EUROPEI


Duro richiamo di Sergio Mattarella all'inconcludente Consiglio europeo
I governi hanno messo in quarantena l'Europa: sopravviverà?
Il presidente della Repubblica agli italiani: "Dobbiamo compiere ogni sforzo perché nessuno sia lasciato indietro"

di Tino Bedin

Si sono presi due settimane:14 giorni, giusto quelli della quarantena del Covit-19. I capi di Stato e di Governo dell'Unione Europea hanno detto che solo fra due settimane decideranno se e come affronteranno insieme la pandemia. Ma finita la quarantena, fra due settimane, non sarà su questo che dovranno scegliere: la scelta sarà se curare l'Europa o lasciarla morire. Non si tratterà di curare l'Italia o la Spagna o la Francia, ma di dare respiro ad un'Unione a corto di ispirazione e indebolita dalla lontananza delle opinioni pubbliche.
Il tempo è poco. Il tempo è sempre meno.
Venerdì sera, 27 marzo, eravamo appena "tornati" dall'appuntamento planetario con Papa Francesco a Piazza San Pietro vuota di persone e colma di angoscia per il coronavirus. Con il sottofondo di una pioggia torrenziale avevamo sentito le sue parole: "Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda".
Ed ecco altre parole raggiungerci: "Stiamo vivendo una pagina triste della nostra storia. Abbiamo visto immagini che sarà impossibile dimenticare. Alcuni territori - e in particolare la generazione più anziana - stanno pagando un prezzo altissimo. (…) I sacrifici di comportamento che le misure indicate dal Governo richiedono a tutti sono accettati con grande senso civico, dimostrato in amplissima misura dalla cittadinanza. (…) Il senso di responsabilità dei cittadini è la risorsa più importante su cui può contare uno stato democratico in momenti come quello che stiamo vivendo", ci ha detto il nostro presidente Sergio Mattarella.
Senza preavviso Mattarella è entrato nelle case degli italiani alle 19.15, con un messaggio molto stringato, ma che ha colto tutte le domande che ci stiamo facendo.

Prima che sia troppo tardi. Il Capo dello Stato ha voluto prima di tutto ringraziare "chi, per tutti noi, sta fronteggiando la malattia con instancabile abnegazione": stanno infatti aumentando vittime e contagiati fra gli italiani "al fronte" del coronavirus.
La scelta del giorno e dell'ora segnala anche un'altra urgenza: la quarantena in cui è finita l'Europa; quarantena dalla quale potrebbe passare alla malattia irreversibile. Con la durezza cortese del rappresentante più autorevole di uno dei popoli europei, Sergio Mattarella ha affrontato l'inconcludenza del Consiglio europeo di questa settimana, indicando con schiettezza il modo di superare il fallimento definitivo alla prossima occasione.
Nell'Unione Europea la Banca Centrale e la Commissione, nei giorni scorsi, hanno assunto importanti e positive decisioni finanziarie ed economiche, sostenute dal Parlamento Europeo.
Non lo ha ancora fatto il Consiglio dei capi dei governi nazionali. Ci si attende che questo avvenga concretamente nei prossimi giorni.
Sono indispensabili ulteriori iniziative comuni, superando vecchi schemi ormai fuori dalla realtà delle drammatiche condizioni in cui si trova il nostro Continente. Mi auguro che tutti comprendano appieno, prima che sia troppo tardi, la gravità della minaccia per l'Europa. La solidarietà non è soltanto richiesta dai valori dell'Unione ma è anche nel comune interesse.
Tre frasi secche; periodi concisi: ciascuno riassume contenuti ben noti agli interlocutori di Sergio Mattarella, cioè i più autorevoli rappresentanti di tutti gli altri popoli europei.
È la concisione schietta e dura che il Presidente ha usato due settimane fa per commentare l'improvvisa conferenza stampa di Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea: "L'Italia sta attraversando una condizione difficile e la sua esperienza di contrasto alla diffusione del coronavirus sarà probabilmente utile per tutti i Paesi dell'Unione Europea. Si attende quindi, a buon diritto, quanto meno nel comune interesse, iniziative di solidarietà e non mosse che possono ostacolarne l'azione".
Proprio quella Bce che ora Mattarella - nella prima delle tre frasi - segnala tra gli attori positivi della crisi, assieme alla Commissione europea e al Parlamento dell'Unione: sono gli organi più tipicamente comunitari delle Istituzioni europee ad essere all'altezza della situazione.
Inconcludente, litigioso fino all'inerzia è invece il Consiglio europeo, l'Istituzione che da luogo di compensazione e condivisione delle diversità nazionali è ormai da tropo tempo diventata lo strumento di nazionalismi che aizzano le opinioni pubbliche interne: qui il tedesco fa il tedesco, l'olandese fa l'olandese, l'italiano fa l'italiano e il polacco fa il polacco: nessuno fa l'europeo (che sarebbe la ragione unica per cui sta in quell'Istituzione). Il Consiglio non ha fatto niente, ha detto - lapidario - Mattarella. Con la sola aggiunta: "nei prossimi giorni" il Consiglio non può sfuggire ai suoi doveri. Ed è la seconda delle sue frasi.
Deve fare la sua parte subito, "prima che sia troppo tardi": non per salvare l'Italia - a nome di cui Mattarella parla - ma per salvare l'Europa, su cui incombe ormai il rischio della disgregazione.

La solidarietà è valore e interesse. Avevano appena visto Papa Francesco a piazza San Pietro pregare sotto la pioggia e nella preghiera ammonirci che "nessuno di salva da solo". Sergio Mattarella ora lo ripete a noi e agli altri europei: "La solidarietà non è soltanto richiesta dai valori dell'Unione ma è anche nel comune interesse". Se la barca dell'Unione europea affonda tutti piangeremo dei morti. Il Presidente mette il peso delle parole di un Capo di Stato alle già pesanti parole di Mario Draghi, che proprio prima dell'inconcludente Consiglio europeo ha detto che la preoccupazione non può essere il debito, ma deve essere la salvezza degli europei. Infatti, Mattarella dice che la salvezza si raggiunge "superando vecchi schemi ormai fuori dalla realtà delle drammatiche condizioni in cui si trova il nostro Continente". Fra poco più di due mesi, a luglio, la Germania assumerà la Presidenza di turno dell'Unione europea: in queste due settimane uno dei paesi fondatori deve scegliere se guiderà l'Europa verso il futuro o se ne officerà il funerale.
Come sanno bene i tedeschi per la loro storia interna e continentale, l'Europa non è solo economia: fin dalla sua nascita l'economia è stata solo lo strumento concreto di un progetto di integrazione di popoli, con l'obiettivo della solidarietà come strumento della pace continentale. Se nel buio della pandemia, con le paure individuali che si sommano a quelle collettive, l'Unione europea non si mostra capace di indicare il futuro, le opinioni pubbliche ne trarranno le conseguenze, come hanno già cominciato a fare da tempo. Così anche gli strumenti economici, a partire dall'euro, diventeranno via via più fragili e basterà poco perché si rompano definitivamente.

Ce la faremo, insieme. Questa consapevolezza riguarda anche gli italiani. "Gli sciacalli si augurano che l'Europa non faccia nulla, in modo da dimostrarne l'inutilità", ci ha avvertito in questi giorni Romano Prodi. Questi sciacalli, partiti nazionali (Lega) o potenze mondiali (Usa e Russia), non si curano di come sarebbe l'Italia se al disastro della pandemia si aggiungessero le macerie europee. Ed è anche per questo che Mattarella è intervenuto venerdì sera.
In una scansione certamente non casuale del suo messaggio, subito dopo il secco richiamo all'iniziativa europea, il Presidente ha parlato di noi italiani.
Conosco - e comprendo bene - la profonda preoccupazione che molte persone provano per l'incertezza sul futuro del proprio lavoro. Dobbiamo compiere ogni sforzo perché nessuno sia lasciato indietro. Ho auspicato - e continuo a farlo - che queste risposte possano essere il frutto di un impegno comune, fra tutti: soggetti politici, di maggioranza e di opposizione, soggetti sociali, governi dei territori
. Unità e coesione sociale sono indispensabili in questa condizione.
Nella ricostruzione il nostro popolo ha sempre saputo esprimere il meglio di sé. Le prospettive del futuro sono - ancora una volta - alla nostra portata.
È un invito alla speranza, basata non sui sentimenti ma sulla personale e comunitaria capacità. Sul finire della sua meditazione di Piazza San Pietro, Papa Francesco aveva da poco suggerito: ""Ecco la forza della fede, che libera dalla paura e dà speranza". Laicamente Sergio Mattarella ci rassicura: "Abbiamo altre volte superato periodi difficili e drammatici. Vi riusciremo certamente - insieme - anche questa volta".

29 marzo 2020


8 aprile 2020
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Tino Bedin