SICUREZZA E DIFESA

LUNEDÌ 28 LUGLIO 2014

Un secolo fa iniziava la Grande Guerra
Memoria del "lutto dell'Europa"
Passare alla storia come pacificatori e non come vincitori
   "Il Piave mormorava/, calmo e placido, al passaggio/ dei primi fanti il 24 maggio". Il maggio era quello del 1915. A noi italiani hanno insegnato che la "Storia" si mise in marcia il 24 maggio 1915. Non era proprio così: l'Italia entrava in guerra contro gli Imperi centrali, partecipando alla Prima Guerra Mondiale dieci mesi dopo l'inizio delle ostilità in Europa. La data della Storia è infatti il 28 luglio del 1914, cento anni fa oggi, quando scoppia la Grande Guerra.
Oggi l'appuntamento è con più di 10 milioni di morti e 20 milioni di feriti, mutilati, invalidi. E l'appuntamento è anche con i cosiddetti "danni collaterali", cioè i milioni di donne, uomini e bambini uccisi o dilaniati dai bombardamenti o dalla fame o dalle malattie conseguenza della guerra: la "contabilità" non l'hanno tenuta né allora né dopo. Bisognerebbe andare a leggere tutti monumenti che soprattutto le parrocchie hanno eretti proprio dopo la Grande Guerra, dove i nomi dei paesani morti ci sono tutti: combattenti e civili.
All'appuntamento di oggi con i morti ci ha richiamato ieri Papa Francesco dopo l'Angelus in Piazza San Pietro.
Cari fratelli e sorelle, domani ricorre il centesimo anniversario dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, che causò milioni di vittime e immense distruzioni. Tale conflitto, che Papa Benedetto XV definì una "inutile strage", sfociò, dopo quattro lunghi anni, in una pace risultata più fragile. Domani sarà una giornata di lutto nel ricordo di questo dramma. Mentre ricordiamo questo tragico evento, auspico che non si ripetano gli sbagli del passato, ma si tengano presenti le lezioni della storia, facendo sempre prevalere le ragioni della pace mediante un dialogo paziente e coraggioso.
In particolare, oggi il mio pensiero va a tre aree di crisi: quella mediorientale, quella irakena e quella ucraina. Vi chiedo di continuare a unirvi alla mia preghiera perché il Signore conceda alle popolazioni e alle Autorità di quelle zone la saggezza e la forza necessarie per portare avanti con determinazione il cammino della pace, affrontando ogni diatriba con la tenacia del dialogo e del negoziato e con la forza della riconciliazione. Al centro di ogni decisione non si pongano gli interessi particolari, ma il bene comune e il rispetto di ogni persona. Ricordiamo che tutto si perde con la guerra e nulla si perde con la pace.
Fratelli e sorelle, mai la guerra! Mai la guerra! Penso soprattutto ai bambini, ai quali si toglie la speranza di una vita degna, di un futuro: bambini morti, bambini feriti, bambini mutilati, bambini orfani, bambini che hanno come giocattoli residui bellici, bambini che non sanno sorridere. Fermatevi, per favore! Ve lo chiedo con tutto il cuore. È l'ora di fermarsi! Fermatevi, per favore!

Papa Francesco cita la "Lettera ai Capi dei popoli belligeranti" scritta l'1 agosto 1917 da Papa Benedetto XV. Di questa lettera è diventata proverbiale l'esecrazione della guerra; ma essa è soprattutto una lezione di politica e di buon governo, temi sui quali insiste fino alla conclusione.
Voi, che reggete in questa tragica ora le sorti dei popoli belligeranti, (…) riflettete alla vostra gravissima responsabilità dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini; dalle vostre risoluzioni dipendono la quiete e la gioia di innumerevoli famiglie, la vita di migliaia di giovani, la felicità stessa dei popoli, che Voi avete l'assoluto dovere di procurare. Vi inspiri il Signore decisioni conformi alla Sua santissima volontà, e faccia che Voi, meritandovi il plauso dell'età presente, vi assicuriate altresì presso le venture generazioni il nome di pacificatori.
Passare alla storia come "pacificatori" invece che come "vincitori": un'idea dei fini della politica su cui meditare oggi 28 luglio, memoria del "lutto dell'Europa".

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11 agosto 2014
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Tino Bedin