Mutui immobiliari e strumentali per 255 milioni di euro Business edilizio, più ricca la città L'analisi di Arnaldo Panzarini, direttore generale di Cassa Padova:
"Fuga dai titoli e dal risparmio gestito e inseguimento del mattone"
Palazzo delle Cassa di Risparmio di corso Garibaldi, architetto Danilo Donghi, liberty purissimo: conchiglie, api d'oro, simbolo del risparmio, che ronzano attorno ad un alveare a capanna o incastonate nei fregi delle colonne. Colonne tuscaniche in fuga reggono un portico pensile da cui si vedono gli impiegati allo sportello e i clienti in fila nella sala a pianoterra, quasi una piccola piazza. L'ala nuova è di Giò Ponti. Straordinaria la vista su piazza Eremitani che regala uno spicchio degli Scrovegni. Nella Sala delle Maschere dove il direttore generale presenta il bilancio 2002 di Cariparo spa al posto dei quadri c'è una raccolta di maschere della Commedia dell'Arte, di Amleto Sartori, di grande bellezza. La banca è anche un osservatorio privilegiato dell'economia cittadina ed è in grado di inquadrarla, con i potenti mezzi propri e di Sanpaolo Imi, nella rosa dei venti della globalizzazione. Tra il 2000 e il 2001 c'è il boom della Borsa, un mucchio di gente comincia ad investire in azioni, quasi fosse un gioco, un "fai da te" con dentro il rischio da roulette russa. Poi la fiducia si vaporizza, i titoli cominciano a fare acrobazie sempre più spericolate e oggi assistiamo alla fuga dalle azioni e all'inseguimento del mattone. Ce lo spiega il direttore generale di Banca Padova, Rinaldo Panzarini. Mai viste tante gru in città e in provincia, tante benne e muletti, tanti cantieri aperti. E dire che prima che sbocci un fiore di cemento e laterizi occorre tenerlo in serra per due anni, tra passaggi burocratici e investimenti. Ma la banca spiega il fenomeno a suon di cifre. Mutui a privati, sia strumentali che immobiliari: nel 2001 ci sono state 3210 operazioni, nel 2002 ben 3365, 912 nel primo trimestre del 2003. L'importo per il 2002 è stato di 255 milioni di euro, soldi in gran parte spesi per la prima o per la seconda casa. in forte crescita anche l'operatività in leasing. La legge Tremonti con la defiscalizzazione è una bora che soffia in poppa. Si passa quindi da un investimento aggressivo e effervescente com'è quello azionario, alla scelta di un solido bene rifugio com'è quello immobiliare. Ciò avviene però in un contesto di sovraffollamento. Pensiamo alla concentrazione industriale alla Zip allo sviluppo dell'Interporto, il secondo in Europa dopo quello di Francoforte. C'è sempre meno terra. E questo spiega che la delocalizzazione al vantaggio di una manodopera a costi più bassi affianca quello logistico, per cui se produco scarpe a Bucarest e le esporto a Mosca, Bucarest resterà più conveniente di Montebelluna anche quando il costo del lavoro sarà pari. Poca terra, quindi, e salata. Con tutto questo, il "mal della pietra" ha avvolto la città. E' già cominciato un controesodo centripeto, dalla cintura al centro storico, si preciserà in qualche anno. Ritorneranno i ricchi della villa con piscina da San Domenico, si compreranno un carissimo appartamento in centro, dagli 8 ai 10 milioni di lire il metro quadro, solleticati dalla pedonalizzazione, disturbati dalla raccolta dei rifiuti porta a porta. Il fenomeno è positivo: la città si ripopola e diventa più ricca. Una città recettiva, farcita di case vuote, anche di pregio, le puoi vendere a peso d'oro una volta ristrutturate. E di appartamenti in un palazzo d'antan, se la Soprintendenza non ti impastoia, ne puoi fare uno sterminio perché la pezzatura da single è di 60 metri quadrati.
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