SALUTE

Diario / DOMENICA 8 MARZO 2020

Dentro la zona rossa l'intera provincia
Noi padovani alla guerra contro il coronavirus
con un Santo… molto esperto

Inizia un'esperienza di coprifuoco mai vissuta dai contemporanei
   Questa mattina qui a Padova ci siamo alzati senza sapere bene che fare. Nella notte il governo ha approvato il decreto che introduce in provincia di Padova. il "divieto assoluto" di entrata e uscita fino al 3 aprile, limitando a "indifferibili esigenze lavorative o situazioni d'emergenza" la circolazione dei cittadini entro i confini provinciali con sanzioni penali (fino a tre mesi d'arresto) ai trasgressori. Noi qui non siamo preparati, intendo psicologicamente. Questa domenica doveva finire la "zona rossa" per il coronavirus a Vò. Invece ci troviamo tutti noi padovani inseriti in una grande area di protezione e di prevenzione, che comprende tutta la Lombardia e anche le province venete di Padova, Treviso e Venezia; più altre province: Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara,Verbano Cusio Ossola, Vercelli.
La limitazione della mobilità durerà fino al 3 aprile, con molte altre precauzioni: la chiusura di scuole, cinema, teatri, pub, discoteche, sale giochi e scommesse, palestre, piscine, stazioni sciistiche, musei; i centri commerciali aperti da lunedì e venerdì ma chiusi nel fine settimana; non andremo alla messa della domenica e a nessun'altra celebrazione religiosa; chi muore non avrà il funerale in chiesa e i matrimoni aspetteranno; le squadre di calcio giocheranno, ma lo spettacolo sarà solo in tv. Pane e giornale sono assicurati.
Oggi è la Giornata della donna: baci e abbracci erano già sconsigliati; oggi sparisce anche la mimosa: non è un genere di prima necessità e basterà il pensiero, visto che l'invito è a stare in casa.
È un invito per il nostro bene. Si tratta però del bene di ciascuno, quindi anche degli altri: perciò è un invito… con sanzioni. Insomma è un coprifuoco: dalla mia generazione (che ormai è fra le prime) alle ultime è una novità inedita; le "domeniche a piedi" diventano un piacevole ricordo. Questo 8 marzo e le settimane a seguire resteranno un ricordo angosciante.
Il presidente del Veneto Luca Zaia si affretta a dire che non è proprio il caso di isolare il cuore del Veneto, perché - secondo lui - noi veneti siamo bravi e l'abbiamo dimostrato a Vò. Non credo che il presidente abbia ragione, perché ieri sera i contagiati certificati in Veneto erano già 600 e si è visto a Vò che i contagiati asintomatici sono molti di più di quelli sintomatici; e anche perché il presidente della Lombardia stava chiedendo proprio la chiusura totale della regione.
E poi anche Papa Francesco si è adeguato e non lo abbiamo visto al balcone di San Pietro per l'Angelus domenicale, che pure ha recitato con il mondo: "Cari fratelli e sorelle, buongiorno! È un po' strana questa preghiera dell'Angelus di oggi, con il Papa "ingabbiato" nella biblioteca, ma io vi vedo, vi sono vicino. (…) Ma questo modo di oggi di pregare l'Angelus lo facciamo per compiere le disposizioni preventive, così da evitare piccoli affollamenti di gente, che possono favorire la trasmissione del virus".
Intanto stiamo a casa, dunque. Anche se le chiese sono aperte per una preghiera individuale, ci consigliano comunque di stare a casa. Noi padovani (e non solo) abbiamo una preghiera collettiva speciale, che nei secoli ci ha accompagnati anche nelle pestilenze e nelle epidemie ed abbiamo un compagno rassicurante nei giorni dell'angoscia.
La preghiera è il Si quaeris, il responsorio in onore di sant'Antonio di Padova, scritto nel 1233, due anni dopo la morte del Santo, da fra Giuliano da Spira. I padri antoniani lo cantano ogni martedì nella basilica del Santo a Padova. In questi giorni può essere salmodiato con speranza in famiglia. Meglio in latino:

Si quæris miracula
mors, error, calamitas,
dæmon, lepra fugiunt,
ægri surgunt sani.

Cedunt mare, vincula,
membra, resque perditas
petunt, et accipiunt
juvenes, et cani.

Pereunt pericula,
cessat et necessitas;
narrent hi, qui sentiunt,
dicant Paduani.

Cedunt mare, vincula,
membra, resque perditas
petunt, et accipiunt
juvenes, et cani.

Glória Patri et Filio et Spíritui Sancto.
Sicut erat in princípio,
et nunc et semper
et in sæcula sæcolorum.

Cedunt mare, vincula,
membra, resque perditas
petunt, et accipiunt
juvenes, et cani.


La traduzione in italiano (proposta dai frati del Santo, ai quali siamo debitori anche dell'immagine) può essere utile per interpretare qualche parola (non proprio latinamente perfetta):
Se cerchi i miracoli,
ecco messi in fuga la morte, l'errore, le calamità e il demonio;
ecco gli ammalati divenir sani.
Il mare si calma, le catene si spezzano;
i giovani e i vecchi chiedono e ritrovano la sanità e le cose perdute.
S'allontanano i pericoli, scompaiono le necessità:
lo attesti chi ha sperimentato la protezione del Santo di Padova.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli.
Amen.

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15 marzo 2020
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Tino Bedin