COMUNITÀ INTERNAZIONALE

MERCOLEDÌ 27 AGOSTO 2014

Finalmente le bandiere non servono
I palestinesi e gli israeliani
si "rassegnano alla pace"

La guerra ha aggravato l'insicurezza reciproca
   Le strade di Gaza sono piene di gente. È gente che ha voglia di essere contenta oggi che è il primo giorno di tregua permanente dopo l'accordo raggiunto grazie alla mediazione dell'Egitto e con l'intervento diretto del presidente palestinese Abu Mazen. La promessa reciproca da parte di Hamas e di Israele è di smetterla con le armi e di provare a dare un futuro alla gente della Striscia di Gaza con la pace. Gli abitanti di Gaza sono in strada per che ci vogliono credere.
Anch'io voglio crederci: per questo oggi ammaio le bandiere della pace che stavano esposte dall'inizio della crisi a casa mia e che hanno segnalato 2.140 palestinesi morti sotto i bombardamenti israeliani, le 6 vittime civili e i 64 soldati pianti dagli israeliani.
Quando fra un mese i negoziatori si ritroveranno ancora al Cairo dovranno avere ben presente la popolazione di Gaza e la popolazione del sud di Israele: tutte persone per le quali il conflitto è sempre più insopportabile.
Non è ancora il tempo della pace; forse non sarà possibile neppure domani la pace. Potremmo almeno sperare nella quiete, cioè nella presa d'atto da entrambe le parti che occorre "rassegnarsi alla pace", visto che la guerra non ha risolto nulla in tanti decenni. Anzi ha aggravato l'insicurezza reciproca.
Quando a tutti gli altri, cioè quanto a noi, dobbiamo sapere che nella Striscia di Gaza ora ci sono migliaia di feriti, 200 mila persone senza un tetto, un disastro sanitario, la distruzione dei servizi essenziali a cominciare dall'acqua e dalla luce. È stato calcolato che serviranno dieci anni per riparare il disastro: nel frattempo dove andranno i palestinesi?

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21 settembre 2014
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Tino Bedin