I ragazzi si preparano ad andare in vacanza, ma ho l'impressione che le scuole non faranno molte ferie. Dovranno adeguarsi alle riforme (?), immaginare quello che succederà, fare i conti con i tagli di persone e di soldi. Le scuole paritarie aggiungeranno a questi problemi anche il silenzio che sul loro ruolo nel sistema nazionale di formazione si registra nella legge Moratti. Strana davvero, questa legge dipinta come un manifesto della nuova scuola e che dimentica che dalla scorsa legislatura è nato un unico sistema integrato di formazione, che non è fatto solo dalle scuole dello Stato.
E non è solo la legge a dimenticarsene.
Aggiornare la parità scolastica. Si segnalano ritardi nella assegnazione delle competenze economiche alle scuole paritarie. Se ne è reso interprete il Consiglio nazionale della Scuola cattolica, che al termine della riunione del 14 maggio scorso ha emesso un comunicato con il quale, tra l'altro, "rende noto all'opinione pubblica che non è ulteriormente tollerabile la situazione di gravissima difficoltà commessa ai tagli nelle voci di spesa già impegnate in base alla legge e al ritardo nelle erogazioni dei fondi previsti per le scuole non statali facenti parte del sistema nazionale dell'istruzione".
Nello stesso comunicato il Consiglio nazionale dello Scuola cattolica "chiede con forza che, così come previsto dal comma 7 della legge 62/2000, a chiusura del triennio sperimentale di applicazione della legge medesima, si intraprendano tutte le azioni necessarie alla attuazione di una vera parità in Italia, così come avviene da decenni in quasi tutti i paesi dell'Unione Europea".
Si tratta di posizioni sostenute subito dopo dal cardinale Camillo Ruini che all'Assemblea della Cei ha detto, parlando di scuola: "La riforma rimarrebbe sostanzialmente incompiuta se non si andasse avanti sulla strada di una effettiva parità scolastica: al riguardo il recentissimo comunicato del Consiglio nazionale della Scuola cattolica ha giustamente chiesto al governo di porre in essere tempestivamente tutte le azioni necessarie e ha deplorato le difficoltà e i ritardi troppo spesso intervenuti nell'erogazione dei finanziamenti già previsti, specialmente per le scuole materne".
Edificio vecchio e i bambini ci "scappano". Una mamma, che è consigliere di una scuola materna in provincia di Padova, mi ha scritto a proposito del "suo" asilo. Eccone le parti più significative, senza i riferimenti specifici, perché comunque la sua è una "normale" esperienza condivisa in molte comunità.
"Noi scuola materna soffriamo di diversi problemi gestionali e li affrontiamo ogni anno con tutta l'attenzione e l'impegno possibile ma ci ritroviamo spesso a dover combattere con il mero denaro il quale comanda sopra ogni cosa le scelte possibili.
"Ma che cosa verifico (io come altri genitori)? Che la nostra scuola materna, istituzione da ben tre secoli, comincia ad essere non più così ben visto a causa non del personale e dall'affabilità delle Suore che con amore lo sostengono, ma bensì del fatto che non si riesca a portare a termine le opere di ristrutturazione necessarie.
"Triste ma molto triste è doversi ritrovare ad avere meno iscritti per il nuovo anno perché l'asilo non riesce a fare fronte ai necessari lavori di restauro (ne servono davvero tanti).
"Abbiamo comunque inoltrato domanda in regione per avere il contributo relativamente all'articolo n.52 legge finanziaria 2003 per enti pubblici, compilando opportunamente. Quello che adesso è difficile da sapere è quando e quanto ci erogheranno dei soldi da noi motivatamente richiesti. Di fatto è che noi almeno una parte dei lavori abbiamo bisogno di farli quest'estate".
Riconoscimento delle Chiese nella Costituzione europea. Avevo incontrato questa mamma al Convegno che Fidae e Agesc del Veneto hanno organizzato al teatro Verdi di Padova e nel quale mi hanno coinvolto in un confronto tra Italia ed Europa sulla scuola. Poiché si tratta di scuole cattoliche, il tema è interessante anche da punto di vista costituzionale; della Costituzione europea, intendo.
Sulla religione hanno avuto più coraggio nei fatti che nelle idee i nostri rappresentanti che stanno scrivendo la prima Costituzione europea. Nel Preambolo - che non contiene norme vincolanti ma solo dichiarazioni - si sono fermati davanti alla parola "Cristianesimo", citato senza nome come lo "slancio spirituale che ha attraversato l'Europa e continua ad essere presente nel suo patrimonio".
Davvero poco; anzi: davvero sbagliato storicamente, perché non solo l'Europa è un tutt'uno con il Cristianesimo, ma proprio l'Unione Europea è stata tenuta a battesimo e poi cresciuta da politici cristianamente ispirati al punto da portare il cristianesimo nel nome stesso dei loro partiti.
Si tratta ancora di una bozza, c'è tempo dunque per recuperare ispirazione e coraggio.
Quello stesso coraggio, come dicevo, che invece viene dimostrato con le norme. Infatti nella bozza finale della Costituzione appare un riconoscimento giuridico delle Chiese che all'inizio non c'era. Dice il nuovo articolo 51: "L'Unione rispetta e non pregiudica lo status previsto nelle legislazioni nazionali per le chiese e le associazioni e le comunità religiose degli Stati membri. L'Unione mantiene un dialogo aperto, trasparente e regolare con tali chiese e organizzazioni, riconoscendone l'identità e il loro contributo specifico".
Questo articolo è molto importante anche per le scuole di ispirazione cristiana, che attraverso la Chiesa avranno titolo e modo per un confronto diretto con l'Unione Europea.
Tutta la vita per imparare. Ci sono, e soprattutto ci potranno essere, temi specifici per questo dialogo strutturato.
All'inizio del mese di maggio, il Consiglio Educazione dell'Unione europea ha messo tra i cinque parametri in tema di formazione da raggiungere entro il 2010 un tasso di partecipazione alla formazione permanente del 12,5 per cento della popolazione in età lavorativa (tra i 25 e i 64 anni). Anche attraverso il raggiungimento di questo parametro l'Europa punta a diventare una "società della conoscenza", così come stabilito nella primavera del 2000 al Consiglio europeo di Lisbona.
L'apprendimento lungo tutto l'arco della vita costituisce un servizio potenzialmente molto ampio, vista la popolazione coinvolta, ed è un settore della scuola di ispirazione cattolica che ha in Italia esperienze e capacità certamente uguali se non superiori alla scuola dipendente da istituzioni pubbliche: mi riferisco alla scuola professionale.
La formazione professionale cattolica ha realizzato, particolarmente nella seconda metà del secolo scorso, una scuola adeguata alla società, avendo in mente non la distinzione dei percorsi formativi, non la separazione o l'esclusione, ma il contrario: l'integrazione della maggior parte dei giovani italiani nel percorso di cambiamento che la democrazia italiana consentiva.
Ora la partecipazione della scuola professionale paritaria è indispensabile anche per qualificare, umanizzandoli, i contenuti della formazione lungo tutto l'arco della vita: una di quelle nuove frontiere della cittadinanza attiva nella quali più che le istituzioni, più che le imprese, è necessario che operi la comunità.