PADOVA

Diario / DOMENICA 24 MAGGIO 2020

Alle 8 ci si ritrova di nuovo nella basilica del Carmine
La prima messa dopo il confinamento:
è la domenica come libertà

L'introduzione attraverso il messaggio del vescovo mons. Claudio Cipola
   È alle 8 la prima messa della domenica al Carmine di Padova. Di solito preferiamo altri orari, ma per questa domenica 24 maggio 2020 ci è parso bello partecipare alla "prima": dopo la lunga sospensione delle messe per la pandemia, questa è appunto una prima assoluta. Il parroco mons, Alberto Peloso ha saputo organizzare bene gli spazi della basilica: rispetto per i protocolli sanitari, ma anche profondo rispetto per le persone che tornano a fare comunità e lo vogliono fare con la gioia della fede e la serenità della sicurezza. Ha certamente avuto un intelligente aiuto dai parrocchiani che si sono messi a disposizione delimitare gli spazi ma anche per l'accoglienza.
È una novità necessaria, quella dell'accoglienza. Il protocollo prevede che si entri ordinatamente in chiesa, senza ressa, con la mascherina e con le mani "sanificate"; è però anche una novità serena e magari da pensare per il futuro, perché le persone ci accolgono alla porta sinistra della facciata del Carmine (quella destra è riservata all'uscita) lo fanno con serenità, senza imposizioni o pressioni: la gratuità del loro servizio è un'anteprima di comunità che prepara la celebrazione della messa.
Entriamo senza coda e senza fretta. Sull'altare il parroco mons. Peloso provvede a ritocchi e sanificazioni; è indaffarato come si è tutti nelle occasioni speciali. In queste settimane di confinamento ha utilizzato il sito internet della parrocchia per dialogare con i parrocchiani sulle Letture festive; ma oggi i parrocchiani sono qui, presenti. Anche il penitenziere, don Franco Puatto, che celebra questa prima messa della domenica si dice commosso: il tono della voce, prima ancora delle parole, racconta di quanto per un prete sia importante la comunità, l'essere insieme.
Noi fedeli sperimentiamo la comunità… distanziata e avremo tempo per adattarci. Intanto viviamo questa festa dell'Ascensione un po' come devono averla vissuta i discepoli: stando un po' a guardare, ma con la fiducia che ci si sta riprendendo e che torneremo alla condizione normale. Non siamo molti: la capienza "distanziata" è di circa un terzo rispetto a quella normale della basilica, ma i posti non sono tutti occupati. Lo spirito però non è quello della rinuncia ma della ripartenza. Le Lettura di questa messa dell'Ascensione offrono solide basi a questa fiducia.
L'annuncio è stato dato ieri dalle campane di tutta la diocesi che alle 16 hanno "cantato" la rinnovata possibilità per i cattolici di tornare a celebrare le messe festive nelle chiese alla presenza del popolo. Anche questo segnale è stato una novità nel "silenzio liturgico" che durava da mesi, ma può essere un segno per il domani, per la vita quando sarà normale ma avrà ancora bisogno delle campane, non solo come promemoria ma anche come canto corale.
Anche in questa prima messa domenicale al Carmine si respira la coralità dei credenti, in particolare del popolo di Dio che è in Padova. È il vescovo mons. Claudio Cipolla ad alimentare questo spirito con un breve messaggio che ha fatto arrivare a tutti i suoi parroci, con la preghiera di leggerlo all'inizio della messa. Mons. Alberto Peloso lo fa introducendo la messa e si sente che non è solo un portavoce.
Ecco quello che scrive mons. Claudio Cipolla per questa "prima messa".
Siamo tornati a celebrare il Giorno del Signore e l'Eucaristia. La forma che ci è consentita dalle norme ministeriali non permette ancora di manifestare il vero volto della Chiesa: radunata nell'unità dallo Spirito Santo; aperta ad accogliere l'opera di Dio Padre; resa capace, in Gesù Cristo, di abbracciare ogni fratello e sorella. Tuttavia, pur non potendoci essere tutti, gustiamo questo giorno come "annuncio di libertà".
Libertà dalla malattia, libertà di muoverci, libertà di lavorare, libertà di incontrare altri, libertà di dare corpo alle relazioni e alla comunità, libertà di condividere i sacramenti, doni del Risorto. Lo hanno annunciato le campane suonate a festa nel pomeriggio di sabato.
Celebrare il Giorno del Signore porta noi cristiani a riconoscere che Lui, il Signore Gesù, risorto e asceso al cielo, è il vero liberatore. A Lui affidiamo noi stessi per vincere tutte le limitazioni della libertà dell'uomo, comprese quelle costrizioni sociali e culturali che assumiamo come stili di vita. A lui affidiamo anche i morti di questo tempo che non abbiamo potuto onorare come avremmo voluto: il Signore libera anche dalla morte!
La Domenica è la Pasqua settimanale, memoria di liberazione e di libertà per le quali il Signore Gesù ha dato e continua a dare tutto se stesso. Domenica è convocazione dei suoi discepoli perché restino liberi da ogni schiavitù e dipendenza: liberi per amare! Il Signore faccia di voi un popolo libero di amare e servire perché il Signore è con voi, sulla stessa vostra barca, e ne siete testimoni.
Portate la mia benedizione anche a chi non ha potuto essere presente.

La domenica come libertà, non come precetto: il vescovo Claudio descrive quello che sta succedendo questa mattina anche alla Basilica del Carmine. Lo si vive nelle preghiere. Lo si coglie nel gesto di servizio a cui nessuno si sottrae: pulire accuratamente con una salvietta igienizzante il proprio posto prima di lasciarlo (altra proposta concreta ed organizzata bene dal parroco mons. Peloso). Lo si vede alla fine della celebrazione: all'annuncio che "la messa è finita" non c'è nessuna… corsa; si va verso l'uscita dove altri volontari hanno organizzato il deposito dei materiali utilizzati per la pulizia; poi c'è una scatola di cartone per le offerte, tra i banchi infatti - secondo protocollo- non è passato nessuno per la colletta dell'offertorio ed ora una scatola di cartone fa più libera anche l'offerta.

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22 giugno 2020
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