SALUTE

Diario / SABATO 8 FEBBRAIO 2020

Padova, Palazzo del Bò
La terapia dell'abbraccio a Padova e in Africa
La storia del Cuamm nel volontariato padovano
   L'aula magna del Bò, la più prestigiosa dell'Università di Padova, è la sede adatta: l'inizio del ricordo dei settant'anni di Medici con l'Africa Cuamm non è una celebrazione, ma una lezione. Fa scuola il Cuamm, fa scuola Padova, in questa lezione che ha per titolo "Africa-Italia. L'abbraccio che cura".
Il logo dell'appuntamento alle 10.30 di sabato 8 febbraio è una scultura esposta contemporaneamente al Monte di Pietà nella mostra "Incontro e abbraccio nella scultura del Novecento": arte, certo, ma soprattutto umanità, perché la mostra è promossa dalla Fondazione "Salus Pueri", onlus nata nel 1992 a Padova per far sì che la Pediatria si faccia un po' più "casa", temporanea ma familiare, per i più piccoli. Medici che spiegano attraverso l'arte, come commenta Giorgio Perilongo, direttore del dipartimento di Salute della donna e del bambino dell'Università: "Il tema della mostra è lo stesso che ispira la nostra pratica ogni giorno: la condivisione, l'empatia, l'abbraccio non solo morale ma anche fisico. Pensate che quando un bambino nasce, immediatamente viene poggiato sulla pancia della neomamma, pelle a pelle, in un primo abbraccio che porta benessere e tranquillità. Questa è prassi quotidiana per noi. Ma pensate anche al profondo significato che questa prassi, in quanto scienza, si affianchi all'arte, come in questa iniziativa, per sostenere temi umani fondamentali".
Ed è proprio Giorgio Perilongo ad aprire l'appuntamento del Cuamm al Bò sabato mattina a sottolineare che l'abbraccio ha sempre capacità terapeutiche, sia a Padova sia in Africa e che le mamme e i bambini vengono prima in Africa, come titola un progetto del Cuamm, e a Padova. Per il Cuamm è un abbraccio lungo settant'anni e anche più, ricorda nell'intervento conclusivo don Dante Carraro, il direttore di Medici con l'Africa. Inizia ancor prima del 2 dicembre 1950, anno di fondazione del "Collegio universitario aspiranti medici missionari" da parte del vescovo di Padova, il cappuccino mons. Girolamo Bortignon, e del medico Francesco Canova. E racconta di Francesco Canova, figlio di un operaio di Schio, che emigra negli Stati Uniti per mantenere la sua famiglia e far studiare il figlio, ma negli Stati Uniti muore e Francesco diventa un orfano, volonteroso e studioso. Una borsa di studio del "capitalismo compassionevole" dei Rossi di Schio, quelli della Lanerossi, gli consente di iniziare l'università a Padova. "E lui però la borsa di studio se la guadagna ogni anno fino alla laurea. Anche noi - dice Don Carraro - ragioniamo così: dobbiamo continuare a meritarci la fiducia delle persone, perché questo è il mondo del volontariato: braccia forti e mani callose".
Poi quel giovane medico andrà per 12 anni a fare la professione in Africa e quando torna pensa che non può essere una scelta individuale l'assistenza medica ai più poveri e fa maturare il progetto del Cuamm nella Chiesa padovana.
Tra l'introduzione e la conclusione, nell'aula magna del Bò si succedono rapide ma intense tante altre lezioni: contenuti duri, espressi con serena consapevolezza. Parlano i medici Massimo La Raja, Lisa Cusinato e Alessia Compostella, l'avvocato Michele Orlando, con la passione per le moto, il musicista Walter Ferrulli, il ferroviere Nicola Samà: tutti costruttori del progetto del Cuamm.
Arriva anche Emanuele Alecci, presidente del Centro servizi volontariato di Padova, che è il riferimento di Padova Capitale europea 2020 del Volontariato. Medici con l'Africa Cuamm organizza infatti questo appuntamento nell'ambito della tre-giorni di Padova Capitale inaugurata ieri dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Alecci si sofferma sul sottotitolo proposto per questo appuntamento "Un incontro tra fragilità e coraggio". Dice Emanuele Alecci: "La parola fragilità mi piace molto, vuol dire tante cose. Ne ho incontrate molte di fragilità che possono diventare forza. Per fare volontariato occorre competenza. Voi del Cuamm me lo insegnate. C'è una competenza in silenzi, in ascolti, in abbracci. Di fronte al dolore, alla malattia, la scienza è fondamentale, ma non basta, ci vuole, anche colui che è esperto di silenzi, di abbracci, di passioni. Questa è la funzione del volontariato: competenza e ascolto. Se le metti insieme, fai la rivoluzione".

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