Cari amici,
fra le eredità (o meglio, le cambiali) che il 2004 consegna al 2005 di noi parlamentari ci sono ben due Costituzioni: quella italiana strattonata dalla Destra e quella europea firmata alla fine di ottobre a Roma. Tra improvvisazioni finanziarie (non posso definire legge Finanziaria un articolo unico con 600 commi lunghi 95 pagine) e trasferimenti di tasse da un cittadino all'altro, le due Costituzioni sono state sottratte all'interesse dei cittadini.
Aveva promesso che saremmo stati i primi. Finita la "festa" romana organizzata da Berlusconi per la firma del Trattato costituzionale europeo, l'Europa è infatti di nuovo scomparsa dall'agenda della maggioranza e quindi del Parlamento. Nell'euforia della "festa" il presidente del Consiglio si era esibito in una delle promesse che non aveva nessuna intenzione di mantenere: l'Italia sarà il primo stato dell'Unione a ratificare la Costituzione europea. Non è stato così perché tra leggi private del presidente e dei suoi amici e cambiali con gli italiani da rinnovare, la Destra non ha tempo per l'Europa.
Se ne parlerà a gennaio, quando il dibattito alla Camera dei deputati sulla Costituzione europea si affiancherà al dibattito in Senato sulla Costituzione italiana e la sua riforma, così come è stata approvata dai deputati ad ottobre. Sarà una concomitanza solo temporale, non di contenuti. La Destra italiana non si sente in Europa e lo ha dimostrato nel dibattito alla Camera sulle riforme costituzionali.
Antiquato persino il vocabolario. Invece proprio la presenza della prima Costituzione dell'Unione in questa fase del dibattito costituzionale interno dovrebbe costituire uno stimolo al confronto, all'esame comparato dei testi, alla specificazione degli obiettivi dell'una come dell'altra Costituzione, per garantire ai cittadini che il Parlamento va in una direzione univoca sia che approvi la riforma costituzionale, sia che ratifichi la Costituzione europea.
Questa attenzione manca del tutto nel testo che la Camera dei Deputati ha profondamente manipolato rispetto al testo licenziato dal Senato proprio nei mesi in cui era ormai definito il Trattato costituzionale europeo.
L'unico accenno alla dimensione europea del nostro ordinamento istituzionale si ha al primo comma dell'articolo 34 del disegno di legge, che dà ora questa versione del comma 1 dell'articolo 117 della Costituzione: "La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario".
Questo comma è stato introdotto dal Senato. La Camera che pure ha ampiamente modificato il contenuto dell'articolo 117 della Costituzione, non ha ritenuto di porvi mano.
Questo comma andava modificato. Innanzi tutto per un'incongruenza che non è lessicale, ma istituzionale e politica. L'ordinamento comunitario è sempre più sostituito dall'ordinamento europeo, al punto che la prima Costituzione europea impiega l'aggettivo "comunitario" solo come riferimento al metodo comunitario, non già all'impianto normativo e istituzionale.
In Europa contano anche le regioni. C'è però una ragione anche di contenuto che suggerisce già ora di procedere ad integrazione delle modifiche all'articolo 117 della Costituzione che il disegno di legge attua con le norme dell'articolo 39.
Si è cercato infatti da parte della Camera di approfittare della revisione costituzionale dell'intera parte II della Costituzione per effettuare alcune operazioni di "manutenzione costituzionale" dell'elenco delle materie di cui all'articolo 117 della Costituzione e per rimediare ad alcuni difetti di formulazione presenti nella riforma del 2001.
Proprio questo intervento specificativo suggerisce almeno altri due aggiornamenti.
Il primo riguarda la necessità di provvedere che la potestà legislativa su queste materie non si eserciti solo secondo i "vincoli" dell'ordinamento europeo, ma anche nell'ambito delle politiche europee, cioè come contributo dell'ordinamento interno italiano alle norme europee, in senso innovativo e propositivo.
Ciò è tanto più vero, se si considera che la gran parte delle materie oggetto di emendamento attraverso l'articolo 39 (comunicazioni, energia, professioni intellettuali, sport ed altre) rientra nell'elenco delle materie sulle quali sia l'ordinamento attuale europeo che quello delineato dalla Costituzione europea prevedono la compartecipazione dell'Unione sia come competenza primaria, sia come collaborazione. Mi riferisco ai capi III e V della Parte III "Le Politiche e il funzionamento dell'Unione". Norme positive che prendano atto dell'esistenza di questo ulteriore "attore" giuridico ed istituzionale mi sembrano indispensabili.
Il Senato federale zittito sull'Unione Europea. Il secondo aggiornamento è più politico. Così come, mentre si afferma a parole il federalismo e si sostiene il ruolo politico e giuridico delle regioni in Europa, i fatti - cioè il testo della revisione costituzionale - va nella direzione esattamente opposta.
Fra le novità introdotte dalla Camera c'è il nuovo articolo 80 della Costituzione, che hanno reso "a prevalenza Camera" le leggi di ratifica. Vuol dire che i successivi passi dell'Unione Europea sul piano istituzionale, ma anche quelli che farà nella armonizzazione di materie molto importanti non saranno oggetto di attenzione da parte del Senato federale. Dovrebbe essere esattamente l'opposto per quanto riguarda le decisioni sull'Unione Europea. Proprio all'interno dell'impianto del Senato Federale sarebbe da prevedere che la materia europea sia "a prevalenza Senato", visto che la normativa europea è attuata sia dallo Stato che dalle Regioni e quindi appare opportuno che sia il Senato Federale ad istruire questo tipo di materie.
Ma come non ha interesse a fare dell'Italia un protagonista in Europa, così la Destra non si preoccupa che le Regioni italiane sia poste sullo stesso livello di conoscenza e di decisione delle altre regioni dell'Unione.