COMUNITÀ INTERNAZIONALE |
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Diario / DOMENICA 1 GENNAIO 2017 |
Padova, Centro storico ![]() |
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La violenza non è la cura per il mondo frantumato Ancora in Marcia a Capodanno per la cinquantesima Giornata mondiale della pace |
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![]() ![]() A convocarci è come sempre il Papa: Francesco oggi. Papa Francesco nel tradizionale messaggio per la Giornata propone un titolo ed un impegno "La non violenza: stile di una politica per la pace". Un impegno per il quale il Papa ci presenta anche dei "campioni", non solo tra i cristiani: "La nonviolenza praticata con decisione e coerenza ha prodotto risultati impressionanti. I successi ottenuti dal Mahatma Gandhi e Khan Abdul Ghaffar Khan nella liberazione dell'India, e da Martin Luther King Jr contro la discriminazione razziale non saranno mai dimenticati. Le donne, in particolare, sono spesso leader di nonviolenza, come, ad esempio, Leymah Gbowee e migliaia di donne liberiane, che hanno organizzato incontri di preghiera e protesta nonviolenta (pray-ins) ottenendo negoziati di alto livello per la conclusione della seconda guerra civile in Liberia". Non è né facile né immediato il risultato. All'Angelus di oggi a mezzogiorno Papa Francesco lo ha amaramente sottolineato: "Purtroppo, la violenza ha colpito anche in questa notte di auguri e di speranza. Addolorato, esprimo la mia vicinanza al popolo turco, prego per le numerose vittime e per i feriti e per tutta la Nazione in lutto, e chiedo al Signore di sostenere tutti gli uomini di buona volontà che si rimboccano coraggiosamente le maniche per affrontare la piaga del terrorismo e questa macchia di sangue che avvolge il mondo con un'ombra di paura e di smarrimento". La Marcia di Padova si organizza sul sagrato della Cattedrale, avendo negli occhi anche quest'ultima strage. Si fa carico delle sofferenze delle guerre portando cartelli con i nomi dei paesi nei quali sono le armi a parlare. Si fa carico delle speranze, affidando ai bambini palloncini colorati con cui animare il cielo che diventa presto scuro. Ma la marcia diventa più suggestiva nella penombra. La tappa davanti al municipio serve a ripetere che ci vuole l'impegno delle istituzioni democratiche per consolidare qui e diffondere altrove la pace. La tappa successiva è davanti al centro culturale San Gaetano in via Altinate: la diffusione di una cultura di pace è suggerita dalla lettura degli impegni di quest'anno. Infine nella chiesa di Santa Sofia, antichissimo cuore di una storia di fede, il vescovo mons. Claudio Cipolla fornisce pensieri per non scoraggiarci "quando accendiamo la televisione e sentiamo snocciolare un elenco di guerre". È la "terza guerra mondiale a pezzi" ci ha avvertito tempestivamente Papa Francesco. Ci ritorna su anche nel messaggio di quest'anno. Eccone un brano. Il secolo scorso è stato devastato da due guerre mondiali micidiali, ha conosciuto la minaccia della guerra nucleare e un gran numero di altri conflitti, mentre oggi purtroppo siamo alle prese con una terribile guerra mondiale a pezzi. Non è facile sapere se il mondo attualmente sia più o meno violento di quanto lo fosse ieri, né se i moderni mezzi di comunicazione e la mobilità che caratterizza la nostra epoca ci rendano più consapevoli della violenza o più assuefatti ad essa. In ogni caso, questa violenza che si esercita "a pezzi", in modi e a livelli diversi, provoca enormi sofferenze di cui siamo ben consapevoli: guerre in diversi Paesi e continenti; terrorismo, criminalità e attacchi armati imprevedibili; gli abusi subiti dai migranti e dalle vittime della tratta; la devastazione dell'ambiente. A che scopo? La violenza permette di raggiungere obiettivi di valore duraturo? Tutto quello che ottiene non è forse di scatenare rappresaglie e spirali di conflitti letali che recano benefici solo a pochi "signori della guerra"? La violenza non è la cura per il nostro mondo frantumato. Rispondere alla violenza con la violenza conduce, nella migliore delle ipotesi, a migrazioni forzate e a immani sofferenze, poiché grandi quantità di risorse sono destinate a scopi militari e sottratte alle esigenze quotidiane dei giovani, delle famiglie in difficoltà, degli anziani, dei malati, della grande maggioranza degli abitanti del mondo. Nel peggiore dei casi, può portare alla morte, fisica e spirituale, di molti, se non addirittura di tutti. Stasera è comunque Capodanno. Se siamo in marcia, se siamo in chiesa è perché crediamo ancora negli auguri. Ripesco quello di Papa Paolo VI nell'Angelus dell'1 gennaio 1967: "Il tempo è prezioso e breve e la vita è una prova seria e forte; bisogna dare al tempo l'impiego migliore e alla vita il suo senso e il suo scopo più alto. (…) Quest'anno (…) per il mondo avremo sempre presenti i due grandi ideali, per cui pregare e operare: la giustizia e la pace, che costituiscono i maggiori problemi del nostro tempo". Era mezzo secolo fa. Per il Capodanno successivo, quello del 1968, Papa Paolo VI ci avrebbe poi proposto la prima Giornata mondiale della pace. Con quella di oggi ne abbiamo così vissute cinquanta. |
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ci-109 1 febbraio 2017 |
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