POPOLARI

Diario / MARTEDÌ 16 DICEMBRE 2014

Convegno storico all'Archivio Antico del Bo a Padova
Luigi Gui e la costruzione dell'Europa
dei democratici cristiani europei

Nel centenario della nascita del politico padovano
   Fra le iniziative organizzate nel centenario della nascita di Luigi Gui c'è un convegno internazionale ospitato martedì 16 dicembre nell'aula dell'Archivio Antico del Bo, la sede dell'Università di Padova. Il tema scelto per onorare Luigi Gui è di attualità, ma anche di ripensamento storico: "La visione dei padri fondatori e la sua attualità nell'Europa di oggi. Il contributo dei democratici cristiani europei alla costruzione dell'unione politica". Il convegno si sofferma in particolare sul ruolo dei democratici cristiani dei tre grandi paesi fondatori: Italia, Francia e Germania.
L'attualità riguarda l'Unione Europea. Spiegano i promotori: "Nell'attuale fase critica dell'europeismo - alimentata dalle controversie su come uscire dalla crisi economica e finanziaria - urge tornare a riflettere sulle ragioni del percorso di unificazione politica del continente".
Il ripensamento storico riguarda il ruolo della cultura politica cristianamente impegnata nella progettazione e nella realizzazione della "Comunità europea: è sempre difficile in questo periodo storico che la politica ritorni ed esplicitamente si riferisca alla dottrina sociale cristiana; lo è particolarmente in Italia. Non c'è da meravigliarsi se questa mattina al Bo gli esponenti della Democrazia Cristiana siano praticamente assenti. Possiamo contarci con le dita di una mano, anche allargando il numero agli eredi della Dc.
È un peccato, innanzi tutto per i contenuti del convegno. Sintetizzano gli organizzatori: "Cosa spinse i padri fondatori a mettere in moto un processo di integrazione con pochi precedenti nella storia mondiale? Quali argomenti politici riuscirono a convincere gli elettorati di paesi profondamente feriti dall'ennesima guerra fratricida a intraprendere un cammino di unificazione destinato a proseguire fino all'adozione di una moneta comune?".
È un peccato anche per la figura di Luigi Gui: "Il convegno ricorda il centenario della nascita di Luigi Gui, uomo politico padovano che svolse un ruolo di rilievo nei decenni della ricostruzione postbellica, come parlamentare e come responsabile di vari dicasteri (in particolare di quello della Pubblica Istruzione, dove portò a termine l'istituzione della scuola media unica e della scuola materna statale). In uno scritto clandestino del 1944, già proiettato verso le questioni aperte dell'imminente dopoguerra, Luigi Gui vedeva in un'Europa unita la speranza di un futuro di prosperità e di pace, in piena sintonia con il pensiero dei tre grandi leader democratici cristiani - Adenauer, De Gasperi e Schuman - che pochi anni dopo avrebbero dato un contributo determinante all'avvio della costruzione europea".
Sono andato a riprendere in mano quel testo, ristampato in occasione del 25 Aprile 1981 dall'Associazione Volontari della Libertà di Padova, allora presieduta da Marcello Olivi.
Nel 1944 Luigi Gui ha scritto a proposito di Europa.
"Rimane l'Europa propriamente detta, ossia quella centrale ed occidentale: qui gli stati sono molto numerosi e tra di essi nessuno sovrasta in modo decisivo. Nei secoli andati hanno fatto il tentativo di sottomettere ed unificare l'Europa prima la Spagna, poi la Francia e nelle ultime due guerre la Germania, ma nessuna è riuscita.
La causa sta nella grande vitalità dei singoli popoli europei, tutti attivi, evoluti, civili, di cui ciascuno ha sempre avuto una grande parola da dire al mondo. L'Europa ha civilizzato il mondo proprio perché nessun imperialismo è riuscito a schiacciare le energie delle varie nazionalità, soffocandone le forze geniali.
Ma oggi la situazione è divenuta insostenibile, poiché i grandi stati che circondano l'Europa di sommergerla. (…) Ogni giorno ce ne porta una nuova conferma.
Che cosa fare? Continueremo a beccarci tra noi come i capponi di Renzo finché non finiremo nella pentola russa o americana? Sarebbe veramente cretino. Attenderemo supinamente di essere ingoiati dall'orso russo o dal polipo americano? Oltre che cretino sarebbe anche vile. Che fare dunque? Non resta che difenderci e in un modo soprattutto: unendoci. È venuto il momento di creare una
Confederazione d'Europa, Inghilterra compresa.
È una soluzione nobile ed intelligente, degna di popoli civili. (…) La cosa incontrerà indubbiamente molte resistenze e soprattutto l'Inghilterra sarà perplessa a causa degli stati della sua Confederazione: ma la coscienza dei popoli europei dei convincersi che non esiste altra strada da scegliere e deve imporre di seguirla".

Aveva trent'anni Luigi Gui quando proponeva questo progetto. Nel 1981, così lo stesso autore, ormai incamminato verso la terza età, commentava il suo scritto.
"Mi ritrovo in particolare nella chiara propensione verso l'unità europea, che immaginavo allora concretarsi in una salda federazione, Inghilterra compresa. Non potevo prevedere la rapida scomparsa dei possessi coloniali, ma avevo ben viva la consapevolezza - pur non potendo calcolare allora che sarebbe successo dell'URSS e dell'Europa orientale e quindi la minaccia poi così incombente dell'imperialismo sovietico - che l'Europa avrebbe potuto continuare ad essere un soggetto politico mondiale soltanto superando il nazionalismo. Il cammino in questa direzione è stato poi anch'esso inferiore a quello necessario, come l'esperienza della Comunità Economia Europea dimostra. Oggi abbiamo uno stato italiano assai meno organizzato dal punto di vista istituzionale ed operativo di quanto ci occorrerebbe, ed una compagine europea molto meno unita di quanto sarebbe conveniente; cosicché, tra l'altro, posso ancora battermi con coerenza per i miei traguardi politici giovanili, oltreché, naturalmente, per quei valori cristiani, oggi così minacciati, che sa soli danno un senso e dignità alla vita anche associata".
Nella visione giovanile e in quella matura dell'Europa, Luigi Gui era sempre dentro i valori cristiani di cui questo incontro all'Archivio Antico offrono una bella panoramica: insomma, quello che non fanno i politici, lo fanno gli storici.
Bastino qui i titoli della lunga ed intensa mattinata, moderata da Antonio Varsori (direttore del Dipartimento di Scienze Politiche, Giuridiche e Studi Internazionali, Università di Padova), che l'ha introdotta con una relazione che potremmo titolare "L'europeismo concreto dei democristiani italiani", cui seguono Daniela Preda (Dipartimento di Scienze Politiche, Università di Genova): "La Comunità politica europea e Alcide De Gasperi"; Giampaolo Romanato (Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell'Antichità, Università di Padova): "L'idea internazionalista dal movimento cattolico ai giovani democristiani veneti"; Sylvain Schirmann ( Direttore dell'Institut d'Etudes Politiques, Università di Strasburgo): "L'Europa di Robert Schuman"; Thomas Jansen,(Segretario Generale tra il 198 e il 1994 e storico del Partito Popolare Europeo): "La Democrazia Cristiana tedesca e la costruzione europea: principi, valori e prospettive"; Daria Gabusi (Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Brescia): "Il Comprehensive School Project europeo e la politica scolastica di Luigi Gui"; Claudio Piron (già Assessore alle politiche scolastiche ed educative, Comune di Padova): "La formazione dei giovani alla cittadinanza europea"; Flavia Piccoli Nardelli (vice-presidente della Commissione Istruzione della Camera; Istituto Luigi Sturzo): "Un lascito ideale e politico valido anche per i nostri giorni".
Un "lascito" lo propone fin dall'inizio Francesco Gui, docente di Storia dell'Europa alla Sapienza di Roma. Come figlio non si limita a ringraziare i presenti e gli organizzatori, tra i quali un altro figlio di Luigi Gui, il professor Benedetto Gui, docente di Economia politica all'Università di Padova. Francesco Gui mette insieme il centenario della nascita del padre con il centenario dell'inizio della Grande Guerra europea e chiede di impegnarci tutti ad utilizzare questi anni di commemorazioni per rafforzare entro il 2018 la stabilità dell'Unione Europea.
Certo si pone un problema di sovranità, ma serve un po' dell'energia che Luigi Gui e i padri fondatore avevano, energia che ne faceva persone rassicuranti, punti fermi. Poiché l'Europa così com'è oggi non può stare, occorre andare avanti. "L'importanza di risalire alla radici ideali del processo di unificazione - avevano anticipato gli organizzatori - emerge con particolare evidenza in un momento storico come quello presente, in cui il processo di unificazione politica dell'Europa richiede coraggiosi passi in avanti, per evitare di interrompersi". La lezione di Gui, da trentenne e da esperto uomo di governo, ci dice che è possibile farli.

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7 gennaio 2015
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