L'UMANITÀ

Diario / MERCOLEDÌ 22 APRILE 2020

La 50ª Giornata Mondiale della Terra
È ancora necessario che i giovani
scendano in strada ad insegnare

Sono maestri nella difesa della "casa comune", dice Papa Francesco a cinque anni dalla Laudato si'
   "Oggi celebriamo la 50ª Giornata Mondiale della Terra. È un'opportunità per rinnovare il nostro impegno ad amare la nostra casa comune e prenderci cura di essa e dei membri più deboli della nostra famiglia. Come la tragica pandemia di coronavirus ci sta dimostrando, soltanto insieme e facendoci carico dei più fragili possiamo vincere le sfide globali". Papa Francesco inizia così la sua catechesi settimanale nell'udienza generale di questo mercoledì: è la sintesi completa di un appuntamento mondiale, che oggi si rinnova per la cinquantesima volta.

Separati, non distanti - La Giornata del 2020 entra nella nostra storia di abitanti del pianeta e non solo perché arriva a compiere cinquant'anni. Oggi, 22 aprile 2020, non è un giorno in cui la gente marcia, firma petizioni, incontra le istituzioni elettive, pianta alberi, ripulisce città e strada, come ha fatto ogni 22 aprile per 49 anni di seguito. Oggi la pandemia di Covid-19, che ha provocato decine di migliaia di vittime e centinaia di migliaia di malati a ogni latitudine del mondo, mette miliardi di persone di ogni età e condizione sociale a rischio di contagio e quindi costrette ad un inedito confinamento e distanziamento sociale.
Però la rete non profit Earth Day Network documenta che la Giornata della Terra vede coinvolti anche in questo mercoledì quasi tutti i Paesi del mondo con 75 mila gruppi (grandi o piccoli) che rilanciano il tema della Giornata 2020: l'urgente azione per il clima, per vincere l'enorme sfida che il cambiamento climatico porta con sé. "Il coronavirus può costringerci a mantenere le distanze, non ci costringerà a mantenere bassa la voce. L'unica cosa che cambierà il mondo è chiedere tutti assieme un nuovo modo di procedere. Potremmo essere separati, ma grazie al potere dei media digitali, siamo anche più connessi di prima", rassicurano gli organizzatori dell'Earth Day 2020.
L'intera giornata è infatti occupata dalla kermesse mediatica globale intitolata #Earthrise che coinvolge i 193 Paesi membri delle Nazioni Unite: una gigantesca maratona virtuale che, per 24 ore, attraversa la Terra e condivide azioni, testimonianze e impegni in difesa del Pianeta.
L'apertura della maratona mediatica è stata affidata all'Italia: si comincia infatti con un approfondimento dedicato a Papa Francesco, perché quest'anno cade il quinto anniversario della pubblicazione dell'enciclica Laudato si'. E il Papa dedica, come ho detto, la sua Udienza generale del mercoledì proprio alla nostra "nostra casa comune": la terra. "Siamo onorati dell'impegno che Sua Santità Papa Francesco mette nell'unire le persone sull'importanza della Terra in questo momento così importante - dichiarano Denis Hayes, fondatore dell'Earth Day, e Kathleen Rogers, presidente dell'Earth Day Network - la sua enciclica Laudato si' sottolinea il potente rapporto che ognuno di noi ha con il nostro unico Pianeta". E sempre da parte dei promotori si sottolinea che Papa Francesco è stato decisivo nel creare questa coscienza globale con la sua Lettera enciclica Laudato si', divenuto testo di riferimento non solo per i credenti: per questo come Earth Day Network, quindi come organizzazione mondiale, è stato deciso di dedicare a lui l'apertura di queste celebrazioni.

Il vecchio maestro si fa discepolo - La Giornata della Terra 2020 entra nella storia anche per questo ruolo che viene riconosciuto a Papa Francesco e alla capacità riconfermata della dottrina sociale cristiana di dare voce alle aspirazioni più diffuse dell'umanità. Aspirazioni che spingono naturalmente all'unità e alla condivisione: "Mano per mano come fratelli gridiamo alla intera umanità di fermarsi, di accogliere il grido di dolore che sorge dalla natura ferita, da questa nostra casa comune, dentro la quale siamo divenuti tiranni e non operatori di pace e uoi buoni economi", scrive in un messaggio il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I. Proprio a lui e alla sua azione e alla sua riflessione, che richiamano l'attenzione sulle radici etiche e spirituali dei problemi ambientali, Papa Francesco aveva dato solenne risalto cinque anni fa nella Laudato si'.
Papa Francesco, infatti, ama mettersi a fianco più che mettersi davanti. Lo fa anche nella catechesi sulla natura di oggi, cioè nel giorno in cui viene riconosciuto come guida di un bisogno planetario. "Si sono formati vari movimenti internazionali e locali per risvegliare le coscienze. Apprezzo sinceramente queste iniziative, e sarà ancora necessario che i nostri figli scendano in strada per insegnarci ciò che è ovvio, vale a dire che non c'è futuro per noi se distruggiamo l'ambiente che ci sostiene".
È profetico questo vecchio maestro che diventa discepolo dei giovani: mostra che la ricerca di novità non può spaventare; illumina la comprensione della vita collettiva e delle vite personali. Il sottoporci al "magistero" dei giovani - vuol dirci Francesco - è un modo per riconoscere il valore della giovinezza nelle vite personali di ciascuno e in quella condivisa. Il 22 aprile 1970 furono duemila università e circa diecimila scuole primarie e secondarie degli Stati Uniti a scendere in piazza a manifestare per chiedere una riforma delle norme ambientali: ragazzi e giovani dunque, che riuscirono a coinvolgere venti milioni di americani.
È lo stile, quello popolare, quello che viene dal basso, che piace a Papa Francesco. "Vorrei incoraggiare a organizzare interventi concertati anche a livello nazionale e locale. È bene convergere insieme da ogni condizione sociale e dare vita anche a un movimento popolare "dal basso". La stessa Giornata Mondiale della Terra, che celebriamo oggi, è nata proprio così. Ciascuno di noi può dare il proprio piccolo contributo", ha detto nella meditazione odierna.

Che era sarà l'Antropocene? - Marcia dopo marcia, albero dopo albero quegli studenti, infatti, sono diventati interpreti della comunità mondiale, tanto che quella loro iniziativa nel 2009 è stata integrata nell'agenda ufficiale delle Nazioni Unite, che hanno proclamato il 22 aprile Giornata mondiale della Madre Terra, con una definizione - è scritto nel documento dell'Onu - che "riflette l'interdipendenza che esiste fra gli esseri umani, le altre specie viventi e il pianeta che tutti abitiamo".
Mentre gli studiosi descrivono la nostra era come l'Antropocene, cioè l'era del massimo impatto dell'uomo sulla vita di tutti gli esseri del Pianeta, la definizione scelta dalle Nazioni Unite oltre dieci anni fa va sulla strada che scientificamente e liricamente Papa Francesco avrebbe poi descritta nell'enciclica Laudato si' parlando della casa comune. Per questo anche oggi fa una raccomandazione: "Siamo consapevoli dell'importanza di collaborare come comunità internazionale per la protezione della nostra casa comune. Esorto quanti hanno autorità a guidare il processo che condurrà a due importanti Conferenze internazionali: la COP15 sulla Biodiversità a Kunming (Cina) e la COP26 sui Cambiamenti Climatici a Glasgow (Regno Unito). Questi due incontri sono importantissimi".
La comunità internazionale, sia nella dimensione planetaria sia nell'articolazione della geografia economica, ha come riferimento anche ai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 dell'Onu: è un percorso pratico ed insieme ufficiale che può portarci a fare dell'Antropocene un'era "felice" per la Terra. Non ci sono del resto alternative, come dimostra la pandemia in corso: "Dobbiamo agire in modo decisivo per proteggere il nostro pianeta tanto dal coronavirus, quanto dalla minaccia esistenziale dello smembramento climatico", ha ammonito il portoghese António Guterres, Segretario generale dell'Onu.

Una casa comune e una tenda accogliente - Anche se la definizione è di Papa Francesco, che ha sottotitolato la Laudato Si' enciclica "sulla cura della casa comune", la consapevolezza della unitarietà della vita sul Pianeta e quindi della sua cura era già presente cinquant'anni fa alla prima esperienza della Giornata della Terra. Denis Hayes era nel 1970 uno degli studenti universitari americani, che co l'attivista per la pace John McConnell e il senatore del Wisconsin Gaylord Nelson, gettarono le basi della manifestazione. In occasione del cinquantenario, Hayes propone una riflessione che dimostra anche in lui la freschezza del saper riferirsi alla giovinezza.
"Quel primo Earth Day è stato così importante in parte perché abbiamo messo insieme un enorme paniere di questioni diverse: inquinamento urbano, vernice al piombo, DDT, fuoriuscita di petrolio, fiumi che prendono fuoco. E dal momento che le persone si impegnano al massimo in qualcosa quando è direttamente rilevante per loro, eravamo molto popolari. Abbiamo incoraggiato le persone che condividevano i nostri valori a uscire, organizzarsi e farlo all'interno della cornice della Giornata per la Terra […] Se c'è una lezione, è questa: quella prima Giornata ha rappresentato una tenda molto grande con un'ampia serie di valori alla base. La tenda è diventata più stretta nei decenni successivi e per questo, pur rimanendo fermi nei nostri valori e obiettivi, dobbiamo riuscire a essere più accoglienti".
Essere popolari perché si è popolo con le sue sofferenze e speranze sommate le une alle altre. Questa storica Giornata della Terra 2020, mentre la pandemia ci confina ma non ci separa anzi ci riunisce con maggiore consapevolezza, è il giorno di #OnePeopleOnePlanet, Un Popolo, Un Pianeta, come recita il titolo della staffetta digitale che internet ci sta consentendo di correre: ciascuno da casa, tutti insieme sulla faccia della nostra Terra.

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24 aprile 2020
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Tino Bedin