Lettera di Tino Bedin ai Popolari del Collegio senatoriale
di Este
La somma di tante campagne elettorali
avrà come risultato la vittoria
Il vostro volto, la vostra parola faranno tornare dentro
la vita e quindi dentro le speranze
e le scelte elettorali dei nostro concittadini parole che la politica potrebbe avere
svuotate  di Tino Bedin
candidato dell'Ulivo nel collegio senatoriale di Este
Cari Popolari
della Bassa Padovana e dei Colli Euganei,
è per voi la prima Lettera da candidato di questa campagna elettorale. E' infatti
principalmente a voi Popolari del grande collegio senatoriale di Abano Este e Piove che mi
permetto di chiedere un impegno forte, ben oltre le mie forze, per una competizione
impegnativa, non proibitiva.
Non ci è vietato vincere. Nemmeno dai numeri delle più recenti
espressioni di voto, neppure dai sondaggi ci è vietato puntare a convincere la maggior
parte dei nostri concittadini. Se non ci è vietata, la vittoria ci è consentita.
Di lei, della vittoria, ho cominciato a sentir parlare, non solo e non tanto tra noi,
negli ultimi giorni, dopo che sono state definite le candidature dei vari schieramenti.
Messa a confronto la squadra dell'Ulivo con quella del Polo, i più hanno convenuto che a
doverci difendere non siamo io con Francesco Corso nell'Estense, Cesare Pillon negli
Euganei e Gianni Saonara nel Piovese, ma piuttosto gli "altri" che hanno messo
in campo nel collegio senatoriale e nei tre collegi della Camera persone lontane dal
nostro territorio, che non ne hanno frequentato le strade e le persone. Non dico che sia
un elemento decisivo e osservo che coloro che esprimono questo giudizio sono persone e
categorie attente al ruolo che una effettiva rappresentanza politica territoriale può
svolgere (è dunque un'opinione pubblica importante ma non diffusa). Ma questo è
l'esempio di uno degli elementi che ci consentono di vincere.
I primi cinque anni dell'Ulivo sono ormai alle nostre spalle, ma stanno
lì come garanzia del nuovo patto che il 13 maggio stringeremo con le persone che abitano
nel Collegio senatoriale di Este. Questi cinque anni indicano che abbiamo onorato
l'impegno comune che prendemmo insieme il 21 aprile 1996: stare qui, accanto alla
società, agli amministratori locali, alle parrocchie, alle associazioni, a chi fa
militanza politica e culturale. Ci sono rimasto io e ci siete rimasti voi, con una scelta
spontanea, naturale.
Questa "municipalità" della politica, che il sistema uninominale richiede a
tutti, ci appartiene, appartiene alla vita e alla storia del cattolicesimo politico
veneto. Uno non se la inventa in quattro settimane, se lo scopo per cui è candidato è
fare gli interessi (anche legittimi) di qualcuno e non di rappresentare il territorio. Noi
invece siamo in grado, in questa campagna elettorale, di usare parole e immagini e
speranze e problemi che hanno nome e cognome delle persone che conosciamo, che conoscete,
e stanno di casa in uno, spesso in ciascuno, dei 61 comuni che compongono il collegio 11
del Senato. Questa è un'altra delle condizioni che ci consentono la vittoria.
Il vostro ruolo è principalmente qui; questo è il contributo
essenziale, decisivo che darete alla vittoria dell'Ulivo.
In questi cinque anni ho aggiunto altre persone alle molte che già conoscevo tra Codevigo
e Vò e Castelbaldo. In queste settimane le avvicinerò; mi confronterò con loro; con
loro rinnoverò il mio "patto" di rappresentanza. Ma le "porte di
casa" del collegio senatoriale sono oltre 115 mila. Da solo non riuscirei mai a
suonare 115 mila campanelli. Con voi, i Popolari, tutto diventa invece possibile. Non vi
chiedo di suonarli tutti: la serenità e la serietà della nostra proposta per la
provincia di Padova e per l'Italia ci tiene lontani dalla petulanza. Vi chiedo di
individuare le "porte" che volentieri si aprono ad amici e conoscenti, le
"porte" che magari sono già
aperte in attesa che qualcuno renda un po'
più vicina, un po' più concreta la politica che viene dalla televisione.
E' proprio la televisione, cioè il più moderno e più universale strumento di
informazione politica e propagandistica, che richiede l'impegno diretto vostro in campagna
elettorale. Non solo e non tanto perché gli "altri" hanno le televisioni e noi
no, perché gli "altri" hanno i soldi e noi no. La ragione è più vera, più
esistenziale: la televisione ha certo creato i "tifosi" della politica ma sta
allontanando dalla politica molte persone. Le beghe del teatro televisivo (dai
telegiornali ai dibattiti), i copioni su cui si recita (sembra che questioni capitali
siano le date delle votazioni e non i loro contenuti) hanno infastidito molti. Per
riportare l'interesse non basta la campagna elettorale; occorrono la vostra parola, il
vostro volto. Il vostro volto, la vostra parola faranno tornare dentro la vita e quindi
dentro le speranze e quindi nella scelta elettorale dei nostri concittadini parole
essenziali, che la politica potrebbe aver svuotate.
Possiamo provarci con la scuola, per esempio. So che c'è molta
incertezza negli insegnanti e nei genitori. So - e l'ho già detto parlandone con loro e
continuerò a dirlo in queste settimane - che il grande disegno di riforma delineato in
questi cinque anni ha creato un grosso "debito" della Repubblica nei confronti
degli insegnanti: intendo, un debito nel senso letterale del termine (per quanto riguarda
gli stipendi) ed un debito di riconoscimento sociale. Saldare questo debito è uno dei
primi impegni della nuova legislatura, come condizione perché funzioni bene la scuola
nuova che ora l'Italia ha.
Chi fa riferimento alla comunità cristiana e si riconosce nel documento
che il consiglio pastorale della Diocesi di Padova ha pubblicato il 18 marzo è un'altra
persona con cui dialogare. "La dignità, la salute, la libertà e la cultura - ha
scritto il consiglio pastorale - non vanno asservite al mercato: la vita delle persone e
delle comunità va ben al di là degli aspetti economici". È qui la sintesi attuale
della nostra ispirazione cristiana: accettare e promuovere l'economia di mercato e
contrastare la società di mercato. Per questa parte della nostra provincia significa,
tanto per fare un esempio, considerare parte integrante dello sviluppo anche la qualità
dei nostri ospedali, che non devono diventare imprese con fini di lucro, la qualità
dell'ambiente, la qualità delle scuole in un sistema pluralistico, il tempo che si dedica
alla famiglia e non solo quello dedicato al lavoro.
Questa è la vostra campagna elettorale e io sono a vostra disposizione.
Lascio a voi individuare le altre, le molte altre persone con cui dialogare. Se per questo
dialogo posso esservi utile con la mia presenza, una documentazione, una scheda, sono
pronto a starvi vicino.
La somma delle campagne elettorali, quella di ciascuno di voi e quella mia, darà come
risultato la vittoria della nostra proposta che - almeno lo speriamo, ed è per questo che
facciamo campagna elettorale - sarà una vittoria per le persone che abitano nei nostri 61
comuni.
Tino Bedin
14 aprile 2001
i-u004
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