ECONOMIA E LAVORO

Molti imprenditori si sono messi a fabbricare mascherine contro il Covid-19; possono fare di più e per sempre
Conversione stabile
alla produzione nazionale per la salute

Il Servizio sanitario pubblico ha dimostrato di sapersi adattare alle esigenze; saprà farlo anche l'imprenditoria privata?

di Tino Bedin

Produrre mascherine per la difesa sanitaria (secondo le varie tipologie previste dalle norme nazionali ed europee) sembra che non sia un gran problema tecnico: decine di aziende, secondo le informazioni (tra il consolatorio e il pubblicitario) che ci vengono trasmesse, si sono "riconvertite" in tutto o in parte a questa produzione. Ora è sperabile che questa "conversione" non sia estemporanea, ma che l'imprenditoria italiana progetti e produca in una logica di profitto aziendale ma anche nazionale. Con le mascherine non è avvenuto: non se ne facevano in Italia. Ora spero che si continuino a fare anche finita l'emergenza e che - magari - sia le Regioni (titolari della Sanità) sia lo Stato facciano il censimento dei beni indispensabili in Sanità e ne prevedevano una adeguata produzione nazionale.

L'Unione Europea è un buon partner. Impossibile fare concorrenza ai cinesi? Credo che non sia vero. Da quello che stiamo sentendo in queste settimane di lacrimevoli considerazioni di industriali rappresentativi, sono migliaia le aziende italiane che producono in Cina e hanno il marchio tricolore, perché conservano parte della produzione in Italia. Se si fa con i motori, le componenti meccaniche e i tessuti, non dovrebbe essere complicato organizzarlo anche per le produzioni sanitarie meno remunerative.
Se poi il tema è quello della "scala" di grandezza (un conto è la Cina, un conto è l'Italia), la programmazione di beni sanitari essenziali può assumere una dimensione europea. Anche in questo caso il compito adesso è degli imprenditori: dimostrino di volerlo fare e di essere capaci di organizzarsi.
L'Unione Europea in questo settore ha assunto durante la pandemia decisioni e procedure innovative che è utile mantenere. Ad esempio, la Commissione europea ha avviato un dialogo con i produttori per arrivare rapidamente ad un aumento della produzione di mascherine e dispositivi di protezione individuale e ha imposto la rimozione delle barriere alla loro circolazione: quest'ultimo è un risultato fortemente sottolineato dalla presidente Ursula von der Leyen ed è quindi ragionevole pensare che la facilitazione della circolazione dei presidi sanitari all'interno dell'Unione sarà un risultato permanente della pandemia di Covid-19. A conferma di questo indirizzo c'è anche la decisione, presa sempre dalla Commissione europea, di bloccare le esportazioni di dispositivi medici al di fuori dell'UE, con la finalità di poter disporre a pieno dei prodotti presenti in Europa. Precauzione più che giustificata, visto che l'Unione europea ha promosso quattro appalti di emergenza congiunti per tutta Europa per la produzione di mascherine, respiratori e kit diagnostici e sta istituendo una scorta strategica (nell'ambito dello strumento rescEU) di attrezzature mediche che la Commissione finanzierà inizialmente con 50 milioni di euro.

Sono bravi e guadagnano. Tornando all'Italia, il nostro settore bio-medicale è fra i settori industriali più avanzati del mondo; ha produzioni di alta qualità e di prezzi remunerativi sia per quello che vende in Italia che per quello che esporta. È un settore che fa buoni guadagni proprio con la Sanità, prevalentemente con quella pubblica, date le dimensioni di quest'ultima. Una compartecipazione anche di questo settore alla messa in sicurezza del sistema sanitario universale e pubblico, con investimenti anche in settori meno remunerativi mi sembra una richiesta che come cittadini possiamo fare.
Il Servizio sanitario nazionale sta dimostrando in queste settimane una grande capacità di adattamento e di trasformazione: è avvenuto al Nord, dove si è dovuto far fronte all'irruenza più violenta del Covid-19; è avvenuto al Sud, dove si è stati capaci di organizzare le protezioni prima che la pandemia divenisse incontrollabile. Quello che è stato fatto dal Sistema pubblico da adesso in poi si può richiedere con maggiore forza al settore privato: nella salute dei concittadini l'imprenditoria italiana è chiamata a dimostrare di essere altrettanto capace dello Stato nell'adattarsi e nel rispondere ai bisogni.

19 aprile 2020


24 aprile 2020
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