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Lettera dal Senato. 49
5 marzo 2001
Una legge-simbolo dello spirito rinnovatore dell'Ulivo

Nella parità scolastica valorizzate
autonomia e ricchezze culturali

di Tino Bedin

La "rivoluzione a mosaico" della scuola italiana in questi cinque anni ha numerosi "punti di vista" che consentono di coglierla nel suo insieme. Uno di questi è la legge sulla parità scolastica. Ne ho parlato a Monselice ad un incontro che con il deputato Sergio Manzato abbiamo dedicato alla scuola che cambia e al modo con cui essa cambia. Ho incentrato il mio intervento su questo aspetto, non solo perché esso corrisponde ad uno dei progetti sui quali con più assiduità mi sono dedicato in questi cinque anni, ma soprattutto perché la parità scolastica contiene in sé scelte culturali e prospettive politiche che consentiranno alla coalizioni dell'Ulivo di continuare a rinnovare l'Italia.
La legge sulla parità scolastica ha impegnato questa legislatura in uno dei più difficile confronti. Si trattava di questione giudicata irresolubile per la presenza nell'Ulivo di laici e cattolici che, si scommetteva, sarebbero stati incapaci di cogliere le ragioni gli uni degli altri. Invece essa è quasi il segno della capacità che l'Ulivo ha avuto di dare concretezza alla sfida da cui è nato: consentire alla società italiana di arricchirsi del meglio di tradizioni culturali diverse per entrare nella modernità.
Un diritto che non dipende dal tipo di scuola. Il Parlamento ha approvato una legge storica, che afferma il diritto allo studio per tutti gli studenti, a prescindere dalla scuola frequentata; istituisce il Sistema scolastico nazionale, cui concorrono anche istituzioni scolastiche degli enti Locali, private, del privato sociale; definisce che per far parte del sistema occorre rispettare regole che garantiscano libertà e laicità; mette in campo, in particolare per la scuola materna, ingenti risorse.
Il punto d’avvio di questa nuova idea di servizio pubblico è stata la condivisione dell’idea di autonomia delle singole unità scolastiche. Accettare che a decidere il progetto educativo, sia pure dentro un quadro generale di carattere nazionale, fossero i docenti, i genitori, gli studenti e la comunità locale voleva dire abbandonare il concetto di un sistema scolastico basato su un modello statale e centralistico. Voleva dire ammettere che il pluralismo scolastico non si esauriva "nella" scuola statale ma richiedeva anche il pluralismo "delle" scuole.
Questo è stato il vero salto di qualità dell’Ulivo, qui è nata la legge di parità, cioè un nuovo sistema che riconosce pari dignità culturale a tutte le scuole che svolgono una funzione pubblica, indipendentemente dalla proprietà giuridica. Politicamente i passaggi decisivi della legge sono stati tre: la presentazione da parte del governo Prodi di un disegno di legge governativo, l’accelerazione impressa al dibattito parlamentare al tempo del governo D’Alema, l’accordo di maggioranza raggiunto al Senato.
Il riconoscimento della funzione pubblica. Il testo si compone di tre parti. La prima riguarda le affermazioni di principio, in particolare, dopo aver stabilito che le scuole paritarie costituiscono alla pari con le statali il sistema nazionale d’istruzione, viene riconosciuta "la funzione pubblica" che esse svolgono. La seconda parte definisce le regole che le scuole non statali devono rispettare per essere riconosciute "paritarie", in particolare esse devono accogliere chiunque ne faccia domanda, avere docenti abilitati all’insegnamento, rispettare gli ordinamenti e i programmi generali stabiliti dallo stato. La terza parte, quella sulla quale più si è battagliato, riguarda il sostegno economico alle scuole paritarie o alle famiglie che intendono mandare i propri figli a dette scuole. Molto si è discusso sugli strumenti di finanziamento, ben sapendo che essi non sono neutri. Alla fine, per le materne e le elementari è prevalso il criterio della convenzione, per le superiori quello delle borse di studio. Non è stato invece accolto il criterio proposto dai Popolari di introdurre il finanziamento della funzione docente, criterio che avrebbe riconosciuta la equipollenza di trattamento non solo dei ragazzi ma anche degli insegnanti. La legge ha tuttavia evitato il criterio del buono-scuola, nella forma sostenuta dal Polo, criterio che avrebbe aperto la scuola italiana non alla sana ed auspicabile emulazione ma alla competizione selvaggia del mercato senza regole.
La legge soddisfa pienamente sul piano dei principi e delle regole: non è ancora completa per quel che riguarda i finanziamenti. Pensiamo infatti che per la scuola dell’infanzia e per la scuola dell’obbligo (quindi non più solo per le elementari) la convenzione possa essere una buona soluzione da consolidare. Sul criterio delle borse di studio "di pari importo" invece occorrerà lavorare per migliorare la soluzione.
Anche l'applicazione va seguita attentamente. Naturalmente c’è un percorso necessario per un compiuto sistema pubblico di istruzione, con problemi da affrontare gradualmente.
L'applicazione della legge è comunque già cominciata e va costruita progressivamente. In queste ultime settimane sono stati approvati i Piani dell'offerta formativa e si è quindi attuata la legge per il primo anno.
La fase della presentazione delle domande è stata importante anche per le scuole stesse: la messa a punto della documentazione è un'occasione da utilizzare per una riflessione sulle finalità dell'azione educativa e sulle caratteristiche della proposta formativa che la scuola compie nei confronti delle famiglie e della comunità scolastica in senso ampio. Il progetto educativo che esprime l’intenzionalità educativa e formativa di ogni istituzione scolastica è essenziale per un vero confronto, per un'informazione precisa alle famiglie; dall’insieme delle offerte formative che le scuole esprimono deriva e deriverà un arricchimento del sistema scolastico nel suo complesso sia in termini di pluralismo sia sotto il profilo della qualità.
Ci sono, lo sappiamo, temi non facili, ma la tradizione e l'esperienza della scuola cattolica sarà in grado di superarli.
L’inserimento di alunni disabili è una peculiarità della scuola italiana che può essere pienamente assicurata con un insieme coordinato di misure di sostegno; quanto prevede la legge è un primo passo in questa direzione. La legge infatti aumenta il sostegno finanziario alle scuole che realizzano l'inserimento.
La pubblicità dei bilanci delle scuole paritarie è una misura di trasparenza e di chiarezza; si tratta di un impegno di responsabilità che le scuole che hanno fatto richiesta di riconoscimento stanno affrontando. L’adozione di un contratto nazionale di lavoro per il personale che opera nelle scuole è una misura ormai diffusa nella maggior parte delle istituzioni; la legge da questo punto di vista fissa quelle che oggi sono le condizioni correnti per prestazioni professionali quali quelle richieste agli insegnanti. In tema di personale, ricordo che il parlamento è intervenuto successivamente alla legge di parità scolastica per facilitare l'inserimento del personale già in attività negli organici utili per la parità stessa.
Cambierà anche la scuola statale. Progressivamente si tratterà poi di vedere quali siano le conseguenze del riconoscimento della parità sulle norme secondarie che erano, e sono, in vigore per le scuole non statali. In primo luogo si sta esaminando la disapplicazione delle disposizioni relative agli esami di stato e di idoneità: gradualmente è necessario rivedere le norme scritte per le scuole di stato in modo che siano coerenti con il pluralismo presente con la parità nel sistema nazionale di istruzione. Nella direttiva ministeriale n. 202 relativa all'aggiornamento e alla formazione in servizio si riconosce che le attività sono rivolte anche al personale delle scuole paritarie: occorre trovare, con le necessarie concertazioni, le modalità per dare attuazione a questa indicazione.
E’ ormai diffusa la consapevolezza di un profondo cambiamento in atto nel servizio scolastico nel passaggio da un sistema statale di istruzione ad un sistema pubblico di istruzione: sono le scuole, statali e paritarie, ad essere titolari dell’erogazione del servizio scolastico. Questo non significa abbandono di una responsabilità pubblica di carattere generale. La qualità e l'efficacia delle scuole è sottoposta a verifica: è un impegno che la legge sulla parità prevede e che non potrà che riguardare tutte le scuole del sistema pubblico.

Tino Bedin

5 marzo 2001


5 marzo 2001
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