RASSEGNA STAMPA

Il Mattino di Padova
4 aprile 2003
di Roberto Morello

Montagnana. Per portare pazienti da un'ala all'altra spesso occorre l'ambulanza, le infiltrazioni non si contano
Ospedale nuovo già vecchio
Vistose crepe e piastrelle sollevate, oltre a limiti progettuali

Mentre c'è la fila (e che fila!) agli sportelli del vecchio ospedale, il Cup (Centro unico prenotazioni) del nuovo ospedale è desolatamente vuoto. E' questa l'immagine che rimanda attualmente la differenza tra i due ospedali: quello vecchio e quello nuovo. Il nuovo ospedale, nuovo nuovo poi non è. Prendiamo in considerazione, ad esempio, la pavimentazione del punto di primo intervento, interamente realizzata con un bel porfido fugato. Il disagio per i pazienti e gli operatori sanitari sarebbe sopportabile se le "fughe" non risultassero più basse del porfido. Cammin facendo ci imbattiamo nel tunnel che collega le due strutture ospedaliere. E' impossibile farvi transitare dei letti, tanto che devono provvedervi le autoambulanze, in servizio permanente, per un totale di sei ore, tutte le mattine (sabato escluso), più due rientri pomeridiani.
Sono i mezzi con la Croce Rossa a garantire lo spostamento dei pazienti dal nuovo ospedale verso il servizio di radiologia che è rimasto nella vecchia sede del nosocomio montagnanese.
Senza tener conto del fatto che, in caso di vere emergenze e con gli automezzi così impegnati, le autoambulanze devono arrivare da Este con tutte le varianti e incognite (leggi traffico) che ne conseguono.
E poi il tunnel è costruito in pendenza, ovvero scendere è relativamente facile, tutt'altro discorso è salire spingendo un letto o una barella. A completare il quadro c'è il fatto che più di qualche piastrella del pavimento comincia a cedere. E si solleva inevitabilmente.
All'esterno fioriscono crepe più o meno visibili, per non dire della pavimentazione in marmo del pian terreno.
Nel tempo e con il tempo si nota chiaramente l'effetto derivante dalle infiltrazioni d'acqua: abbondano qua e là macchie più scure del marmo, già scuro di suo. Senza contare che qualche "quadro" della medesima pavimentazione già traballa per conto proprio. In tale contesto non si notano, a meno di non battere con le nocche delle dita, le pareti realizzate in cartongesso.
Ovvero, lo si potrebbe notare per il fatto che non tutte sono a piombo. Con differenze anche di uno o due centimetri.
Infine c'è la questione dei "ponti" esterni. Domanda: sono finiti così, con le guaine di isolamento che sanno tanto di provvisorio e la superficie del cemento ormai erosa? In caso di risposta affermativa non rimane che prenderne atto. Dell'incompiutezza s'intende.
Se invece la risposta è negativa ci chiediamo quando l'Uls 17 ci metterà mano. Francamente sarebbe ora.

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10 aprile 2003
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