IN POLITICA

L'incauto paragone tra sanità italiana e americana del candidato democratico Joe Biden
Il servizio sanitario universale
è meno costoso di una pandemia

Se si dà un prezzo alla vita umana, un missile nucleare vale più di un marinaio

di Tino Bedin

Ora la globalizzazione del Covid-19 è veramente completa. Dopo la Cina e l'Europa la pandemia ha preso di mira gli Usa. Nel pomeriggio di sabato 4 aprile le persone positive al coronavirus negli Stati Uniti erano 265.506: il più alto numero di contagiati al mondo e aumentano di almeno 20 mila al giorno. I morti erano 6.786 e anche per questo tragico conteggio la progressione è altissima. Oggi è la Domenica delle Palme e certamente la Settimana Santa sarà una settimana di passione anche per gli americani. Non potrà succedere sicuramente quello di cui il loro presidente ha annunciato: "La cura non può essere peggiore del problema. L'America deve riaprire. Vogliamo celebrare la Pasqua con le chiese piene di gente. Non possiamo tenere chiuso così a lungo, altrimenti avremo persone disperate e forse anche più morti".
Sono passati solo dieci giorni da questa dichiarazione di Donald Trump e gli americani sanno che faranno Pasqua nelle loro case, come noi italiani.
Venuti dopo cinesi, italiani, coreani, spagnoli e via soffrendo, gli americani sono arrivati impreparati all'esplosione della pandemia. Impreparati e preoccupati non solo per la salute: "Il coronavirus si affaccia in America e immediatamente si pone il problema: chi paga? Nella sanità più costosa del mondo, dove senza un'assicurazione non hai nessuna certezza di essere curato, puntuale si è presentata la domanda", ha scritto fin da domenica 1 marzo il giornalista Mario Calabresi, introducendo la storia raccontata dal "The New York Times": quella del conto salato arrivato ad un cittadino americano evacuato da Wuhan in Cina, portato in ospedale d'urgenza ad una base militare vicina a San Diego e qui obbligato alla quarantena. Il test chiarisce che né lui né la figlioletta di 3 anni sono contagiati. Sani ma con un conto di 3.918 dollari che arriva dall'ospedale per il trasporto in ambulanza e per una radiografia. Lavorando in Cina e non essendo coperto dall'assicurazione negli Usa, se li dovrà pagare.
"Per un giorno ringraziamo il servizio sanitario nazionale italiano, la migliore invenzione del nostro Paese, di cui dovremmo andare orgogliosi e ricordarci quando ci tocca pagare le tasse", conclude Mario Calabresi.
Noi ce l'abbiamo e gli americani no e la differenza non è solo nel costo: è la struttura stessa dell'assistenza sanitaria che è rischiosa in una condizione di pandemia.

La difficile riforma di Obama. Negli Usa ci sono solo tre programmi pubblici di sanità e riguardano i poveri, gli anziani e i veterani. Per la generalità delle persone la salute è affidata alle assicurazioni private: il che vuol dire che la copertura riguarda solo le patologie scritte sulla polizza: su quante polizze sarà garantita la protezione da una pandemia?
Certo gli americani sono nati e cresciuti in questo tipo di organizzazione sanitaria, tanto che in settimana il "The New York Times" (lo stesso giornale che ho citato prima) ha scritto che "l'America ha il migliore sistema sanitario del mondo". Contemporaneamente Andrew Cuomo, il governatore dello Stato di New York, faceva questo tragico annuncio: "Alla velocità con cui li stiamo usando gli apparecchi respiratori ci bastano solo per sei giorni. Una volta esauriti, se arriva un paziente che ha bisogno del respiratore, e non lo abbiamo, quella persona muore. Non penso che possiamo contare sul governo federale".
Probabilmente nemmeno la pandemia farà cambiare abitudini e convinzioni alla maggioranza degli americani. Non c'è riuscito neppure Barack Obama in otto anni di presidenza: anche se i diritti e le sicurezze di sono allargati con i cambiamenti introdotti dalla sua riforma, la sanità disponibile a tutti è rimasta un progetto. Infatti, l'Obamacare non ha trovato nel Congresso degli Stati Uniti neppure gli entusiasmi del Partito Democratico (e Donald Trump in quattro anni ha cercato di tagliare quello che Obama era riuscito a cambiare).
Così nelle Primarie per le elezioni di novembre alla Casa Bianca il Partito Democratico si trova ancora a discutere proprio sul servizio sanitario. A metà marzo, nell'ultimo confronto tra i due candidati rimasti in lizza, Joe Biden e Bernie Sanders, il tema è riemerso. Scontate politicamente, e giustificate tecnicamente, le critiche alla gestione dell'epidemia negli Stati Uniti: entrambi i candidati democratici condannano la risposta data dall'amministrazione Trump all'emergenza coronavirus. "Questa è una emergenza più grande di noi", dice Biden, accusando il presidente Usa di aver sottovalutato la situazione. Per Sanders, Trump sta "minando e indebolendo la posizione di medici e scienziati che cercano di aiutare il popolo americano". Più interessante, per il futuro degli Usa e direttamente per noi italiani quanto i due candidati hanno detto sui programmi. Il corrispondente di
Repubblica Federico Rampini riferisce: il socialista Bernie Sanders è tornato a proporre il modello europeo: sistema sanitario nazionale, unico e statale. Il favorito Joe Biden gli ha risposto: "È quello che esiste in Italia, ma non ha retto".
Per respingere la posizione di Bernie Sanders sul Medicare for all, l'assistenza sanitaria gratuita per tutti negli Stati Uniti, l'ex vicepresidente americano Joe Biden ha giudicato che il sistema sanitario universale in Italia non ha potuto evitare la diffusione della pandemia di coronavirus e che quindi non è un modello. Sanders non ha lasciato correre, ha sottolineato come sia necessario "lavorare con l'Italia e con il resto dei Paesi" ed ha ribadito che "l'assenza di un sistema sanitario universale e centralizzato rende più difficile rispondere a queste crisi". Una convinzione che in Italia è già diffusa, come ha subito precisato Andrea Orlando, il vicesegretario nazionale del Partito Democratico: "Biden sostiene che il sistema sanitario universale in Italia non ha impedito l'epidemia. Io credo che senza un sistema universale e pubblico l'Italia sarebbe molto più debole nel fronteggiare il virus. Grazie a tutti quelli che lo fanno funzionare ogni giorno".

Il pericolo è uguale per tutti. Due settimane dopo quel dibattito, gli Usa sono diventati il primatista mondiale per numero di contagiati da Covid-19. Noi italiani potremmo ribaltare polemicamente il ragionamento capzioso di Joe Biden: il vostro sistema sanitario sta producendo un disastro, mentre il nostro sta limitando i danni, quindi noi stiamo meglio.
Joe Biden resterà molto probabilmente della sua opinione; anche noi italiani restiamo della nostra; anzi ci stiamo sempre più rafforzando in questa evidenza proprio nel tragico periodo della pandemia.
Un sistema universale e pubblico è l'unica vera diga sanitaria per tutti: nella pandemia il pericolo è uguale per tutti, per chi solitamente è esente da ticket e per chi solitamente si paga la prestazione privata; e per tutti la risposta è solo nella sanità pubblica, perché la sanità commerciale non investe in respiratori, in terapie intensive, in tamponi di massa.
Quando potremo di nuovo ritrovarci, senza pericolo, noi italiani dovremmo tornare a parlare del ministro della Sanità Tina Anselmi e della origine del nostro Servizio sanitario nazionali. Ha compiuto quarant'anni nel 2019, ma l'anniversario non è stato celebrato con l'orgoglio necessario. Potremmo farlo adesso e sarà un modo per continuare a dir bene del personale della Sanità pubblica, giustamente ringraziato in queste settimane. Sarà un modo anche per verificare i danni prodotti dalle modifiche apportate al Sistema sanitario nel 1992, quando la legge 421 trasformò le Usl in Asl. Non fu un cambiamento di sigle, ma una modifica delle finalità: le Unità sanitarie locali (cioè i nuclei territoriali della difesa sanitaria) divennero Aziende sanitarie locali (cioè imprese erogatrici di servizi sanitari); e i direttori generali devono curare i bilanci della propria Asl non solo i pazienti, anzi il loro stipendio è commisurato alla salute del bilancio. Il diritto costituzionale alla salute è diventato un costo. Oggi misuriamo che l'assenza di salute genera costi molto più elevati.

Il capitano Crozier e i suoi marinai. Far ammettere questa evidenza da tutti non sarà facile, perché la mentalità aziendale (mercantile) è ampiamente diffusa: anche da noi, ma soprattutto nell'Occidente anglosassone.
L'editoriale dell'ultimo numero del settimanale americano Economist ha questo titolo "Un triste calcolo. Il Covid-19 impone scelte tra la vita, la morte e l'economia. Scelte che diventeranno sempre più dure". E per essere chiaro scrive: "Forse non troveremo presto vaccini e cure. Con l'estate, le economie avranno subito crolli a doppia cifra. Mesi di reclusione casalinga avranno minato coesione sociale e salute mentale. Anche se molte persone muoiono, il costo delle restrizioni potrebbe superare i benefici. E questo è un aspetto che ancora nessuno è pronto ad ammettere".
Allora si può dare un prezzo ad una persona, alla sua vita? "Non c'è prezzo per una vita umana", si ostina a dire ogni giorno Andrew Cuomo, sindaco di New York, la città con più alto numero di contagi al mondo. Anche l'articolo 32 della nostra Costituzione è stato scritto con la stessa consapevolezza.
Mi auguro per gli americani che anche Joe Biden se ne faccia una ragione e che magari anche per questo diventi il prossimo presidente degli Stati Uniti (e questo lo auguro non solo agli americani). Come Comandante in Capo potrà dare una medaglia al capitano Brett Crozier, comandante della portaerei nucleare "Theodore Roosvelt", che in mezzo all'oceano Pacifico è diventata un focolaio di coronavirus. Crozier ha scritto ai superiori: "Serve una decisione politica ma è la cosa giusta da fare. Non siamo in guerra, non c'è bisogno di fare morire i marinai. Se non agiamo subito, falliremo nel prenderci cura del nostro bene più prezioso: l'equipaggio". La vita di un marinaio ci è più utile di un missile nucleare, pensa il capitano Brett Crozier. E non c'è, del resto, nessuna prospettiva di lanciare missili. Negli Stati Uniti di Donald Trump il capitano Crozier è stata destituito.

5 aprile 2020


21 aprile 2020
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