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Pena di morte:
il Consiglio si confronta

Importante una riflessione oltre i problemi quotiani

di Maria Cocchiarella

Un Consiglio comunale a Cadoneghe: ordine del giorno più o meno fitto avente oggetto decisioni da prendere su temi attinenti all’Amministrazione del paese e di interesse squisitamente locale, alla cui predisposizione finale si arriva con un lavoro svolto nei giorni, settimane o anche mesi precedenti; ampio spazio ad interrogazioni ed istanze da parte di ogni consigliere che ne faccia richiesta. Tra tali istanze una sulla condanna della pena di morte. E’ importante l’occasione per riflettere al fuori della stretta questione amministrativa. Subito viene spontaneo pensare cosa possa avere a che fare un tale argomento con il Consiglio comunale di un centro di piccole dimensioni come Cadoneghe, e cosa possa alla fine contare una qualunque decisione presa in un così ristretto contesto. Passato il primo attimo di scetticismo e titubanza, prende il sopravvento il pensiero del valore della vita, della impossibilità di considerare lecita l’uccisione di un essere umano, anche se nascosta dal velo dell’apparente esercizio della Giustizia. La regola biblica occhio per occhio…vale da alibi per giustificare quello che alla fine è pur sempre omicidio, legalizzato formalmente, ma la sostanza è inconfutabilmente diversa e affatto nobile e giusta. I grandi cambiamenti dell’agire umano nascono spesso da un piccolo seme, dall’idea di un singolo o di pochi- non dimentichiamo i risultati ottenuti da Gandhi con il suo meraviglioso pensiero- perciò non imbarazziamoci se dobbiamo e vogliamo dire no alla pena di morte, no alla volontà di offrire il sigillo della Giustizia ad un’azione che di essa costituisce al contrario, la negazione.


SOMMARIO


5 marzo 2000
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