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Lettera dal Senato. 51
18 maggio 2001

Un tema che non è nell'agenda della politica
Portare in Parlamento
i ragazzi che non votano

di
Tino Bedin

Cari sacerdoti, religiose e religiosi,
è con voi che ricomincio il mio dialogo parlamentare dopo le elezioni di domenica scorsa. Vi do la precedenza, anche rispetto alla politica, perché i temi veri che ho davanti, come parlamentare e come rappresentante dei nostri concittadini padovani, richiederanno un forte apporto della comunità cristiana. Non mi riferisco - e lo dico con la responsabilità di azione che si richiede ai laici cristiani - ai temi che i Vescovi hanno rilanciato in questi giorni. Sono nell'agenda della politica: li affronteremo e spero ci siano le condizioni per prendere decisioni equilibrate e davvero buone.
Altri temi però non sono nell'agenda della politica, mentre sono nella vita delle persone e delle famiglie. Per farli diventare "politicamente rilevanti" non basterà l'azione di un senatore (da questo punto di vista non ha molta importanza che sia anche un senatore di minoranza).
Bambini e ragazzi sono una minoranza. Il primo, fondamentale tema, è quello dei giovani: della loro cittadinanza in una società adulta, troppo adulta. Nelle settimane che hanno preceduto il voto, per giorni abbiamo sentito l'informazione istituzionale televisiva "insegnarci" come votare; quel messaggio conteneva un numero che - così ripetuto - è diventato rilevante: mi riferisco al numero dei cittadini italiani aventi diritto al voto. È una cifra molto vicina a quella della popolazione complessivo italiana.
La scarsità dei minori di 18 anni pone la politica (e la società) di fronte al rischio di curarsi poco di loro, di dare più risalto ad altre età e ad altre categorie sociali. Bambini e ragazzi sono una minoranza; addirittura una minoranza che non vota: senza l'apporto di chi come voi si dedica per vocazione e per missione all'educazione c'è il pericolo che la democrazia li trascuri.
Non siamo soli sul pianeta. Un altro tema è quello della solidarietà internazionale. Già in campagna elettorale ho sentito alcuni candidati - ora diventati colleghi parlamentari - frenare sull'allargamento dell'Unione Europea. Il tema è stato ripreso dopo il risultato dalla nuova maggioranza. So bene che un conto è la "propaganda" e un conto sarà l'azione di governo e non mi permetto di anticipare giudizi. Segnalo però che esiste nella nostra società il rischio della "chiusura" all'interno delle proprie sicurezze e del proprio benessere; la preoccupazione della condivisione. È un sentimento di fronte al quale la politica da sola non è sufficiente: anche qui occorre l'apporto di chi come voi - per vocazione personale o per scelta ecclesiale - ha i confini del mondo come limite. La dottrina sociale della Chiesa ha oggi una straordinaria attualità proprio nella dimensione internazionale: l'allargamento ad Est dell'Europa (in funzione della pace e della giustizia) è solo un capitolo e nemmeno il più rilevante del riequilibrio tra Nord e Sud del mondo, senza il quale non potremo vivere in pace.
Uno dei primi atti parlamentari che farò sarò la ripresentazione della legge sulla cooperazione italiana alla sviluppo: spero nei vostri suggerimenti e nella vostra collaborazione.
Con voi per avvicinare le istituzioni. Da parte mia confermo quello che ho "promesso" in campagna elettorale: sono e sarò accanto alle persone del mio collegio anche dopo voto.
Anche per questo vi scrivo. Concluse le elezioni, pur rispettando ed onorando la "delega" dei cittadini che mi hanno votato in quanto espressione di uno schieramento politico, credo sia mio dovere quello di essere senatore di un territorio e di una società nel suo insieme. Sotto questa vesta e con questa assicurazione mi metto a disposizione delle comunità cristiane, dei gruppi associativi, delle comunità religiose per incontri, dialoghi, spiegazioni e rendiconti. Dopo averlo fatto in una breve campagna elettorale, mi è rimasto il desiderio di continuare a farlo settimana dopo settimana per cinque anni: non per fare propaganda (o critica, nel mio caso), ma per far sentire più vicine le istituzioni e per farle capire dall'interno.
È un lavoro che negli ultimi cinque anni ho svolto prevalentemente nei gruppi politici delle singole realtà locali. Mi parrebbe importante farlo - nello stile che ho detto - anche nella società: e non essendoci votazioni… credo sia più agevole. Per questo vi assicuro fin da ora la mia disponibilità per incontri - anche di piccoli gruppi - sia su temi specifici che su questioni generali.
Il "supporto" alle vostre richieste. Vi confermo infine la mia attenzione alla vita delle comunità sia parrocchiali che religiose del mio collegio. La prima attività da rieletto è stata l'anticipazione della circolare sulla parità scolastica per le nostre scuole materne che non l'hanno ricevuta. Su questioni per le quali è utile una "presenza" a Roma sarò lieto di dare informazioni e suggerimenti.

Tino Bedin

18 maggio 2001


19 maggio 2001
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