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TINO BEDIN |
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![]() Lettera dal Senato. 73 /15 giugno 2003 In Gazzetta Ufficiale la modifica dell'articolo 51 per favorire la partecipazione politica La Costituzione è un po' più donna Ora tocca alle leggi ordinarie mettere in atto la parità ![]() di Tino Bedin Nella settimana che si conclude è cambiata la nostra Costituzione. Credo sia giusto non passare il fatto sotto silenzio. Anche se l'agenda politica ha ben altro all'ordine del giorno, se da qui in avanti ci sarà sufficiente coraggio, sarà una settimana che continuerà nella nostra Repubblica. La legge costituzionale 30 maggio 2003 n. 1 è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 134 del 12 giugno 2003 ed entrerà in vigore tra quindici giorni, cioè il 27 giugno prossimo. Essa dispone che la Repubblica debba promuovere con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini in politica. Più che una modifica costituzionale è dunque una norma che consente di dare migliore applicazione ai principi che hanno ispirato i costituenti del 1948. Era già un buon articolo. La formulazione originaria dell'articolo 51 della Costituzione, soprattutto del primo comma, "Tutti i cittadini dell'uno o dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza", fu frutto di un'importante discussione nell'Assemblea costituente, nella quale prevalse una consapevolezza nuova e, per molti aspetti, forse anche sorprendente, del ruolo che le donne potevano svolgere nella costruzione della Repubblica e nello sviluppo della democrazia. Si spiegano così anche la realizzazione del suffragio universale e l'affermazione del principio della pari dignità del sociale senza distinzioni di sesso. Grazie anche ai contributi delle donne costituenti furono respinte proposte limitative dell'universalità del diritto, come quella che proprio all'articolo 51 prevedeva l'inciso "conformemente alle loro attitudini e facoltà". L'eliminazione di quell'inciso ha consentito alle donne l'accesso a professioni prima nemmeno immaginabili: dalla magistratura alla polizia, all'esercito. Ma il tempo e gli eventi hanno tuttavia dimostrato che quella formulazione, pur così avanzata all'epoca, non era sufficiente a produrre una reale eguaglianza nella sfera politica per eccellenza: la rappresentanza. Chi ne accetterà il costo? Con questa modifica sarà, ad esempio, possibile realizzare azioni positive che favoriscano la candidatura delle donne, così come un maggio accesso delle persone femminili con ruolo decisione nella pubblica amministrazione. Quali saranno i provvedimenti che la Repubblica adotterà per promuovere davvero le pari opportunità? Ci sarà la volontà politica di adottarli e di sostenerne il costo? Ogni diritto ha infatti un costo, ogni realizzazione di diritti comporta un peso per qualcuno. A differenza dei decenni scorsi, però tutto sta avvenendo in un silenzio strano. Le stesse donne sembrano essere disinteressate. Le donne credono ancora che sia importante una loro maggiore presenza nelle istituzioni? Tino Bedin Padova, 15 giugno 2003
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16 giugno 2003 tb-065 |
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