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Interrogazione al ministro degli Interni
Per gli orafi il governo
deve essere coerente con se stesso
La licenza non serve più:
le questure devono prenderne atto

Il Senatore Tino Bedin ha presentato una interrogazione al ministro degli Interni, per richiamare l’attenzione su un problema degli artigiani orafani e chiedendo ai vari organi della pubblica amministrazione di assumere comportamenti coerenti fra loro e rispettosi delle disposizioni legislative.

BEDIN - Al Ministro degli Interni.
Premesso che:
- l’art. 127 del Regio Decreto 18 giugno 1931, n° 773, recante il Testo Unico delle norme di Pubblica Sicurezza, identificava come soggetti all’obbligo di munirsi di licenza del Questore, per esercitare la propria attività: "I fabbricanti, i cesellatori, gli orafi, gli incastratori di pietre preziose...", con relativo pagamento della tassa di concessione governativa;
- il decreto legislativo 31 marzo 1998, n° 112, recante: "conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli Enti Locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n° 59 (cosiddetta "legge Bassanini"), ha stabilito all’articolo 16, comma 1, che : "all’art. 127, comma primo del Testo Unico delle leggi di Pubblica Sicurezza, approvato con Regio Decreto 18 giugno 1931, n° 773 e successive modifiche ed integrazioni, sono soppresse le parole: "i cesellatori, gli orafi, gli incastratori e gli esercenti di industrie o arti affini", con la conseguenza che dal 6 maggio 1998, le suddette categorie di "cesellatori, orafi, incastratori di pietre preziose ed esercenti industrie o arti affini" non sono più tenute all’obbligo della licenza;
Considerato che:
- le Questure non stanno tenendo conto della norma di soppressione della licenza e continuano ad imporre alle categorie sopraindicate ( orafi, cesellatori, incastratori), l’obbligo di munirsi di licenza, con i conseguenti costi;
- Le Questure stanno inoltre chiedendo alle imprese del settore orafo, titolari del marchio di identificazione, il versamento integrativo della tassa di concessione governativa dovuta per il rinnovo della licenza, nella misura corrispondente a quella dovuta dai "fabbricanti" (pari a L. 600.000), in attuazione di quanto previsto nella circolare del Ministero degli Interni del 20/12/97, prot. 559/C-27626-12020;
- Il Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato, con nota del 16 settembre 1998, prot. 721871, rispondendo ad un quesito posto dall’Associazione artigiani orafi, argentieri, orologiai ed affini relativamente alla configurazione giuridica degli orafi artigiani, ha precisato che: "rientrano nella categoria di "orafo" le imprese artigiane di oreficeria iscritte all’albo delle imprese artigiane di cui all’art. 5 della L. 443/85 che, oltre a svolgere riparazioni, rifacimenti e modifiche su oggetti preziosi, svolgono attività di produzione di oggetti in metallo prezioso ad esclusione di lavorazioni in serie del tutto automatizzate"; ha altresì chiarito espressamente che "il possesso del marchio di identificazione (prescritto dalla legge 46/68 recante "disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione di metalli preziosi") non produce automaticamente la qualifica di fabbricante in senso giuridico";
Osservato che:
- da quanto descritto deriva innanzitutto che l’orafo, come sopra definito, anche se in possesso del marchio di identificazione, non assume la figura giuridica di fabbricante, sempreché non esegua lavorazioni completamente automatizzate;
- dal 6 maggio u.s. la figura giuridica dell’orafo, per lo svolgimento dell’attività, anche di produzione, non richiede più il possesso della licenza, né del suo rinnovo (con il pagamento della tassa di concessione di lire 120.000).
Chiede di sapere:
se ritenga doveroso modificare la citata nota del 10/12/97, prot. 559/C, tenendo conto dei chiarimenti del Ministero dell’Industria, affinché le strutture che dipendono dal Suo dicastero procedano nell’applicazione della normativa alla luce dei chiarimenti forniti dal competente Ministero dell’Industria, Commercio e Artigianato e dei nuovi provvedimenti legislativi.


2 gennaio 1999
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Tino Bedin