OGGI

Unione Europea e Finanziaria italiana 2003
Sopravvivere per un anno non è governare
A marzo Berlusconi e Tremonti dovranno dare spiegazioni sui conti

di Tino Bedin

A otto giorni dall'inizio della sua validità la legge Finanziaria per il 2003 è stata rimessa in discussione. Dalla Commissione europea è arrivato il motivato allarme che la cura dei conti italiani sia stata fatta più con cerotti che con medicine.
L'allarme è stato rilanciato il 9 gennaio dai principali giornali italiani, che hanno dato come notizia più importante la raccomandazione che la Commissione Europea ha preparato sul programma di stabilità e che verrà approvata dal consiglio dei ministri finanziari, l'Ecofin, il 21 gennaio. Eppure era una notizia vecchia.
Quello che dicono i titoli dei giornali del 9 gennaio e quello che dice il commissario europeo agli affari economici Pedro Solbes, è esattamente ciò che l'Ulivo ha ripetuto per ottanta giorni, cioè per tutto il tempo della discussione della legge finanziaria: il governo Berlusconi non sa che pesci pigliare, non sa che strada prendere, vive alla giornata; non vuole rinunciare alle proprie promesse e così rinuncia a governare la situazione, sperando che passi la bufera. La conferma viene ora non solo da Pedro Solbes, ma anche dallo stesso Giulio Tremonti: il suo commento alla raccomandazione europea è stato: il 2004 è lontano, quindi ce la faremo. L'unica ricetta è il tempo; per l'appunto, si aspetta che passi.

Spostare i debiti non è un progetto. Ma le difficoltà non passano da sole. Così come le cose buone non arrivano da sole. L'anno scorso - al di là dei singoli contenuti - l'osservazione generale che l'Ulivo aveva fatta alla Finanziaria per il 2002 era stata: non si può immaginare per l'Italia uno sviluppo doppio rispetto al resto del mondo; questa sovrastima della crescita determinerà un errore nelle entrate e quindi resteremo senza soldi. È quello che è successo.
Questa volta l'Ulivo avverte: al di là dei contenuti, al di là degli aspetti socialmente immorali dei condoni, una finanziaria fatta di una tantum e di anticipazioni di entrata non sostiene nessun progetto duraturo, attacca le basi finanziarie per il 2004 e per gli anni successivi, quindi è rischiosa per il paese. Dalla Commissione europea, l'Italia è ora criticata per le "incertezze" che caratterizzano il suo programma: "Disponiamo di dati, ma non sappiamo come si sia arrivati a questi dati", ha dichiarato il commissario europeo responsabile degli Affari economici, Pedro Solbes.

La raccomandazione europea riguarda molti governi. Certo le difficoltà non sono solo dell'Italia. La Commissione europea ha presentato raccomandazioni per ottenere un parere del Consiglio Ecofin sul programma di stabilità (2002-2006) della Germania, ma anche su quelli della Francia (2004-2006), dell'Italia (2002-2006), della Grecia (2002-2006) e della Finlandia (2002-2006), nonché sul programma di convergenza svedese (2002-2006).
Questi diffusi timori e allarmi sono un'occasione per approfondire e migliorare il Patto di stabilità europeo, non per indebolirlo. Non a caso, commentando le raccomandazioni sui programmi di stabilità e di convergenza, Pedro Solbes ha riaffermato la sua fiducia nel Patto di stabilità e di crescita, e specialmente nella sua flessibilità: "Il Patto offre margini di manovra sufficienti per affrontare situazioni economiche svariate", ha sostenuto, aggiungendo che "il problema dell'Europa, è il nostro tasso di crescita".
A questo proposito, il commissario ha ricordato le principali "incertezze" che gravano sull'economia, ossia, la fiducia dei consumatori (in diminuzione nel dicembre scorso), i prezzi petroliferi (in aumento) e l'eventualità di una guerra in Iraq, "il cui impatto è difficile da valutare".

L'Italia deve spiegazioni entro marzo. Ma vediamo dove nascono le preoccupazioni per l'Italia.
La Commissione ritiene che il programma di stabilità attualizzato dell'Italia sia conforme solo in parte agli impegni per il 2002. L'analisi effettuata dai suoi servizi suscita alcune riserve circa la qualità del risanamento e mette in evidenza le "incertezze", che gravano sulla realizzazione degli obiettivi di bilancio attualizzati. Nel 2003, osserva la Commissione, il risanamento sarà fondato su importanti misure temporanee che dovranno essere sostituite da misure più durature. Le incertezze vertono soprattutto sulle proiezioni macroeconomiche del programma, che puntano su una crescita molto sostenuta e sulle misure di risanamento del bilancio connesse (e che dovrebbero sostituire in parte le misure temporanee), importanti, ma non precisate, che sarebbero necessarie dal 2004 per raggiungere il livello di deficit auspicato.
La Commissione avverte che la mancanza di informazioni dettagliate sulle misure complementari previste per realizzare gli obiettivi di bilancio oltre il 2003 è contraria a quanto prevede il codice di comportamento attualizzato relativo ai contenuti e al formato dei programmi di stabilità e di convergenza. Raccomanda quindi al Consiglio di invitare l'Italia a fornire, entro il mese di marzo, informazioni complementari sulla propria strategia di bilancio e fiscale dopo il 2003 e afferma peraltro che le incertezze che gravano sul bilancio compromettono naturalmente anche gli obiettivi in materia di riduzione del debito pubblico, subordinati ad una ripresa vigorosa e al mantenimento di un'elevata eccedenza primaria. La Commissione ritiene che l'alto indebitamento dell'Italia richieda un ritmo minimo di riduzione del debito nettamente superiore a quello osservato negli anni scorsi. Il governo italiano è invitato quindi a fare in modo che questo debito diminuisca sufficientemente nel corso del periodo contemplato dal programma.

Pochi, maledetti e subito. Che l'Unione Europea lo aspetti all'esame di primavera, il due Berlusconi-Tremonti lo sa; lo sapeva anche molto prima della raccomandazione dell'8 gennaio, fin dal momento della predisposizione dei condoni: il ministro dell'economia ha previsto infatti per parte del condono fiscale la scadenza ravvicinatissima del 14 marzo. "Forse per avere qualche effetto sulla trimestrale di cassa. Della serie una tantum: cartolarizzazioni, cartolarizzazioni delle cartolarizzazioni e swap. Ma così non si va da nessuna parte": parole di Renato Brunetta, europarlamentare di Forza Italia, economista e spesso intervistato a nome del partito di Berlusconi.
È appunto il difetto generale della Finanziaria 2003 evidenziato dall'Ulivo, confermato dalla Commissione Europa. È il risultato delle sbagliate previsioni per il 2002. Per questo Berlusconi e Tremonti hanno bisogno assoluto di soldi ed hanno scelto, con i condoni, di prenderne pochi, maledetti e subito. "Maledetti" perché nei condoni c'è un premio a chi ha violato la legge; e nella sanatoria del governo chi l´ha violata di più paga meno degli altri. E così questi denari saranno molto pochi rispetto a quelli dovuti. Serviranno subito per la statistica finanziaria, ma non avranno effetti sull'economia vera delle nostre famiglie, delle nostre imprese, delle nostre istituzioni.

9 gennaio 2003

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13 gennaio 2003
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