PARTITO DEMOCRATICO

Diario / GIOVEDÌ 14 GENNAIO 2016

Analisi nella sede regionale del Partito Democratico
Incomprensibile lo scenario
del sistema sociosanitario veneto

Le contraddizioni del leghista Zaia nella nomina dei direttori generali delle Ulss
   Cosa fare adesso che le Ulss del Veneto non sono di fatto più 21 (come prevede la legge che c'è), ma non sono neppure 7, una per provincia (come prevedeva sei mesi fa il presidente Luca Zaia)? Come fare, visto che a cambiare i numeri è stato proprio il presidente leghista che a fine anno ha nominato 9 direttori generali di Ulss per cinque anni, ai quali ha anche affidato le altre 12 Ulss in veste di commissari per un anno?
Se ne discute giovedì 14 gennaio 2016, appuntamento alle ore 18, presso la sede regionale del Partito Democratico a Padova, piazza De Gasperi, in un incontro che ha come argomenti le nomine dei nove direttori generali delle Ulss, l'analisi sul futuro del Progetto di legge n. 23 e le proposte del Partito Democratico. Coordina il consigliere regionale Claudio Sinigaglia, che relazione assieme ai colleghi Bruno Pigozzo e Stefano Ferrari.
Partecipano persone direttamente interessate al "governo" della Sanità veneta, sia come amministratori pubblici sia come esponenti del volontariato sia come professionisti della Sanità: una cinquantina di "esperti" sul campo, che si ritrovano per capire e per condividere le opinioni che fin qui ciascuno si è fatte. Gli interventi - proprio per la sollecitazione dei tre consiglieri regionali presenti - contengono tutti qualche indicazione sull'attività che deve svolgere il Partito Democratico in queste settimane e nei prossimi mesi.
Aleggia spesso nelle considerazioni dei presenti la "promessa elettorale" delle sette Ulss provinciali fatta dal PD, come preoccupazione ad essere coerenti. Mi sembra una preoccupazione inconsistente: il programma del Partito Democratico è stato sonoramente bocciato dai veneti, magari non proprio su questo punto; in ogni caso non esiste più. Ne serve un altro, elaborato ascoltando meglio la società veneta.
Proprio sul numero delle Ulss del Veneto non c'è stata Conferenza dei sindaci nei mesi scorsi che abbia approvato l'ipotesi della riduzione delle Ulss su base provinciale; così come non c'è stato nessun Consiglio comunale e nessun altro organismo rappresentativo. Vale niente tutto questo? O non è piuttosto questo il punto di partenza della nuova proposta del Partito Democratico veneto?
Un buon punto di partenza, ma non l'obiettivo. Il consigliere Stefano Ferrari mette in guardia dal farsi distrarre dal numero delle Ulss e dal posto in cui verrà collocata la poltrona di direttore generale, perché dal punto di vista della possibilità dei cittadini di incidere sull'organizzazione sanitaria conta di più contrastare l'accentramento del governo sempre più a livello regionale, mentre il modello veneto ha funzionato nei decenni sul decentramento.
Questo ha conseguenze dirette anche sui servizi ai cittadini, ricorda il consigliere Bruno Pigozzo: l'integrazione socio-sanitaria tipica del Veneto rischia di essere inadeguata alle specifiche realtà se programmata identica in territori troppo differenziati perché troppo vasti. In effetti il più grave effetto della decisione del leghista Luca Zaia con la nomina di 9 direttori generali è la confusione che ha creato - e creerà nei prossimi mesi - proprio sulla programmazione sanitaria e sull'erogazione dei servizi.
Dice giustamente il consigliere Claudio Sinigaglia: queste scelte rendono incomprensibile quale sarà lo scenario futuro del sistema sociosanitario; Zaia vuole una riforma basata su una Ulss provinciale o su due Ulss per ogni provincia? Con queste nomine Zaia aggiunge ulteriore confusione al sistema sociosanitario e rischia a questo punto di compromettere il funzionamento dei servizi per i cittadini. Oltre a tutte le incertezze giuridiche che gravano su questa partita, il presidente dimostra di non avere le idee chiare. Oppure è l'ennesima dimostrazione che le pressioni politiche valgono più della riorganizzazione del sistema.
In effetti - ed emerge anche dal dibattito - la scelta del leghista Luca Zaia contiene contraddizioni così evidenti, che a motivarla devono essere ragioni non dichiarate.
Tra le Ulss commissariate c'è quella dell'Alta Padovana, che a settembre è risultata la migliore Ulss d'Italia sulla base di 100 parametri predisposti dal Ministero della Salute. È vero che il direttore generale Francesco Benazzi è stato confermato, ma è stato mandato all'Ulss di Treviso e a fare il commissario delle Ulss di Pieve di Soligo e di Montebelluna. Nel Camposampierese e nel Cittadellese si chiedono se il nuovo commissario Claudio Dario avrà modo di confermare gli standard (visto che deve seguire l'intera provincia di Padova) e se Francesco Benazzi magari penserà di replicare a Treviso i traguardi dell'Alta Padovana portando con sé i dirigenti con cui è più affiatato (può farlo, visto che offre loro incarichi quinquennali e non annuali come a Camposampiero-Cittadella).
A proposito di Claudio Dario, le decisioni di Zaia propongono un altro interrogativo e non sulle sue capacità che sono generalmente riconosciute. L'interrogativo lo riassume bene Claudio Sinigaglia: "Non si capisce perché Claudio Dario, DG dell'Azienda Ospedaliera venga portato all'Ulss di Padova, costringendolo a lasciare tutto il lavoro finora svolto per la realizzazione del nuovo polo ospedaliero. In questo modo si riparte da zero: evidentemente a Zaia piace il gioco dell'oca". Davvero singolare che l'Azienda ospedaliera di Padova, stazione appaltante dei lavori del nuovo ospedale, venga privata di chi ha seguito fin qui l'iter del progetto e che venga affidata ad un commissario annuale, mentre l'impegno per il nuovo polo ospedaliero non durerà certo 12 mesi.
Sono solo due delle situazioni "incomprensibili" create dalle scelte di fine anno del leghista Zaia.
Tornando alla situazione generale, ora per il Partito Democratico è chiaro che il percorso è tracciato e che dovrà portare avanti è un'organizzazione basata su due Ulss per ogni provincia. A Venezia e a Vicenza, infatti, indietro non si torna, quindi si va avanti per tutto il Veneto: è una delle indicazioni dell'incontro di Piazza De Gasperi.
Preliminare però è un'attività di trasferimento nelle proposte politiche dell'insieme di conoscenze sul sistema sanitario veneto in merito a flussi di pazienti, caratteristiche orografiche, esigenze sociali, attività di prevenzione, sviluppo dei servizi territoriali. Sono conoscenze già disponibili, che il leghista Zaia non ha utilizzato nelle nomine, ma che il Partito Democratico può mettere alla base di una sua proposta: una struttura di governo della sanità funzionale alle esigenze dei cittadini e non astrattamente geografica (le 7 Ulss provinciali) o tristemente partitica (le nove Ulss di Zaia).

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15 gennaio 2016
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Tino Bedin