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Lettera dal Senato. 46
10 gennaio 2001
Finanziaria 2001 / Le scelte per lo sviluppo
Meglio impresa,
più imprese
La riduzione dei carichi fiscali si accompagna a foirme di ulteriore flessibilità del lavoro; ma ci sono anche interventi per le nuove iniziative individuali

di Tino Bedin

L'impianto generale della Finanziaria 2001 dà evidenza all'equilibrio tra risanamento e sviluppo che ispira questa manovra. In quattro anni l'indebitamento netto della pubblica amministrazione sul prodotto interno lordo è passato dal 7,1 all'1,9 per cento. Questo giustifica gli apprezzamenti dell'OCSE, questo giustifica il senso di stabilità che è derivato dalla nostra adesione all'Euro e dall'adempimento delle condizioni previste dal trattato di Maastricht.
Il risanamento finanziario ha potuto convivere, nonostante difficoltà evidenti, con la crescita dell'economia reale. Nel periodo 1995-99 la crescita media annua del PIL è stata dell'1,8 per cento, rispetto all'1,1 per cento del periodo 1990-94. Il 2000 si chiude attorno ad una forcella tra il 2,6 ed il 2,8 per cento.
In una società più "aperta" e semplificata. Il risanamento realizzato sostiene una crescita del PIL quasi tripla di quella realizzata all'inizio del decennio. Il numero complessivo delle imprese (tra imprese nate e imprese cessate) ha un saldo positivo nel quadriennio di 250.000 unità. I lavoratori occupati sono cresciuti di 978.000 unità. La capitalizzazione di borsa in questi anni si è quadruplicata.
Le ultime due cifre danno concretezza alla "società aperta", che si è andata contemporaneamente costruendo: due terzi dei posti di lavoro creati nell'ultimo anno hanno forme contrattuali non esistenti all'inizio della legislatura; agli inizi del decennio, fondi comuni e azioni raccoglievano il 24,4 per cento del risparmio, oggi il 52,3 per cento del risparmio si indirizza verso questi due strumenti.
La società più "aperta" è stata costruita anche attraverso la liberalizzazione del mercato energetico e quella del mercato del lavoro, dalla delegificazione e semplificazione dei procedimenti amministrativi, gli automatismi negli incentivi, la liberalizzazione del commercio.
Contemporaneamente si è creato un rapporto diverso tra il fisco e il cittadino rispetto a quello che c'era nel 1996; dallo statuto dei contribuenti agli studi di settore, molte sono le novità: nuovi strumenti di contrasto all'evasione e all'elusione, una più equa distribuzione del carico tributario, una rilevante semplificazione degli adempimenti fiscali. Insomma, tre capisaldi sono stati raggiunti: la razionalizzazione, la semplificazione e la neutralità fiscale.
Uno dei quattro pilastri della Finanziaria. Nei passaggi successivi la Finanziaria è stata costruita su quattro pilastri: il maggior reddito disponibile per le famiglie, il sostegno alla domanda interna, una maggiore equità con una particolare attenzione alle fasce deboli della società, misure per lo sviluppo delle imprese e liberazione di ingenti risorse verso le nuove energie imprenditoriali.
In questa ottica il Senato ha avuto attenzione a conservare l'equilibrio dell'intera manovra, indirizzandola effettivamente in direzione dello sviluppo e, conseguentemente, verso una maggiore occupazione, aggiungendo un pacchetto di interventi per circa 3.000 miliardi di lire; si tratta di misure che sono a favore prevalentemente di piccole e medie imprese e che agevolano gli investimenti e riducono la tassazione sul reddito e il costo del lavoro.
In secondo luogo, sono state approvate misure a favore delle imprese cosiddette marginali con l'introduzione di un meccanismo forfetario che significa un risparmio fiscale e una forte semplificazione degli adempimenti, un ulteriore 0,2 per cento di riduzione del costo del lavoro, la proroga di uno sgravio contributivo del 50 per cento per i giovani imprenditori e un credito d'imposta per l'informatizzazione dell'impresa. In sostanza, si cerca di facilitare la nascita di nuove imprese, accompagnandole nella fase di avvio e semplificando loro la vita.
Sono interventi che completano un insieme consistente di decisioni a favore delle imprese, consolidando le azioni già sviluppato nelle finanziarie precedenti: riduzione dell'Irpeg, aggiustamento dell'Irap, rilevanti semplificazioni, un impegno particolare per il Mezzogiorno nell'ambito di quanto può essere concesso in sede di Unione europea.
Di interesse per le imprese sono anche interventi in settori nuovi, che condizioneranno il futuro del nostro Paese: ad esempio le molte risorse aggiuntive dedicate al finanziamento della ricerca in settori strategici, per l'alfabetizzazione informatica e per la tutela ambientale. Infine, vi è un insieme di norme di manutenzione e perfezionamento di un sistema di controllo, razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica, attorno ai due capisaldi del patto di stabilità interno e del federalismo fiscale.
La riduzione dei carichi fiscali sulle imprese. Vediamo ora per titoli alcune delle misure che la Finanziaria 2001 prevede, cominciando da quelle che riducono il peso fiscale sulle imprese.
Riduzione Irpeg del 2% in tre anni. La Finanziaria prevede la riduzione generalizzata dell'Irpeg di due punti in tre anni. Nel 2001 l'aliquota passa dal 37% al 36%, e al 35% nel 2003.
Calo delle tasse delle imprese col gettito della lotta al lavoro sommerso. Riduzione della tassazione delle imprese, a partire dal 2002, utilizzando il gettito derivante dalla lotta al lavoro nero. L'individuazione delle maggiori entrate dal sommerso verrà effettuata con un decreto del ministero delle finanze entro il 31 marzo 2001, sulla base dei contratti di emersione registrati al 30 novembre 2001. Su questa base verrà decisa la riduzione delle imposte a decorrere dal 2002.
Sgravio dell'0,8 % del costo del lavoro.
Riduzione dello 0.8% del costo del lavoro. Dal primo febbraio 2001 i datori di lavoro sono esonerati dal versamento dei contributi sociali per gli assegni familiari, che sono pari allo 0,8%. La norma attua il programma di riduzione del costo del lavoro previsto dal Patto di natale, siglato nel dicembre 1998 tra governo e parti sociali.
Sgravi sul costo del lavoro per artigiani, commercianti e agricoltori. Artigiani, commercianti e agricoltori versano una aliquota per assegni familiari inferiore allo 0,8% previsto per gli altri settori. Per questo c'è un ulteriore esonero dello 0,2% a valere sui contributi sociali versati dai datori di lavoro
Ridotto il tetto per rimborso crediti d'imposta. Abbassato da 5 miliardi a 1 miliardo il limite per il rimborso dei crediti d'imposta e dei contributi ai soggetti titolari di conto fiscale mediante compensazione. E' stato introdotto uno sconto per gli utilizzatori industriali di gas metano, i quali solo fino al 30 giugno del 2001 usufruiranno di una accisa ridotta del 40 per cento se i loro consumi sono superiori a 1.200.000 metri cubi per anno.
Credito d'imposta per nuove assunzioni.
Il credito d'imposta in favore dei datori di lavoro che incrementano l'organico e assumono nuovi dipendenti a tempo indeterminato dal primo ottobre 2000 al 31 dicembre 2003. L'incentivo è di 800 mila lire per ogni nuovo assunto su tutto il territorio nazionale e di 1.200.000 (800mila più 400.000mila ) per le zone più deboli del paese (arre di crisi, zone cuscinetto, obiettivo 1, Abruzzo e Molise). Tra i requisiti per accedere al credito c'è l'età dei nuovi assunti , il cui limite è fissato a 25 anni.
Lavoro nero: sgravi per aziende che emergono. Per cinque anni le aziende che emergono avranno uno sgravio contributivo che va dal 100 per cento del primo anno al 20 per cento del quinto e ultimo anno. Gli sgravi sono così cadenzati: 100 per cento il primo anno; 80 per cento il secondo anno; 60 per cento il terzo anno; quaranta per cento il quarto anno e venti per cento il quinto anno.
Lavoro nero: sanzioni ridotte e tutor per emersione. Per incentivare i contratti di riallineamento e invogliare le imprese ad emergere dal nero, la Finanziaria prevede la riduzione complessiva delle sanzioni per la violazione degli obblighi contributivi. Sono previste poi agevolazioni per la nascita di imprese ad elevato impatto tecnologico.
Per piccole imprese e Mezzogiorno 2.700 miliardi di agevolazioni nel triennio 2001-2003. Il Senato ha introdotto sgravi per imprese con particolare riguardo al mezzogiorno. I benefici ammontano complessivamente a 2.700 miliardi nel triennio 2001-2003 ed è prevista una fortissima semplificazione burocratica. Ecco in sintesi i principali punti del cosiddetto pacchetto imprese, per la parte che interessa il Veneto:
· Piccole imprese. Imprenditori e lavoratori autonomi con ricavi non superiori a 50 milioni, calcolati con gli studi di settore, versano un'imposta sostitutiva pari al 15% del reddito. Nel 2001 i contribuenti che si avvalgono di questo regime fiscale devono presentare domanda entro il 31 marzo e, se vogliono, possono farsi assistere negli adempimenti dall'ufficio delle entrate che svolge un ruolo di "tutor".
· Nuove attività. Le piccole imprese e i lavoratori autonomi che iniziano l'attività possono avvalersi per tre anni di un'imposta sostitutiva pari al 10% del reddito o dei ricavi. Il beneficio è applicabile a condizione che l'ammontare dei compensi di lavoro autonomo ed i ricavi delle imprese di servizi non siano superiori a 60 milioni , e a 120 milioni per le altre imprese. Anche in questo caso è prevista la possibilità di farsi assistere dal "tutor" fiscale.
· Sgravi contributi giovani. Riguarda i giovani disoccupati che avviano un'attività di lavoro commerciale o artigianale. E' prorogato di un anno, a tutto il 2001, il periodo entro cui, aprendo un negozio o una bottega, si può usufruire dall'abbattimento del 50% dei contributi. L'agevolazione vale tre anni.
Il lavoro è più flessibile amplia le opportunità di lavoratori e imprese. La Finanziaria contiene anche una serie di norme che rende più flessibile il lavoro, favorendo la mobilità e la scelta della pensione)
Mobilità dei lavoratori. I dipendenti che, per esigenze di lavoro, si trasferiscono dalla città di residenza beneficiano di detrazioni fiscali per le spese di affitto. La detrazione è pari a di 1.920.000 lire per i lavoratori con redditi fino a 30 milioni e di 960.000 lire per i lavoratori con redditi tra 30 e 60 milioni.
Pensioni: cumulo senza versamenti. Via libera alla totalizzazione dei contributi previdenziali. Il provvedimento dà la possibilità ai lavoratori autonomi e dipendenti di utilizzare i contributi versati in diverse gestioni previdenziali, senza oneri per il lavoratore. L'interessato però non deve avere raggiunto la pensione minima.
Alleggerimento del divieto di cumulo tra pensione e redditi da lavoro. La Finanziaria modifica le norme che regolano il cumulo tra pensione e redditi da lavoro. Dal 1° gennaio 2001 le pensioni di vecchiaia e le pensioni di anzianità liquidate con un anzianità contributiva pari ad almeno 40 anni saranno interamente cumulabili con i redditi da lavoro autonomo e dipendente . Per le altre pensioni di anzianità, con un anzianità contributiva inferiore ai 40 anni, le pensioni di invalidità e gli assegni di invalidità, la quota eccedente il minimo sarà cumulabile con i redditi da lavoro autonomo nella misura del 70 %. Ora la cumulabità è consentita per il 50%. In ogni caso le relative trattenute non possono superare il 30% dei redditi da lavoro autonomo.
Incentivi per lavoratori che scelgono il lavoro al posto della pensione. La Finanziaria prevede benefici per i lavoratori che, pur avendo maturato il requisito per la pensione di anzianità, rimangono a lavorare. In tal caso non pesano i contributi previdenziali e il contratto di lavoro viene trasformato da tempo indeterminato a tempo determinato.
Novità anche sui contributi per i lavoratori con 40 anni di anzianità di servizio. I lavoratori dipendenti anziani del settore privato possono decidere di prolungare l'attività con un contratto a tempo determinato rinnovabile e allo stesso tempo avere il congelamento della pensione. Il vantaggio è di percepire, per il periodo del contratto, uno stipendio più elevato perché non soggetto agli obblighi contributivi. Al momento del pensionamento il trattamento liquidato e' pari a quello risultante prima dei contratti a tempo determinato, sulla base dell'anzianità contributiva maturata a quella data. Al momento questi soggetti non percepiscono miglioramenti della loro pensione se continuano a lavorare e a versare quindi i contributi. La nuova norma, invece, consente di destinare, dopo i 40 anni di servizio, il 60% dei contributi all'incremento della pensione secondo il metodo di calcolo contributivo. Il restante 40% viene attribuito alle regioni di residenza per migliorare l'assistenza agli anziani non autosufficienti.

10 gennaio 2001


22 gennaio  2001
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