OGGI

L'Argentina rimborsa solo un quarto del capitale con l'appoggio degli Usa
Ci sono i soldi per il Fondo monetario,
non per i risparmiatori

Cresce intanto il ruolo delle associazioni di consumatori

di Tino Bedin

Sono 400 mila i risparmiatori italiani che hanno sottoscritto bonds collocati dalla Repubblica Argentina in Italia, tra il 1995 ed il 2001. A guardare la situazione in questo momento, le speranze di rientrare in possesso del capitale investito, pari a 11 miliardi di euro, sembrano ormai definitivamente svanite. La proposta del governo argentino di rimborsare solo il 25 per cento del valore nominale del capitale investito non può certo considerarsi una restituzione.
Lo Stato Argentino non intende modificare tale percentuale di rimborso, come più volte ribadito dal sottosegretario alle Finanze dell'Argentina Guillermo Nielsen. In questa determinazione non è stato sufficientemente contrastato dal governo italiano.
La commissione parlamentare terrà conto dei risparmiatori? Lo Stato italiano, l'unico ad aver potere contrattuale di fronte al governo argentino, non è riuscito ad intervenire positivamente nelle trattative. Non si trattava necessariamente di prevedere un sostegno finanziario diretto, ma di far sentire la propria voce nel corso delle negoziazioni. Se il governo italiano avesse trovato modo di accordarsi con quello tedesco, statunitense e giapponese - i Paesi più coinvolti nel default - insieme avrebbe potuto più probabilmente spuntare condizioni migliori per i risparmiatori.
Visto questo comportamento, appare assai improbabile che l'attuale governo e l'attuale maggioranza parlamentare assumano una iniziativa diretta a sostegno e tutela dei risparmiatori italiani vittime della crisi argentina.
Il sostegno ai risparmiatori potrebbe però essere una delle conclusioni dell'indagine sulla tutela del risparmio, avviata dalle competenti commissioni di Camera e Senato proprio questa settimana. I deputati e i senatori componenti di queste commissioni non potranno infatti limitarsi a fotografare la situazione esistente o ad individuare le soluzioni per il futuro. Se le norme in vigore non hanno assicurato trasparenza sufficiente, il danno non può essere addossato esclusivamente sui malcapitati risparmiatori che hanno sottoscritto bonds argentini.
Il Fmi ha portato l'Argentina alla bancarotta.. Devo comunque dire che l'Italia non solo non ha trovato collaborazione da parte degli Stati Uniti, ma addirittura una posizione contraria.
L'ultima conferma della scelta dell'Amministrazione degli Stati Uniti si è avuta il 14 gennaio 2004. La New York Federal Reserve, il Tesoro USA e la New York ClearingHouse Association hanno presentato delle mozioni al giudice Thomas Griesa della Corte Federale di New York, che ha in mano tutto il carteggio sui bonds argentini congelati dopo il fallimento del 2001, esprimendosi a favore del blocco delle richieste di risarcimento da parte dei possessori dei bonds.
Le tre istituzioni americane sostengono la decisione del governo argentino di non pagare i bonds perché altrimenti non riuscirebbe ad onorare puntualmente le scadenze con il Fondo monetario internazionale (Fmi). Questo è stato ovviamente imposto dal Fmi e dalle grandi banche internazionali. Dal crac del 2001, minacciata dall'isolamento finanziario internazionale, l'Argentina ha pagato ben 12,3 miliardi di dollari di interessi e di rimborsi al Fondo monetario e assolutamente niente ai detentori di bonds. La Federal Reserve di New York ha detto che la decisione di ripagare i bonds avrebbe un "effetto sulla stabilità finanziaria" globale. Il giudice Griesa, sotto pressione, ha deciso di guadagnare tempo fino al 31 gennaio.
Vale la pena ricordare che il Fondo monetario internazionale è stato il massimo responsabile del fallimento argentino avendo imposto, anche attraverso l'ex ministro Cavallo, una forsennata politica monetarista che ha minato la struttura produttiva della nazione.
Rispettate le norme sull'intermediazione finanziaria?. Se i "poteri forti" si organizzano, anche i consumatori cercano di resistere. Sempre in gennaio è stato creato a Roma il Gcab, Global Committee Of Argentina Bond holders, la nuova organizzazione che forma un fronte unico dei risparmiatori nella trattativa con il Governo argentino. Al Gcab aderiscono la Tfa in Italia, l'Abra in Germania, l'Abc negli Usa, e le giapponesi Bank of Tokyo-Mitsubishi e Shinsei Bank. Non è escluso che all'organizzazione possano aggiungersi anche portatori di bonds argentini. Questo Comitato internazionale punta a trattare in maniera costruttiva con l'Argentina, ma anche con determinazione: "Sappiamo - dicono - che il paese ha sofferto, ma il governo argentino non può non sapere che ci sono 200 miliardi di dollari usciti dal paese e depositati presso banche estere".
E tuttavia appare ormai chiaro che l'unica via d'uscita che hanno i risparmiatori è riposta nelle azioni legali.
L'azione legale non può comunque riguardare solo la Repubblica Argentina. Specialmente ora che ai risparmiatori danneggiati dal fallimento argentino, si sono aggiunti quelli falcidiati dalla Cirio e dalla Parmalat, è utile accertare eventuali responsabilità, da far valere giudizialmente, in merito alle modalità con le quali il collocamento di bonds argentini è avvenuto; si tratta in particolare di accertare se c' stata violazione delle norme sul Testo Unico della Intermediazione finanziaria. Per questo L'Intesa consumatori continuerà la sua azione legale - sia civile che penale - per la tutela dei cittadini e chiede con grande determinazione che nella fase attuale venga abolito dalle banche ogni costo relativo alla custodia titoli per i risparmiatori in possesso dei bond argentini, Cirio e Parmalat.
Crac dopo crac le associazioni dei consumatori stanno affinando procedure e conoscenze. L'adesione alle loro iniziative appare la strada principale sia per tentare di recuperare quello che è stato truffato, sia per consolidare una trasparenza che consenta ai risparmiatori di agire con maggiore tranquillità.

14 gennaio 2004


23 gennaio 2004
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Tino Bedin