EUROPEI

Diario / GIOVEDÌ 9 MAGGIO 2019

Padova, chiesa di Santa Sofia
Con la bandiera europea su un unico altare
Insieme per l'Europa: veglia ecumenica di preghiera e di testimonianza
   Fuori, la campagna elettorale sta immiserendo il progetto dell'unità europea a pretesti per beghe nazionaliste. Dentro, dentro la chiesa di Santa Sofia a Padova, persone parole e gesti danno senso ad una speranza non ancora realizzata ma necessaria: insieme per l'Europa. Questa bellissima chiesa di Padova che nella dedicazione e nella struttura riporta all'unità dei credenti, è stata scelta per la "Veglia di preghiera e di testimonianza" in occasione della Festa dell'Europa, che cade il 9 maggio.
Spiegano all'inizio i promotori che questa serata "vede i cristiani, anche nella nostra città di Padova, riuniti per riflettere e pregare per l'Europa, nel 69° anniversario della Dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950, punto di partenza dell'unità europea e perciò Festa dell'Europa. Siamo idealmente uniti, questa sera, a centinaia di altre assemblee di preghiera e di incontro che si stanno svolgendo in varie nazioni e in numerose città del nostro continente. L'iniziativa è una proposta del Movimento Ecumenico Europeo Insieme per l'Europa".
Uno dei primi gesti è portare all'altare la bandiera dell'Europa. Non ci arriva da sola, è accompagnata dalle bandiere degli Stati membri, ad accrescere il significato della bandiera unitaria. "Sullo sfondo blu del cielo del Mondo occidentale - spiega il cerimoniale europeo - le dodici stelle d'oro rappresentano tutti i popoli d'Europa, compresi quelli che non possono ancora partecipare alla costruzione dell'Europa", mentre la disposizione in cerchio delle dodici stelle simboleggia gli ideali di unità, solidarietà e armonia tra i popoli d'Europa.
Ideali che qui nella chiesa di Santa Sofia sono vissuti anche dai cristiani, che hanno scelto un unico altare per la Festa dell'Europa. La realizzazione è curata dal Consiglio delle Chiese cristiane di Padova, i cui componenti accompagnano riflessioni, preghiera e gesti: Ioannis Antoniadis (Chiesa ortodossa greca), don Giovanni Brusegan (Chiesa cattolica), Greta Devos (Chiesa evangelica luterana), padre Gherghe Liviu Verzea (Chiesa ortodossa romena), Mary Waite (Chiesa evangelica metodista). Altri si aggiungono ad arricchire la comunione europea: Joanna, giovane palacca, padre Jhor e la sua comunità cattolica ucraina di rito bizantino di Padova, il pastore luterano Georg Reider della comunità di Venezia-Abano Terme e poi i padovani delle associazioni che hanno collaborato alla Veglia.
Alla fine tutti insieme si recita il "Padre nostro", ciascuno nella propria lingua, mentre dall'altare viene proclamato in inglese. Alla fine possiamo ripetere con Robert Schuman: "Bisogna togliere alla guerra la sua ragion d'essere, sopprimere anche la tentazione di intraprenderla. Bisogna che nessuno, nemmeno il meno scrupoloso dei governi, abbia interesse a farla. Mi spingo oltre: noi vogliamo togliere il mezzo di preparare una guerra, di rischiarla per conto proprio. Invece del nazionalismo di un tempo, di un'indipendenza opaca e sospettosa, noi leghiamo gli interessi, le decisioni e il destino di questa nuova comunità di Stati precedentemente rivali. Questa politica nuova è fondata sulla solidarietà e la progressiva fiducia".
Alla fine sappiamo che è possibile: dentro la chiesa di Santa Sofia a Padova, fuori nella campagna elettorale.

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