanti a loro, ma al loro fianco! Né sopra di loro né sotto di loro, ma allo stesso loro livello! In questi anni ho insistito molto sul tema della "sinodalità", perché abbiamo un urgente bisogno di riscoprire che la grazia battesimale è la piattaforma fondamentale della vita e della missione cristiana. Ed è per mezzo di questa grazia che ciascuno è chiamato ad essere un "discepolo missionario". Non sono cose nuove, ma conseguenze chiare del Concilio Vaticano II che purtroppo facciamo ancora fatica a fare nostre.
Ci sta riuscendo che la Chiesa italiana che questa settimana, attraverso l'Ufficio catechistico nazionale, ha diffuso "Ripartiamo insieme". Linee guida per la catechesi in Italia in tempo di Covid, nella consapevolezza che "alla Chiesa interessa - vi si legge - accompagnare ciascuno nei passaggi di vita, piuttosto che il semplice espletamento di un precetto; far vivere e far maturare l'esperienza sacramentale; alimentare e nutrire una speranza affidabile; attivare processi di trasformazione, piuttosto che cercare affannosamente soluzioni immediate".

6 settembre 2020

um-040
6 ottobre 2020
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Tino Bedin